Roma-Sassuolo, la Sud tra il ricordo per Cafu e il coro in stile Boca Juniors
Circa 35mila gli spettatori all'Olimpico per la sfida contro i neroverdi. La Curva ha accompagnato la squadra con un canto che è andato avanti anche durante l'intervallo
C'è stato un coro che ha accompagnato la Roma durante la goleada del primo tempo contro il Sassuolo fino a rientrare negli spogliatoi e ben oltre. Che ha continuato a risuonare nell'Olimpico anche durante l'intervallo per quasi dieci minuti. È quello che la Curva Sud ha preso in prestito dal cuore caldo della Bombonera, lo stadio di Buenos Aires, più precisamente quello del Boca Juniors. Sì, laggiù dove gioca adesso l'ex Capitano e bandiera Daniele De Rossi.
Un nuovo coro inventato nel corso dell'estate dallo storico gruppo dei Fedayn, che è stato scritto e cantato sulle note di "Que pasò con el fantasma del descenso", un canto della celebre "12", la curva del Boca, appunto. Il coro argentino passa in rassegna i principali rivali degli Xeneizes, ma soprattutto ricorda ai tifosi del River Plate l'onta della retrocessione in Segunda Division. Solo d'amore per i propri colori parla invece quello della Sud romanista: Forza grande Roma / Lo sai che io ci sono / Lo sai che ci sarò in ogni momento / Con te io scendo in campo / I tuoi colori un vanto /La maglia che tu hai io la porto dentro... / E io sono cresciuto con te / E io sono cresciuto col tuo nome / Questa Roma è il nostro grande amore / Se la segui e canti vincerà...
C'è stato quel coro, che poi alla fine dell'incontro la curva ha cantato ancora, che è stato l'emblema della prima vittoria ufficiale della Roma di Paulo Fonseca. Nel giorno in cui, a inizio partita, il gruppo Roma ha celebrato i suoi primi cinque anni. C'è stato il tempo di far sentire ancora una volta a Cafu quanto è grande il cuore dei romani e dei quasi 35.000 spettatori presenti. «Coraggio pendolino, Roma ti è vicina! Ciao Danilo!», il ricordo della Sud, con uno striscione esposto nella parte alta della curva, del figlio del brasiliano, recentemente scomparso, che si è alzato poco dopo le parole dello speaker dello stadio e di un grande applauso di tutti i presenti sugli spalti. C'è stato il tempo di ricordare «la nostra fede più antica», nel Nome di Roma.
Lo striscione per ricordare la scomparsa del figlio di Cafu
E poi la partita, ben condotta dalla Roma fino a che la concentrazione è stata massima. Ma che boato c'è stato al gol di Henrikh Mkhitaryan? Il primo in giallorosso, proprio all'esordio. E, tolto qualche brivido quando Pau Lopez ha "cincischiato", un paio di volte tra primo e secondo tempo, col pallone tra i piedi, c'è stato tanto tempo per gli applausi. Quelli per Justin Kluivert, quando al 72' ha lasciato il campo per far entrare l'azzurrino Nicolò Zaniolo. Quelli reciproci tra il capitano Florenzi e lo stadio, al momento della sostituzione due minuti più tardi del numero 24, rilevato da Leonardo Spinazzola, reduce dall'infortunio muscolare che lo aveva tenuto fuori nelle prime due partite di stagione.
Qualche mugugno di troppo, pensando anche al risultato, c'è stato invece quando dopo lo scroscio di battimani per Lorenzo Pellegrini, che avrà fatto stropicciare gli occhi più volte durante la gara al commissario tecnico dell'Italia Roberto Mancini, presente in tribuna, che all'84' ha lasciato il campo sono partiti fischi e rimbrotti del pubblico per l'ingresso in campo di Javier Pastore, che comunque è entrato in campo per la terza volta su tre da quando è iniziata la stagione della nuova Roma di Fonseca. Che ha raccolto ieri i primi tre punti, ma che tanto ancora avrà bisogno dell'appoggio del suo "dodicesimo".
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