I dubbi, le opportunità e le tentazioni: il futuro di De Rossi
Lui vorrebbe continuare a giocare, magari in Argentina e poi negli Usa. Ma la proposta di Mancini di fare il suo vice in Nazionale lo sta davvero facendo tentennare
Per quanto si possa pensare che cento corteggiamenti inducano un uomo intanto ad esserne lusingato e poi a sfogliare la margherita inebriato dal profumo di ogni singolo petalo, se ti chiami Daniele De Rossi e hai appena lasciato la tua Roma, ogni giorno che passa diventa sempre più difficile posare l'indice fermo tra tutte le offerte, col rischio che la confusione aumenti piuttosto che diminuire, accrescendo i dubbi invece che ridurli.
Se ti chiami Daniele De Rossi e vuoi giocare ancora a calcio (questione che per il momento è solida nella sua mente), ti chiamano da tutto il mondo, e nel mondo c'è anche l'Italia, e si dovrebbe dire per fortuna per lui, ma ovviamente diciamo purtroppo per noi. Perché anche solo l'idea di veder giocare contro la Roma magari all'Olimpico il nostro (ex?) capitano con la maglia del Milan, della Sampdoria, della Fiorentina o chissà quale, è straniante. Ma lui ha deciso di fare il professionista fino in fondo e al momento non dice no a nessuno. Ringrazia e sfoglia la margherita. Sapendo che tutto ha un peso, certo, e quello sarebbe quasi insostenibile anche per un professionista come lui.
Se poi volesse andare all'estero potrebbe girare il mappamondo e fermarlo con un dito, certo di trovare anche un'offerta ricca e allettante per qualsiasi punto individuato. Il Boca jrs, in Argentina, resta l'opzione più romantica, per l'antico fascino esercitato su di lui da quella maglia e per l'idea di andare a vivere in una città calda e appassionata proprio come Roma: oltretutto l'esperienza potrebbe limitarsi a sei mesi, con tutti gli eventuali svantaggi familiari del caso ridotti al minimo, se e in quanti decidessero di seguirlo. E la scelta argentina ne lascerebbe un'altra aperta in direzione Los Angeles, altra opzione affascinante e complementare a quella sudamericana: perché potrebbe chiudere a dicembre col Boca e sposare gli Usa da gennaio, per completare così almeno un'altra stagione da calciatore. Oppure potrebbe andare in Cina e in Giappone, o in Brasile al Flamengo dal suo amico Juan, ma restano ipotesi secondarie.
Ma se ti chiami Daniele De Rossi, anche se vuoi fare ancora il calciatore, ti cercano tanti altri e ti propongono altre cose. Soprattutto gli amici. E di amici lui ne ha millemila e qualcuno al momento può anche offrire posti di particolare prestigio soprattutto in virtù del percorso professionale che Ddr comunque prima o poi intraprenderà. E come l'acqua che va al mare, quest'uomo farà l'allenatore. E allora al momento l'offerta più intrigante gliel'ha rivolta già da qualche settimana il suo amico Roberto Mancini, che oggi di mestiere fa il ct della Nazionale e come secondo vorrebbe proprio Daniele. E questa proposta qui è l'unica che sta seriamente facendo tentennare l'incerto (ex?) capitano della Roma rispetto al suo proposito di continuare a giocare. Questa, e non altre. Ieri sul Corriere dello Sport hanno ipotizzato per lui anche un futuro (praticamente immediato, dipenderà dal destino di Di Biagio che sembra ormai segnato a prescindere dall'esito di questo Europeo) da allenatore dell'under 21. Ma questa ipotesi si può serenamente cancellare. Perché ammesso, e non concesso, che Ddr ne fosse tentato, a oggi non ha alcuna abilitazione da allenatore per poterlo fare. Il suo status di campione del mondo gli conferisce anche il privilegio di poter accedere direttamente al corso Uefa Pro, il Master di Coverciano che abilita ad allenare in Italia al massimo livello professionistico saltando i passaggi intermedi Uefa B (per allenare fino alla soglia dei Dilettanti) e Uefa A (per allenare le categorie professionistiche minori).
Ma al momento l'under 21 non la potrebbe allenare mentre potrebbe fare il vice di Mancini nella Nazionale maggiore. Così come potrebbe subito entrare nello staff di altri allenatori professionisti che già lavorano in serie A. E anche per questa prospettiva il suo telefono ultimamente è suonato spesso. E per il "piacere" di chi aveva accreditato le ipotesi di complotto che sarebbero da lui state ordite ai danni di Di Francesco nelle scorse tumultuose settimane alla Roma, registriamo che anche il nuovo allenatore della Sampdoria sarebbe contento di potergli "insegnare" il mestiere chiamandolo a collaborare con lui.
Poi c'è anche un'ultima ipotesi, più suggestiva per chi legge questo giornale e quindi si sente ancora in qualche modo orfano. Perché se davvero decidesse di appendere gli scarpini al chiodo come calciatore, allora in qualche modo potrebbe tornare buona l'ipotesi di un futuro professionale da cominciare con la Roma, magari partendo da una panchina del settore giovanile o facendo esperienza nello staff dirigenziale proprio come aveva ipotizzato recentemente il Ceo Fienga. Ma qui la ferita è ancora aperta e per non girare il coltello nella piega è meglio smentirla subito e amen. Verrà quel giorno, ma non così presto.
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