La stagione di Pellegrini: la sua svolta nel derby e alla fine è tra i migliori
Maggiore continuità. Il centrocampista con il numero 7 è cresciuto. Il tacco sotto la Nord fa da spartiacque. Decisivo lo spostamento sulla trequarti
C'è un momento preciso in cui Lorenzo Pellegrini cambia marcia: il 29 settembre 2018, intorno alle 15.45. All'Olimpico il derby è fermo sullo 0-0 quando mancano pochi secondi all'intervallo: il centrocampista romano ha preso il posto di Pastore, infortunatosi pochi minuti prima. Su un'indecisione della difesa biancoceleste, il numero 7 - spalle alla porta - colpisce col tacco un pallone vagante in area e sblocca la partita. Quel gol, che arriva dopo tre brutte prestazioni contro Atalanta, Chievo e Bologna, è la chiave di volta per Lorenzo, che d'improvviso si fa Magnifico. A suggellare la splendida gara contro i rivali regionali, anche l'assist per il tris di Fazio.
Reinventato trequartista centrale nel 4-2-3-1 che Di Francesco vara a stagione in corso, Pellegrini si dimostra decisivo in più di una circostanza: i suoi cambi di passo, la tecnica individuale e la capacità d'inserimento - già apprezzati a Sassuolo, sempre sotto la guida del tecnico abruzzese - sono tra le poche luci dell'autunno giallorosso. Resta qualche gara giocata al di sotto delle sue potenzialità, ma nel complesso il ragazzo classe 1996 è tra i migliori nella sciagurata stagione giallorossa. Purtroppo a fine novembre un infortunio a Udine lo costringe ai box per un mese: rientra per l'ultima gara del 2018, a Parma, e un quarto d'ora gli basta per servire l'assist che mette in ghiaccio la partita a Ünder. Si conferma ottimo rifinitore anche tre settimane più tardi, nella preziosa quanto rocambolesca vittoria casalinga col Torino, offrendo a El Shaarawy il pallone che il Faraone tramuta nel definitivo 3-2.
Segue qualche partita al di sotto della sufficienza, quindi la trasferta di Frosinone, in cui la Roma si trova subito sotto: a pareggiare i conti è Dzeko, subito dopo Lorenzo completa la rimonta e ci porta in vantaggio. Pareggia Pinamonti, quindi il tap-in del centravanti bosniaco al 95' fa esplodere i tanti tifosi giallorossi accorsi allo "Stirpe": è festa grande sotto al settore, con il bellissimo abbraccio tra De Rossi e Lorenzo, figli di Roma e romanisti.
Arriva però la settimana più brutta, quella che lascia in dote il ko nel derby e, pochi giorni dopo, l'eliminazione dalla Champions. Salta Di Francesco, di fatto il suo mentore, e arriva Ranieri: nelle prime gare con il testaccino in panchina Pellegrini è out per un infortunio al bicipite femorale. Quando torna a calcare il campo, lo fa in maniera egregia: il suo ingresso a inizio ripresa nel match casalingo con l'Udinese è decisivo, la Roma opaca e lenta della prima frazione si ravviva e trova con Dzeko il gol che vale i tre punti.
Anche nel finale di stagione il suo rendimento è ben al di sopra della sufficienza: l'unica nota stonata è la trasferta di Marassi con il Genoa, in cui la squadra dice di fatto all'addio alle già ridotte speranze di un posto in Champions League. Ma c'è da dire che quel giorno sono in pochi a guadagnare la sufficienza. Pellegrini torna brillante nella vittoria contro la Juventus, pur lasciando il campo al 67' per fare spazio a Cristante. Resta invece in panchina nel suo ex stadio, il Mapei Stadium di Reggio Emilia, quando una buona Roma sbatte contro il muro del Sassuolo e deve accontentarsi dello 0-0.
Ma Lorenzo non può mancare per il saluto di Daniele De Rossi nell'ultima gara della stagione: lui, che aveva esordito in A a Cesena quando la Roma aveva vinto grazie a un gol di Ddr, sblocca la partita d'addio del suo Capitano. C'è una deviazione che lo priva del gol nei tabellini, ma poco importa: nell'abbraccio con Daniele, Florenzi e Ranieri è scritto il suo destino.
© RIPRODUZIONE RISERVATA