A Fienga pieni poteri, Pallotta più sereno
Mercoledì il CdA della Roma ha ratificato le cariche già note. Una struttura verticistica, che non farà sentire l’assenza del presidente americano
Ci si può anche perdere dietro alle sigle che condensano i compiti di ogni singolo dirigente della Roma (li abbiamo riportati fedelmente nella colonna qui a fianco), ma poi al di là delle varie convenzioni, tipiche delle società di estrazione statunitense, ci si spiega meglio in poche parole. E dunque, mercoledì il Consiglio di Amministrazione della Roma ha formalizzato l'assetto attraverso il quale già da diverse settimane la società giallorossa viene governata. In sintesi, sono stati conferiti ufficialmente pieni poteri a Guido Fienga, il manager con un profilo aziendale lungo così anche se senza una specifica pertinenza calcistica, che ora è anche entrato nel Consiglio di Amministrazione, unendo dunque le competenze dello Chief executive officer a quelle dell'amministratore delegato. In sostanza prima le deleghe operative le riceveva da Baldissoni, ora le ha per proprio diritto. Ma non cambia il discorso: le responsabilità le ha assunte già da quando, appunto, era stato varato il riassetto, ora ne ha anche ufficialmente il titolo. Era un po' quello di cui aveva bisogno Pallotta: un manager decisionista che al momento di far quadrare i conti e far funzionare l'azienda al massimo non guardi in faccia nessuno e che si rapporti direttamente a lui, come accade ora con cadenza più o meno settimanale.
E gli altri? Il consulente Franco Baldini, in procinto peraltro di partire per il solito buen ritiro di quattro mesi in Sudafrica, resta a libro paga come dispensatore di consigli, appunto. Si confronta quasi quotidianamente con Fienga, come specificato a digiuno di questioni calcistiche, e un po' meno con Petrachi che ha giustamente rivendicato sin dall'inizio della sua avventura romanista massima autonomia operativa e gli è stata ovviamente concessa. Baldini sarà sempre una figura importante in questo quadro, ma le decisioni, ormai da tempo, non sono le sue. E Petrachi, all'occorrenza, sa di poter far affidamento sui suoi servigi. Mauro Baldissoni invece resta nel board con la qualifica di vicepresidente, ma le sue competenze operative sono limitate alla rappresentanza per tutti gli aspetti che fanno riferimento al progetto dello stadio. Asset che per Pallotta resta centrale. Baldissoni è anche ad della società Stadio della Roma.
La struttura operativa alla dirette dipendenze di Fiegna è poi divisa in quattro macroaree: la supervisione a tutta l'attività sportiva è delegata a Manolo Zubiria, Chief global sporting officer, poi c'è la direzione sportiva per la prima squadra e la Primavera che è affidata a Gianluca Petrachi (che a sua volta ha in Morgan De Sanctis il principale collaboratore e responsabile del settore giovanile per le under 19, 18 e 17, mentre Bruno Conti è il responsabile delle attività delle fasce più basse); c'è tutta l'area ricavi (e dunque brand, marketing, sponsorship e ticketing) il cui responsabile è Francesco Calvo (ufficialmente Chief operating officer); c'è infine il reparto delle strategie di sviluppo, con particolare attenzione al comparto media, che fa capo all'apprezzatissimo Paul Rogers (Chief strategy officer). Dal punto di vista finanziario, le recenti disposizione in ordine al bond lanciato e all'aumento di capitale approvato dall'Assemblea dei Soci ha dotato il Ceo degli strumenti finanziari per poter far fronte a tutte le necessità derivate dalla contrazione dei ricavi causate dalla mancata qualificazione alla Champions League. Secondo i dati dell'ultima trimestrale, forniti proprio dopo il board di mercoledì, l'indebitamento è salito di 51,4 milioni, arrivando così a 272,1 milioni, ma fa parte delle oscillazioni periodiche comunque sotto controllo. Quel che è certo è che quest'anno non dovrà sfuggire (almeno) il quarto posto: in attesa dello stadio e dei miglioramenti del settore marketing, i diritti tv europei restano la principale fonte di ricavi del club. Purtroppo.
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