La stagione di Pastore: niente tango per il Flaco, gli infortuni lo frenano
La sua prima annata con la maglia della Roma è una Via Crucis Due perle in avvio, poi iniziano i problemi che gli impediscono di trovare la condizione
Accolto con grande entusiasmo da oltre cento tifosi al momento del suo sbarco a Fiumicino quasi un anno fa esatto (era il 25 giugno), Javier Pastore era il colpo a sorpresa di Monchi che - dopo aver corteggiato e praticamente bloccato Hakim Ziyech - ha preferito optare per "El Flaco", reduce da sette stagioni al Paris Saint-Germain. Stagioni esaltanti per lui e per la tifoseria, ma anche costellate di infortuni. L'argentino, già ammirato a Palermo (dove lo portò Walter Sabatini) è reduce da due annate in cui, complice anche la rosa infarcita di talenti dei parigini, ha trovato poco spazio. Le perplessità sulla sua condizione fisica, però, non riescono asmorzare l'entusiasmo per un giocatore dalle doti tecniche universalmente riconosciute: la Roma spende quasi 25 milioni di euro per il cartellino e gli fa firmare un quinquennale, a dimostrazione di quanto creda nel suo talento.
Daje de tacco
A chi esprime perplessità per l'ingaggio di un trequartista, Di Francesco risponde che Pastore può agire anche de mezzala nel 4-3-3. E proprio a centrocampo fa il suo esordio in campionato con la Roma, nella vittoriosa trasferta di Torino: resta in campo 76', evidenziando però un notevole ritardo di condizione. Nella prima casalinga contro l'Atalanta, però, gli bastano pochi secondi per dare un saggio della sua sconfinata classe: al secondo minuto, sul cross di Ünder dalla destra, il "Flaco" colpisce di controbalzo col tacco destro; è un colpo da biliardo che bacia il palo e finisce dentro. I giallorossi però si rivelano fin da quella gara altalenanti, per usare un eufemismo, e si capisce fin dalle prima battute che si tratterà di una stagione lacrime e sangue. Dopo il ko in extremis a San Siro (in cui gioca 68' brutti), Javier si ferma per un guaio al polpaccio. È il suo tallone d'Achille, quello che lo aveva tenuto ai box in tante occasioni anche all'ombra della Torre Eiffel.
Torna titolare il 26 settembre, nel turno infrasettimanale che mette di fronte la Roma al Frosinone: reduci dal ko di Bologna, i giallorossi sono in ritiro a Trigoria da tre giorni e l'unico risultato contemplato è la vittoria. Che arriva con un poker facile, impreziosito da un altro colpo di tacco del Flaco, più o meno in fotocopia rispetto a quello sfoggiato con l'Atalanta. Comincia bene anche la gara successiva, il derby con la Lazio, ma al 36' è costretto ad abbandonare il campo: ancora il polpaccio a fare le bizze. Al suo posto, trequartista centrale nel 4-2-3-1, entra Lorenzo pellegrini, che risulta decisivo per la vittoria.
Da quel momento in poi, Javier inizia una vera e propria via crucis che lo costringe a passare più tempo in panchina e in tribuna che in campo: nei tre mesi da dicembre a marzo colleziona la miseria di 64 minuti in campionato. Subentra nel finale nel derby di ritorno, divorandosi un gol che avrebbe potuto riaprire i giochi. La Roma crolla, Di Francesco viene esonerato e Pastore finisce ancora una volta in infermeria, sempre per il maledetto polpaccio. Ranieri gli dà una chance da titolare il 27 aprile contro il Cagliari, e il ragazzo di Cordoba lo ripaga con un gran gol che contribuisce al 3-0 finale. Seguono due panchine, poi 25' nel finale al Mapei Stadium contro il Sassuolo nei quali non riesce a incidere. Gioca dall'inizio l'ultima, col Parma, venendo poi sostituito al 57' da Cristante. Troppo poco, per un talento del suo calibro, capace di incantare il mondo intero fino a qualche anno fa. Nella prossima stagione, polpaccio permettendo, sarà chiamato a mostrare ai tifosi il vecchio "Flaco".
© RIPRODUZIONE RISERVATA