Consultazioni Roma, si muove Petrachi: il ds ha parlato con Fonseca
Paulo a rapporto. Un occhio al mercato, l’altro alla squadra. Domenica la Lazio: serve una sterzata nel gioco, soprattutto per la fase di non possesso
Va bene il mercato, ma intanto ci sono una squadra da far quadrare e un allenatore da sostenere e il direttore sportivo, per definizione, è la figura chiamata a garantire la migliore funzionalità del gruppo che del resto lui stesso ha formato. E Gianluca Petrachi questa responsabilità se la sente tutta addosso. Vive questa nuova esperienza con un entusiasmo e contemporaneamente un senso del dovere enormi e misura ogni passo con cautela senza però mai perdere di vista l'obiettivo primario. Che è quello da lui stesso rivelato nelle sue rare apparizioni pubbliche, la prima soprattutto. Citiamo alla rinfusa: «Oggi la Roma è all'anno zero, deve ripartire con dei valori e dei principi. Con la consapevolezza di portare giocatori che abbiano soprattutto qualità morali. Lo scorso anno lo spirito di squadra e d'appartenenza si è visto poche volte. Cercherò di portare disciplina e entusiasmo. C'è gente che corre 90 minuti e dà l'anima, poi si può anche perdere, ma il tifoso si deve identificare con la squadra. Non posso dire alzo un trofeo, sarebbe da stupido, a Roma bisogna ricostruire, mettere fondamenta e cercare di rendere questa squadra vincente. Le cose non si costruiscono dall'oggi al domani, prima la casa si fa dalle fondamenta, non dal tetto, sennò le cade in testa».
Derby e mercato
Le fondamenta, appunto. Oggi, ad esempio, più che la definizione delle ultime trattative di mercato (3 in entrata, altre 5 in uscita, da chiudere tutte in, ormai, poche ore) a togliergli il sonno è il derby, un appuntamento che per come si sono messe le cose rappresenta un vero spartiacque: è l'evento in grado di rasserenare l'immediato futuro della Roma o, al contrario, renderlo difficilmente sopportabile. E così ha deciso di non lasciare niente al caso. La prima mossa? Parlare a lungo con Fonseca per essere sicuro che il tecnico portoghese abbia compreso fino in fondo l'importanza della posta in palio. Non che abbia dubbi al riguardo: Fonseca lo ha scelto lui proprio per la sua idea di calcio offensiva e aggressiva. In quella stessa conferenza di presentazione disse: «Se avessi avuto un allenatore come Fonseca, e non è una sviolinata, la mia carriera da calciatore sarebbe potuta essere diversa». Frase che testimonia davvero la sua massima fiducia, ma l'insidia rappresentata dalla Lazio, in questo particolare momento della ricostruzione della squadra giallorossa, non può essere ignorata, e in nessun aspetto. A cominciare proprio da quello tattico.
Un consulto, insomma. Un confronto tra competenti. Primari a colloquio prima di un'operazione delicata: c'è da giocare in derby e vincerlo con merito, lasciando alla Lazio l'onere di provare a controbattere senza contare però sui vantaggi che un assetto squilibrato garantirebbe a Inzaghi. Del resto uno dei pochissimi segni negativi che pesavano su Fonseca nel momento in cui si valutavano i pro e i contro del suo ingaggio proveniva proprio dalla sua specifica inesperienza nel campionato italiano. E per questo, però, Petrachi ha sempre pensato di poter aiutare l'allenatore laddove se ne fosse presentata la necessità. Evidentemente per il ds questo è uno di quei momenti. Dunque meglio mettere subito in chiaro anche allo staff degli analisti di Fonseca - che la stanno studiando - che la Lazio è una delle migliori squadre italiane nel controgioco, che molti dei suoi difetti (ce ne sono, a cominciare da un valore tecnico assoluto che non è superiore a quello romanista, nonostante il picco garantito dal talento di Milinkovic Savic) svaniscono se le si consente di giocare sfruttando le transizioni, se si abbocca all'invito di alzare i terzini sui loro "quinti" per andare a duellare in velocità alle loro spalle. Errori che ha commesso lo scorso anno anche Di Francesco (e in parte anche domenica sera a Marassi, in una partita stravinta dalla Lazio che a Trigoria stanno guardando con molta attenzione).
Si diventa grandi, del resto, non solo portando avanti una mentalità offensiva con l'obiettivo di porsi traguardi sempre più ambiziosi, ma anche migliorando i propri difetti, rispettando i valori degli avversari, e non concedendo vantaggi a nessuno se con un paio di accorgimenti li si possono sensibilmente ridurre. Questo ha in mente Petrachi per la Roma. Si sta sforzando sul mercato per garantire all'allenatore le migliori potenzialità tecniche in rapporto alle difficoltà (in parte molto superiori alle attese) che ha ereditato da Monchi, ma vuole che la squadra che finalmente sarà completa solo la prossima settimana possa lavorare in un clima sereno che solo un buon risultato nel derby potrà garantirle. E per questo non vuole lasciare niente d'intentato.
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