La stagione di Santon: tra alti e bassi il rendimento resta a metà
Il terzino è stato contestato già al suo arrivo. Comprimario designato, duttile tatticamente. Ha però giocato quasi sempre sulla fascia destra
Non deve essere stato facile per lui arrivare fra mille polemiche. Inserito nell'ambito della trattativa che ha portato Nainggolan all'Inter, Davide Santon è stato costretto a pagare il conto di un banchetto già organizzato e del quale era soltanto ospite. Una valanga di insulti personali lo hanno costretto a chiudere i propri profili social ancora prima di scendere in campo con la maglia della Roma per una gara ufficiale. Eppure l'ex nerazzurro non ha risposto ai colpi ricevuti, si è rimboccato le maniche e ha cominciato a lavorare per ritagliarsi un ruolo in una squadra che al suo arrivo contava già su due terzini destri e due mancini.
Lo ha fatto con umiltà e con la forza di chi ha la duttilità tattica dalla sua, cresciuto fin dai tempi in cui era universalmente considerato l'enfant prodige del vivaio interista come un vero e proprio jolly difensivo: esterno adattabile su entrambe le fasce, all'occorrenza perfino centrale. Ma in giallorosso ha dovuto concentrarsi sul lato destro. I ripetuti guai fisici di Karsdorp e la possibilità sulla corsia opposta di decentrare all'occorrenza Jesus e Marcano, lo hanno reso di fatto l'alternativa a Florenzi. Fin dal debutto con la maglia della Roma.
Il calendario fa strani scherzi e il suo esordio arriva proprio nello stadio che per tanti anni lo ha visto protagonista: col Milan per lui è una sorta di derby, ma l'avventura comincia con la sorte girata dal lato opposto. Davide rileva a un quarto d'ora dal termine del match Karsdorp, ma i giallorossi incassano la rete che costa un'amarissima sconfitta in pieno recupero. Santon torna in panchina nelle due sfide successive, ma i risultati non migliorano. Anzi. Allora Di Francesco lo schiera al posto di Florenzi col Frosinone e lui ringrazia con un assist per il tacco vincente di Pastore, trovando la conferma anche nel derby di qualche giorno dopo. Questa volta gioca in coppia col ragazzo cresciuto a Trigoria e quella catena di destra funziona alla perfezione. Il numero 18 sfodera forse la sua migliore prestazione proprio nella sfida più sentita. Tanto da guadagnarsi i galloni da titolare per la terza volta consecutiva a Empoli, in concomitanza con la terza vittoria della Roma, che sembra rinata.
Ma si tratta di una doppia illusione: la squadra torna a deludere, lui si riaccomoda in panchina. Da lì in poi alterna gare dall'inizio con altre in cui guarda i compagni seduto a bordo campo, senza mai trovare reale continuità e calando alla distanza. A Udine entra in concorso di colpa con Jesus nel gol che costa un'altra dolorosa sconfitta. Mentre dopo la sfida di Torino con la Juve sono i muscoli a bloccarlo. Fino a marzo gioca col contagocce, poi l'arrivo di Ranieri sembra restituirgli fiducia.
Nella gara d'esordio del tecnico romano la proverbiale duttilità tattica di Santon viene finalmente messa alla prova: Davide gioca da esterno sinistro per la prima volta in campionato, dopo l'unico precedente in giallorosso nella partita casalinga di ottobre contro il Cska Mosca. Con l'Empoli la partita è fin troppo sofferta, ma lui si disimpegna discretamente. Poi però nei match successivi la squadra incappa in quegli sconcertanti scivoloni che hanno caratterizzato larga parte della stagione e anche l'ex interista ne risente. Proprio quando la Roma ha uno scatto d'orgoglio che sembra farle voltare pagina - nel secondo tempo contro la Fiorentina all'Olimpico - il terzino viene bloccato dal bicipite femorale. Da quel momento in poi il campo non lo vede più e la sua media si attesta su un 5,77 adeguato al rendimento collettivo.
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