Stadio Tor di Valle: un'altra settimana trascorsa in silenzio
Le attese dei proponenti ancora una volta devono scontrarsi con gli umori della maggioranza capitolina di Virginia Raggi
Altra settimana di silenzio e di attese. Le speranze dei proponenti di vedersi finalmente recapitare la proposta di testo della Convenzione dai tecnici di Roma Capitale incaricati del dossier stadio, ancora una volta devono scontrarsi con gli umori della maggioranza capitolina di Virginia Raggi. L'amministrazione della città anche la scorsa settimana ha dovuto purtroppo affrontare l'ennesima crisi, con le dimissioni dell'amministratore unico di Roma Metropolitane, Marco Santucci, a pochi giorni dalla fuga dell'intero Consiglio di Amministrazione di AMA.
Dimissioni arrivate in aperta polemica con le politiche cittadine del Movimento 5 Stelle, che solo un anno fa aveva identificato il manager romano come salvatore della controllata in perenne crisi. Ed ovviamente tutto il resto è passato nuovamente in secondo piano, come se una città grande ed importante come Roma potesse permettersi il lusso di affrontare un'emergenza per volta. Eppure questo sembra accadere alla nostra città, bloccata nei pericolanti equilibri della maggioranza. Da parte della società, per ora, permane ferma la linea collaborativa con le istituzioni, e quindi ancora non vengono prese in considerazioni alternative reali e concrete al piano principale, quello che porta a Tor di Valle. La chiave di lettura però deve essere trovata tutta in una parola: ancora. Perché la Roma ed Eurnova sono più che consapevoli dei diritti che hanno sinora maturato rispetto alla vicenda stadio, e di come questi diritti possano e debbano essere esercitati.
Una causa milionaria che metta in ginocchia l'amministrazione capitolina resta sempre uno scenario possibile. E se questo non si è ancora realizzato lo si deve esclusivamente al senso di responsabilità della dirigenza giallorossa, che non ha alcuna intenzione di fare del male alla comunità di cui si sente parte, e parte importante. Con la causa si andrebbe poi spediti a Fiumicino, dove la disponibilità del Comune e del suo sindaco, Esterino Montino, è nota ormai da tempo. Non è però questa l'unica carta nelle mani del vicepresidente Mauro Baldissoni, nemmeno la prima da giocare. Perché se il Campidoglio dovesse perdere altro tempo e continuare con questo ostruzionismo, prima ancora della causa, si procederebbe con la richiesta al Tar di un Commissario ad Acta, che prenda in mano l'iter e porti in Assemblea la Convenzione e la Variante al Piano Regolatore Generale, l'altro documento da approvare. Qui si testerebbe il coraggio dei singoli consiglieri capitolini, che se votassero contro dovrebbero anche prendersi il rischio del danno erariale procurato. Insomma non un voto proprio semplice. Solo esaurita anche questa possibilità si valuterebbe la causa e lo spostamento verso Fiumicino. Scenari che, come detto, per ora non vengono presi in considerazione dalla Roma, ma di cui la sindaca e la sua giunta dovrebbero invece tenere conto.
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