Roma-Napoli, dai canti per Rizzitelli allo striscione contro il rincaro dei biglietti
La gente romanista risponde presente e crede sempre più nella squadra. Capitan Dzeko placa i cori discriminatori, chiede ancora più sostegno e lo stadio s’infuoca
Una compattezza e un senso di unità che da parecchio non si percepiva intorno alla Roma. Le ultime due partite casalinghe, le ultime due vittorie, con il Milan e con il Napoli danno una nuova dimensione alla Roma di Fonseca. E l'Olimpico, con 34.502 spettatori paganti, è come sempre all'altezza. Con amore, forse più. Stavolta, se possibile, anche di più. Gli ultimi venti minuti e, più in generale, il secondo tempo, con un tempo da lupi, di Roma-Napoli sono caratterizzati da una bolgia totale. Per aiutare la squadra, in controllo ma anche in sofferenza dopo il gol di Milik. Per spingerla oltre, come già avvenuto con i rossoneri con il risultato in bilico.
Un coro d'origine argentina guida lo stadio, per dire "io ci sono". Insieme a tanti canti Anni 80 e 90. La Roma, insomma. Finalmente, di nuovo, la Roma. Inizia con il sole, il derby del Sud tra Roma e Napoli, o comunque senza pioggia, nonostante l'allerta meteo sul centro Italia. Perché la pioggia tarda almeno di 45' a presentarsi allo Stadio Olimpico. Prevendita più fiacca del previsto nonostante l'andamento di crescita della squadra nel recente passato e nonostante l'orario e il sabato (che comunque resta un giorno lavorativo per molti). Inizia con la squadra subito fortemente sostenuta durante il riscaldamento pre-partita da tutto lo stadio. E con i cori da parte della Curva Sud per Ruggiero Rizzitelli, che dopo Udinese-Roma aveva difeso ancora una volta, anche se in maniera piuttosto colorita sulle frequenze di Roma Tv la sua, la nostra, squadra dalle intemperie arbitrali. Con l'ex numero uno giallorosso austriaco Miki Konsel in visita nella Capitale che posa sotto la Sud prima del fischio d'inizio. Con un "piccolo" settore ospiti per non residenti nella provincia di Napoli. Con i fischi per il grande ex Kostas Manolas, quello della notte magica col Barça e quello della clausola da poco più di trenta milioni, continuamente beccato dal pubblico a ogni intervento, al pari di Mertens (difficile che la gente romanista dimentichi in particolar modo quell'esultanza canina tra i Distinti Sud e la Tevere di qualche anno fa). In Sud appare uno striscione che recita: "Prezzi popolari per settori popolari". Sulla stregua dell'iniziativa messa in evidenza anche prima e durante Roma-Milan (e nella stessa giornata anche da altri ultras italiani). Inizia e prosegue con gli applausi per Cetin, che sembra già "giocatore".
È clamorosa l'esplosione per il gol di Zaniolo con lo speaker dello stadio che urla il suo nome centomila volte e lo stadio risponde a ritmo. La Roma si diverte e viaggia quasi sul velluto. Poi è (stavolta sì) Var e arriva il piccolo blackout dopo il rigore fallito da Kolarov. Ma la Curva contonua a incoraggiare, anzi, aumentano i decibel. Neanche i brividi per il doppio palo al 40' sembrano intaccare il cuore caldo del tifo. Dzeko supereroe non ne può più e butta via la maschera protettiva. Poi si va al riposo, con l'abbraccio di Florenzi a Zaniolo dalla panchina mentre si rientra negli spogliatoi per l'intervallo. Inizia la ripresa al grido di "E forza Roma facci un gol" e il gol non tarda ad arrivare. È un altro rigore, che stavolta Veretout trasforma sotto la Sud. La Roma è padrona e tutto sembra filare liscio. Fino a un episodio che vede protagonista l'arbitro Rocchi che al 19' sospende la gara per un paio di minuti (dopo l'avvertimento dello speaker a causa di alcuni cori di discriminazione territoriale reiterati). Ci pensa Dzeko a calmare i tifosi che avevano lanciato quei cori, nessuno vuole far saltare il banco. E, anzi, chiede ancora più incitamento per la squadra. L'Olimpico s'infuoca. E non si raffredda più, neanche dopo il gol di Milik che accorcia le distanze, neanche sul finale, quando in pieno recupero la punizione dal limite di Milik mette un po' di paura prima di finire sulla barriera. Ma non c'è più tempo, neanche per un calcio d'angolo. Niente paura, Roma vince.
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