La stagione di Fazio: un buon finale non cancella un anno da incubo
Quante ombre. Il Comandante allo sbando. Troppi i regali agli attaccanti avversari. Poi con l'arrivo di Ranieri in panchina il suo rendimento migliora
C'era una volta il Comandante, quello in grado di guidare la retroguardia, di respingere gli assalti avversari e di far ripartire l'azione: il Federico Fazio visto nel primo biennio in giallorosso, però, è soltanto un lontano parente del difensore lento e macchinoso della stagione appena conclusa. Fermo restando il rendimento altamente negativo di tutta la squadra nell'ultimo campionato, il 32enne argentino si è messo in luce più per gli errori che per le cose fatte bene.
Fin dalla prima partita casalinga contro l'Atalanta, l'ex Siviglia ha sulla coscienza molti gol subiti dalla Roma di Di Francesco: anche contro il Milan a San Siro, in cui pure segna il gol del momentaneo 1-1, non riesce a raggiungere la sufficienza. Sanguinoso anche il regalo a Immobile in occasione del derby d'andata, quando spiana la strada al pareggio biancoceleste. Rimedia nel finale, siglando il gol del 3-1 che chiude i giochi e sembra rilanciare i giallorossi e la loro stagione. Ma sarà soltanto un fuoco di paglia. Al rientro dopo la sosta la Roma, reduce da tre vittorie consecutive in Serie A, cade all'Olimpico contro la Spal: insiema Cristante e Dzeko, Federico risulta il peggiore in campo, avendo sulla coscienza anche la rete del raddoppio ferrarese.
Nelle partite successive riesce parzialmente a risollevare la sua media-voto, ma nella sciagurata trasferta cagliaritana è insieme a Manolas il principale responsabile del 2-2 rossoblù con Sau a una manciata di secondi dal termine. In quell'occasione i giallorossi, avanti di due gol a all'82', buttano via nella maniera peggiore due punti: quella linea difensiva a centrocampo in pieno recupero è l'immagine-simbolo dell'annata sciagurata della Roma e del suo numero 20. Nella partita successiva, con Di Francesco in bilico, ha il merito di segnare il gol del pareggio contro il Genoa, rimediando così al clamoroso errore di Olsen che aveva spianato la strada ai liguri. Se c'è un aspetto in cui il difensore bonairense si fa apprezzare, quello è l'inserimento offensivo: segna cinque gol in 34 gare di campionato, alcuni dei quali decisivi per le sorti dell'incontro.
Anche perché, nonostante il rendimento negativo, né Jesus né Marcano riescono di fattio a scavalcarlo nelle gerarchie: la sua esperienza è troppo preziosa per Di Francesco prima e Ranieri poi. Non è un caso se a fine stagione risulta il secondo calciatore della rosa in termini di minutaggio, alle spalle del solo Kolarov. Ma nel derby di ritorno è ancora una volta disastroso: la prima mezz'ora è da incubo, nella ripresa stende Correa e permette alla squadra di Inzaghi di raddoppiare e chiudere i giochi. Il Comandante è totalmente allo sbando, come tutta la squadra, quando Di Francesco viene esonerato e sulla panchina romanista torna Claudio Ranieri.
Segnali di risveglio
Complice il gioco più prudente del tecnico testaccino, con la squadra corta e meno arrembante rispetto al suo predecessore, Federico mostra sprazzi del vecchio Comandante, ammirato con Spalletti e nella prima stagione di Di Francesco. Restano alcuni blackout (le gare contro Spal e Napoli su tutte), ma dalla trasferta di Marassi con la Sampdoria in poi Fazio torna a comandare con personalità e sicurezza la difesa.
Un rush finale, condito da un gol al Cagliari e un'ottima prova contro la Juventus, che gli permettono di rialzare la sua media-voto, fino a quel momento disastrosa. Ma non basta per raggiungere la sufficienza: lui, come la Roma, è rimandato. Ammesso che a settembre ci sia ancora.
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