AS Roma

Zaniolo: "Non sono Totti, ma spero di diventare bravo come lui"

Il talento giallorosso: "De Rossi un esempio e un leader. Io cerco di mettere la Roma al centro di tutto come faceva lui. Giocherò ovunque finché resterò in campo"

PUBBLICATO DA La Redazione
02 Agosto 2019 - 07:54

Nicolò Zaniolo ha rilasciato un'intervista al magazine "These Football Times" prima che iniziasse a Trigoria il ritiro della squadra di Fonseca. Il talento giallorosso ha parlato, tra le altre cose, dei suoi inizi, del suo approccio con la Roma e dei punti cardine del suo percorso fino a ora. Ecco le sue dichiarazioni.

Quando sei arrivato dall'Inter immaginavi una scalata così rapida, con i gol in Champions e Serie A?
"Non mi aspettavo di avere un impatto del genere dal momento che arrivavo dalla Primavera e avevo molto da imparare. [...] Ho ancora tanti obiettivi da raggiungere e per arrivarci devo continuare a lavorare. Ho imparato tanto la scorsa stagione, ma ora devo andare oltre e continuare a spingere con la Roma".

Solo due anni fa eri alla Virtus Entella in Serie B. Cosa è cambiato in così poco tempo per farti arrivare in Serie A e in Nazionale?
"[...] Molte cose, sia dal punto di vista fisico che mentale ho fatto un passo avanti. Ho cambiato modo di lavorare, di pensare e il modo di essere giorno dopo giorno. Prima volevo essere un teenager, fare le cose che facevano i miei amici, ma ho imparato a concentrarmi su ciò che è importante: il calcio. Mi sono allenato più forte, concentrato di più, ho obiettivi importanti e tutto ciò mi ha aiutato a crescere tecnicamente in campo, ma anche nella mia vita fuori dal campo. Sono più completo. Questo è quello che guida per giocare al massimo".

Il tuo arrivo alla Roma è stato legato a quello di Nainggolan all'Inter. Cosa ti ha convinto che la Roma fosse un posto migliore per crescere?
"Quando un grande club con la storia della Roma ti vuole e ha dei progetti per te in prima squadra, è difficile dire di no. Confesso che credevo di essere mandato in prestito perché avevo tanto da imparare e un nuovo spostamento è sempre un rischio, ma Eusebio Di Francesco aveva fiducia in me dall'inizio e mi ha aiutato tanto. Se non fosse stato per lui non sarei riuscito a esplodere. E' davvero bravo con i giovani e io gli devo tanto, così come a tutte le persone che mi hanno aiutato a Roma".

In Italia c'è spesso più pressione che in altri posti per i giovani. Qualcuno ti ha soprannominato nuovo Totti, come fai a gestire queste aspettative?
"L'importante è tenere sempre i piedi per terra, ho una famiglia dietro di me che lo fa, che capisce le dinamiche del calcio e che si assicura che io dia sempre il meglio. Oltre ciò, l'unico modo per gestire le aspettative è attraverso me stesso. Devo lavorare duro cercando di non ascoltare ciò che dicono gli altri, che siano complimenti o critiche. Non sono Totti, ma spero un giorno di essere bravo come lui. L'unico modo che ho per farlo è lavorare duro ogni giorno in allenamento, fidarmi dell'allenatore e poi portare tutto questo in campo davanti ai tifosi. Poi lascerò decidere a loro".

Chi era il tuo giocatore preferito da piccolo?
"Senza dubbio Kakà, specialmente durante i suoi anni al Milan e con il Brasile. [... ] Era il centrocampista offensivo perfetto: forte, tecnicamente perfetto e in grado di fare assist e segnare. Questo è quello che volevo essere da bambino e che spero di diventare ancora oggi. Ho guardato i suoi video, studiato i movimenti e ho provato a portare elementi del suo gioco nel mio dal momento che anche io sono anche forte, alto e provo a fare un calcio tecnico".

Molti allenatori ed ex giocatori dicono che il tuo ruolo ideale quello del numero 8, una mezzala che incide sia sia in attacco che in difesa. Qual è secondo te il ruolo più adatto alle tue caratteristiche?
"Da bambino [...] ho sempre giocato da numero 10, ma confesso che mi piace giocare da numero 8 o addirittura da centrocampista difensivo. Per ora gioco in qualsiasi posizione, poi forse un giorno mi sistemerò in basso, finché non arriverà un allenatore che mi vede come playmaker offensivo. Giocherò ovunque finché resterò in campo".

Qual è la parte più difficile dell'essere un giocatore professionista?
"Il viaggio stesso è la parte più difficile, così come non è facile arrivare al top, richiede tanti sacrifici e tempo. Devi continuare a crederci, anche quando stai pensando che non succederà. Una volta che arrivi al top è difficile restarci. Devi continuare a lavorare duro giorno dopo giorno, ma ne vale la pena per ciò che ti torna indietro. Ho sempre pensato fosse difficile lasciare la mia famiglia. Li ho dovuti lasciare tante volte da ragazzo per andare a giocare altrove e continuare la mia carriera da calciatore e viaggiavo continuamente. Non facevo le cose che facevano i miei amici, come uscire o tutte le cose che fanno i ragazzi della mia età. Diventa più facile quando sei più giovane, vuoi solo avere una vita normale e avere i tuoi amici vicino. Ne è valsa la pena, credo".

Chi è il più forte contro cui hai giocato, a centrocampo e in difesa?
"Ovviamente Ronaldo, è perfetto fisicamente e difficile da marcare. Anche Luka Modric. Mi ha impressionato per il modo di toccare la palla e per come la fa girare. E' piccolo ma difficile da spostare. Si gira e si muove velocemente e prende una grande posizione. E' stato difficile stargli dietro. Difensivamente dico Varane. E' veloce, tecnico e forte. E' uno dei più difficili da superare tra coloro che ho affrontato, specialmente nell'uno contro uno".

Hai potuto giocare con De Rossi prima che lasciasse la Roma. Cosa hai imparato da uno come lui dentro e fuori dal campo?
"Daniele è sempre stato un leader e una persona fantastica, quindi è facile imparare da lui e dagli altri giocatori d'esperienza. Se non ci riesci c'è qualcosa che non va. La cosa che ho imparato maggiormente è l'umiltà. Aveva tempo per tutti, per i tifosi, per lo staff e per gli altri giocatori. Fuori dal campo si preparava bene ed era concentrato sulla Roma. Cerco di portare queste cose nella mia vita, di mettere la Roma al centro di tutto. Forse a quel punto potrò crescere e migliorare come lui".

Hai condiviso lo spogliatoio con De Rossi e Nzonzi, due campioni del mondo. Che ispirazione ti hanno dato nel portare l'Italia a livelli più alti?
"Vincere il Mondiale è il mio sogno da bambino, così come per tutti i giocatori. Sono stato molto fortunato a condividere lo spogliatoio con loro due, mi fa pensare che posso arrivarci. Mi concentro per provare a diventare quel tipo di giocatore che un giorno gli altri guarderanno. E' una spinta per ogni giorno, ma adesso è il tempo di scrivere la mia storia e sono pronto per la sfida".

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