AS Roma

Olsen, alla ricerca del riscatto in terra sarda

Il portiere svedese ha sostituito al Cagliari Cragno, operato a una spalla dopo l’amichevole con il Fenerbahçe. I rossoblù lo hanno preso in prestito secco

PUBBLICATO DA Francesco Oddi
05 Ottobre 2019 - 07:44

Il portiere titolare, il terzino sinistro e il trequartista, Robin Olsen, Luca Pellegrini e Radja Nainggolan: nessuna altra squadra di serie A ha tre ex romanisti così importanti nella formazione titolare come il Cagliari. Tre ex peraltro recenti, che hanno ancora molti amici nella rosa di Paulo Fonseca: Nainggolan se n'è andato da Roma poco più di un anno fa, passando all'Inter, che dodici mesi dopo averlo strapagato lo ha prestato al Cagliari, Luca Pellegrini il 31 gennaio, andando in Sardegna per quello che doveva essere solamente un prestito semestrale prima di tornare a giocarsi il posto con Kolarov, Olsen è andato via a fine agosto, e qui è stata la Roma che non ha trovato un acquirente, e si è dovuta accontentare di una cessione temporanea.

Robin Olsen

Per la Roma quello del portiere era un bel problema. Un rebus con molte soluzioni possibili, e una sola certezza, ovvero che il tempo del portiere svedese nella capitale era ormai finito: troppi e troppo evidenti gli errori della seconda parte di stagione, dopo un avvio più che incoraggiante. Con i due clamorosi errori (un gol valido e uno annullato) di Roma-Genoa 3-2 del 16 dicembre è entrato in un tunnel da cui sta uscendo solo in queste settimane, in Sardegna: Ranieri gli aveva dato fiducia per tre partite, dopo un disastroso Roma-Napoli si è arreso, promuovendo il suo secondo Mirante. Che è andato molto bene, e per qualcuno avrebbe anche meritato la conferma per questa stagione. Ma il portiere arrivato dal Bologna nell'affare Skorupski era il più vecchio della rosa: la società che ha mandato via il quasi coetaneo De Rossi sapeva che, ora o al massimo tra un anno, un investimento tra i pali avrebbe dovuto farlo, e così, invece di affidarsi a un 36enne, è andata prendere Pau Lopez dal Betis Siviglia, pagandolo 23,5 milioni (più la rinuncia alla percentuale sulla rivendita di Sanabria, che ha portato il totale a trenta). Contavano, a Trigoria, di incassarne una decina da Olsen, o poco meno: anche se reduce da tre mesi in panchina, rimaneva sempre il titolare della nazionale svedese, che al Mondiale di un anno fa aveva ben figurato. E in Premier, dove gli scandinavi hanno sempre un buon mercato, anche le piccole potevano permettersi il suo acquisto: c'era ottimismo, che però è andato via via scemando. Nessuna chiamata dall'Inghilterra, poco prima di Ferragosto è nata una trattativa con il Montpellier, che lo avrebbe preso in prestito per un milione, con riscatto a 7: la Roma ha chiesto qualcosa in più, ci sono stati malintesi con gli intermediari, e il club francese si è tirato indietro.

E per la Roma Olsen è diventato un problema: escluso dai convocati per le amichevoli lontano da Trigoria e per le prime due di campionato, ha beneficiato dell'infortunio di quel Cragno che a Trigoria avevano seguito a lungo, prima di puntare su Pau Lopez. Il portiere fiorentino, cresciuto nel Brescia e lanciato dal club sardo, ha preso un brutto colpo alla spalla, il 10 agosto, nell'amichevole con il Fenerbahçe: lo hanno visitato a Villa Stuart, chiedendo di rivederlo dopo 20 giorni, a fine mese si è deciso per l'operazione, e il Cagliari, che quest'estate ha speso parecchio, ha chiamato la Roma, per metterci una pezza low cost. Prestito secco, perché l'anno prossimo i sardi tra i pali riproporranno Cragno, e non vogliono avere due portieri di quel livello a libro paga, ma alla Roma va bene anche così: il monte ingaggi si alleggerisce, e soprattutto non si svaluta lo svedese. Fosse rimasto a Trigoria, sarebbe stato di fatto fuori rosa, e la Roma, nel giro di un anno, avrebbe rischiato di dover regalare un cartellino pagato 8,5 milioni (più bonus). Quando il Cagliari ha perso in casa con il Brescia Olsen era ancora un tesserato della Roma, e tra i pali dei sardi c'era il brasiliano Rafael: ha firmato il 30 agosto, debuttando il primo settembre, contro l'Inter, gara in cui la squadra di Maran ha sognato l'impresa, prima di arrendersi al rigore di Lukaku. Due gol presi quel giorno, 3 nelle 4 partite successive, in cui sono arrivate 3 vittorie e un pareggio, l'1-1 di domenica contro il Verona, quando a tradire il portiere svedese è stato Pisacane, scivolato quando aveva la palla tra i piedi, permettendo a Faraoni di calciare in rete indisturbato. Il processo di rivalutazione procede.

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