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Tatticamente: Lazio-Roma, un derby da fascia protetta

Inzaghi il cliente peggiore per i giallorossi in costruzione: margini per attaccare, ma bisognerà fare attenzione ai loro esterni che aprono il campo alle due punte

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
28 Agosto 2019 - 11:37

Se il calcio fosse una scienza esatta, il tifoso della Roma dovrebbe approcciarsi al derby di domenica con timori ragionati che vanno al di là di qualsiasi considerazione scaramantica. Perché i responsi tattici forniti dalle due partite d'esordio delle due squadre contro le formazioni genovesi hanno fornito indicazioni che fanno pendere la bilancia dei pronostici dalla parte biancoceleste. E sia detto (in questo caso scritto) chiaramente ancora un'altra volta: la Roma col Genoa non ha giocato male, né si può dire che i rossoblù di Andreazzoli abbiano meritato il pareggio per la mole di gioco espressa.

Di più: la Roma ha mostrato innegabili qualità tecniche e un'imponente organizzazione di gioco in fase di possesso che in certi momenti della serata hanno esaltato i tifosi allo stadio e probabilmente anche quelli a casa. Il fatto è che il Genoa ha poi saputo sfruttare i punti deboli mostrati dalla squadra di Fonseca trovando per ben tre volte il pareggio sfruttando un sistema di gioco che ricalca quello laziale (con tre difensori e due attaccanti, con l'unica differenza del vertice dei centrocampisti che Andreazzoli tiene più alto, Lerager, e Inzaghi più basso, Parolo) e che nella versione biancoceleste può essere ancora più letale, vista la grande differenza tecnica che c'è a vantaggio della Lazio rispetto al Genoa.

Le transizioni letali

E si è visto anche a Marassi, per la sfida con la Sampdoria di Di Francesco, un cantiere ancora aperto (con un tasso tecnico non elevatissimo) che ha mostrato tutti i suoi attuali limiti. E ogni volta che la Lazio ha potuto sfruttare qualche transizione positiva (rubando palla nella metà campo della Samp o anche nella fascia di mezzo) le ripartenze sono state letali. E questo è quello che potrà accadere anche domenica se Fonseca non adotterà i correttivi che la gara col Genoa dovrebbe aver suggerito.

Le insidie esterne

Andiamo su alcuni esempi pratici. Il primo: la Lazio tende ad allargare le difese spingendo i due esterni di centrocampo (Lazzari e Lulic) fino ad entrare nelle zone di competenza dei terzini avversari (saranno Florenzi, o Zappacosta, e Kolarov). Questo porta inevitabilmente a creare pericolosi due contro due nella zona "dietro" al terzino puntato o saltato dall'esterno laziale - o magari su spizzata di testa di Milinkovic, spesso cercato anche dal portiere - tra i due attaccanti che sfruttano lo spazio e i due centrali costretti a decentrarsi. Ma quando i tempi delle giocate lo consentono (e in questo i laziali sono bravissimi), la zona calda viene attaccata anche da almeno una mezzala e dall'esterno opposto, fino a creare una superiorità numerica che, come si è visto già con Genoa, per i difensori romanisti può essere letale. Dunque: occhio a farsi attirare troppo lontano dalla propria area.

Il ribaltamento di prima

Inzaghi è stato bravo a chiedere (ed ottenere) ai suoi giocatori anche il rispetto di alcuni comandi fondamentali: ad esempio il gioco di prima, massimo a due tocchi, nelle transizioni. E con l'estro di Luis Alberto e Milinkovic Savic, i veri motori delle ripartenze laziali, il gioco è facile. In più i giocatori sono sempre quelli (di nuovo c'era solo Lazzari) e questo è un vantaggio per la buona riuscita di certe azioni rapide. Così Immobile e Savic sanno cosa devono aspettarsi l'uno dall'altro se al serbo arriva una palla da mandare di prima alle spalle della linea difensiva avversaria, che infatti arriva puntuale e precisa (vedi terzo gol alla Samp).

Dove può far male la Roma?

Nella costruzione dal basso, la Lazio proverà (novità di quest'anno) anche ad alzare le sue pressioni: se l'uscita romanista sarà veloce, alle spalle di Parolo ci sarà spazio per colpire. In più c'è margine per attaccare centralmente anche a difesa schierata con le punte esterne che Fonseca vuole vicine a Dzeko (la Lazio forma una linea a cinque che soffre le imbucate centrali se non si abbassano rapide le mezze ali). Ma occorre muovere la palla verticalmente e velocemente. Il regista che imposta può trovare facili spazi di manovra. Infine sui corner: la Lazio si difende a uomo, con opportuni blocchi (leciti) potrebbe non essere difficile trovare una testa libera di colpire.

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