Roma, quando Mazzone disse: "Se giochiamo male voglio fischi e pernacchie"
Il 23 giugno del 1993 l'allenatore romano si presentava così ai tifosi: "Dai miei concittadini non voglio sconti o indulgenze in nome della romanità"
Il 23 giugno del 1993 Carlo Mazzone veniva presentato come nuovo allenatore della Roma. Si è da poco concluso il campionato e la Roma non ha ancora un allenatore. Il presidente Franco Sensi alla fine decide di affidare la squadra a Carlo Mazzone, che in quella stagione era alla guida del Cagliari e che aveva chiuso la stagione al sesto posto portando la squadra sarda in Coppa UEFA. Il 23 giugno viene presentato alla stampa e al popolo giallorosso. Lui, romano e romanista, alla guida della squadra infiamma l'animo dei tifosi che sono entusiasti della scelta del presidente, "Bentornato a casa" lo striscione che gli dedicò la Curva Sud. Il tecnico però non vuole approfittare del suo buon rapporto con i tifosi e nella sua prima dichiarazione afferma: "Dai miei concittadini non voglio sconti o indulgenze in nome della romanità, ma fischi e pernacchie se giocheremo male e senza impegno".
Mazzone, Sor Carletto o Sor Magara, soprannome che si è guadagnato proprio nella Capitale, ha sempre visto la Roma come una famiglia prima che come una squadra, nonostante le difficoltà, chiudendo in tre anni con un settimo posto e due quinti posti consecutivi. Le contestazioni arrivarono dopo gli inizi altalenanti con i tifosi che andarono a Trigoria per protestare. Rimarrà nella storia per essere stato l'allenatore ad aver lanciato in prima squadra Francesco Totti, quel prezioso giocatore della primavera ormai pronto per giocare con i grandi.
Oggi festeggiando questo anniversario, sapendo che domani mattina a Roma arriverà Paulo Fonseca, il mister che avrà il compito di riportare la società giallorossa dove merita, citiamo una famosa frase detta da Mazzone nei confronti di Claudio Ranieri, in modo che possa essere di buon augurio al portoghese. "Sensi mi ha dato la possibilità di allenare la Roma a Roma. Adesso mi può capire Ranieri, a cui un giorno dissi una frase importante, non andare in giro a dire che sei allenatore finché non hai salito i gradini dell'Olimpico. Vieni travolto da un boato che sembra salire dalle viscere della terra, ti frastorna e riempie le orecchie di quell'urlo. E poi c'è l'inno di Antonello Venditti, Roma Roma, che risuona a tutto volume, con un'eco che rimbalza da una curva a quella di fronte, da una tribuna all'altra. Da nessuna parte ho mai provato qualcosa di simile".
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