Razzismo, Juan Jesus: "Perdono il tifoso che mi ha insultato su Instagram"
Il centrale giallorosso: "Dobbiamo ancora lottare tanto. La critica va bene, ma l'insulto no. Noi sportivi dobbiamo fare qualcosa anche per chi non può difendersi"
Juan Jesus ha rilasciato una lunga intervista a Sky Sport parlando degli episodi di razzismo che lo hanno visto protagonista negli ultimi periodi. Ecco le sue dichiarazioni:
Cosa ti resta di questa storia?
"Questa storia mi fa pensare che dobbiamo ancora lottare tanto per cambiare il mondo. Io voglio crescere i miei figli in un posto migliore con possibilmente meno persone così in giro".
I tuoi figli cosa ti hanno detto?
"Per fortuna il piccolo non capisce tanto ma la piccola mi ha detto 'sono con te e la gente non capisce quanto sei perfetto, per me sei il migliore del mondo'. Sono state parole bellissime".
Qual è la differenza tra maleducazione e razzismo?
"Anche l'insulto è maleducazione, la critica va bene dentro e fuori dal campo, ma se poi giudichi qualcuno per pelle o religione, cose per cui ci sono anche le guerre, non può succedere nel 2019 e dobbiamo lavorare per migliorarlo".
Come ti trovi qui in Italia?
"L'Italia è la mia seconda casa, mio figlio è nato a Roma. Tra due anni per legge posso diventare anche italiano e quindi mi sento davvero a casa e tranquillo. Ho conosciuto moltissime persone per bene che mi hanno aiutato in questo percorso, però ogni tanto sia in Italia sia ad esempio in Brasile, episodi come quello che mi è capitato succedono".
Peggio in Italia o all'estero?
"In Brasile, a Bahia, c'è un allenatore che si chiama Roger. Ha dato una specie di lezione sul razzismo: ha fatto notare come ci sono solo due tecnici di colore. C'è anche un video molto bello che si può trovare su internet a riguardo. Ha spiegato che nel mondo c'è la tendenza a etichettare come ‘cattive' le persone di colore. Quindi dobbiamo lottare sempre per cambiare questa visione, perché l'unica razza che esiste è quella umana".
La situazione ti sembra stabile o vedi peggioramenti?
"Prima delle lotte di Lincoln e Mandela era di certo molto peggio, oppure al tempo di Martin Luther King. Non è come prima, ma ancora ci sono episodi brutti: penso a quello che è accaduto qui oppure quello che abbiamo visto in Bulgaria-Inghilterra. Io in prima persona voglio lottare per cambiare tutto questo".
Che soluzioni possono arrivare dallo sport contro il razzismo?
"Il calcio è una vetrina, tutto il mondo si ferma per guardare una partita. Se dobbiamo fare qualcosa in più dobbiamo farlo perché sono questioni che coinvolgono i nostri concittadini, le nostre famiglie e spesso le persone che non possono difendersi. Noi dobbiamo essere la loro voce".
Agire quindi anche con gesti forti?
"Certo, sicuramente. Se serve dobbiamo agire con gesti forti, perché i cambiamenti nella storia sono sempre stati fatti anche così".
Ti dovesse accadere durante una partita cosa saresti disposto a fare?
"Per fortuna quando sono sul campo sono concentrato sul campo. Credo che la Federazione abbia preso una posizione molto interessante, come la Roma tra l'altro. Ringrazio il presidente e Manolo Zubiria che sono stati molto intelligenti a dare un DASPO in quella situazione".
Hai qualcosa da dire al tifoso che ti ha insultato su Instagram?
"Io sono una persona molto tranquilla, lo perdono ma deve sempre capire cosa fa, non è un bambino e deve prendersi la responsabilità. Ora dobbiamo aspettare tempo delle giurisdizioni per risolvere tutto questo".
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