Roma-Verona 1-0: Soulé crea, Shomurodov trasforma
Zanetti battuto con un gol al 4’ minuto Quarta vittoria per 1-0 nelle ultime sei, 17° risultato utile di fila

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Chissà se è un indizio per l’eventuale candidatura di Massimiliano Allegri, ma la Roma ha vinto l’ennesima partita mettendo solo il «musetto davanti», come direbbe il tecnico livornese, battendo un Verona davvero tosto con un gol segnato all’inizio della partita da Shomurodov e restando poi attiva e concentrata nel resto della gara. La sensazione è che la Roma sia una squadra molto stanca, ma continua a mettere in fila risultati utili (sono addirittura diciassette consecutivi, di cui dodici vittorie, l’ultimo ko a metà dicembre a Como) e a vincere facendo il minimo indispensabile: nelle ultime sei partite, due sono stati i pareggi 1-1 (con Juventus e Lazio) e quattro le vittorie per 1-0. Così la classifica continua a migliorare: in attesa dei numerosi confronti di oggi, ieri i tifosi giallorossi sono andati a dormire con la squadra al sesto posto a pari merito col Bologna che oggi affronta l’Inter, sopra la Lazio che domani gioca in casa del Genoa e a due punti dal quarto posto della Juventus, attesa domani dal Parma.
La Roma ha avuto la buona sorte di sbloccarla presto la partita, altrimenti chissà come sarebbe potuta andare. Il Verona è una squadra tosta, veloce, ben organizzata e soprattutto ben disposta in campo, era reduce da un mese di partite senza sconfitte (una vittoria e tre pareggi) e desiderosa di mettere altri punti dalla zona più calda della classifica. Così Zanetti ha confermato il suo 352 fatto di robusti giannizzeri e veloci incursori, con Ghilardi, Coppola e Valentini ad occuparsi delle tre punte romaniste, con il velocissimo Tchatchoua a destra, il dinamico Bradaric a sinistra, Dawidovicz nello strano ruolo di play senza compiti di regia (è il primo scoglio da saltare prima della barriera difensiva), Duda e Bernede sono le mezze ali di corsa e muscoli, mentre davanti Sarr corre in ogni zona del fronte offensivo e Mosquera ha più compiti specifici di finalizzazione. Un bel mix di pragmatismo (raramente Montipò si cimenta nella costruzione dal basso, rinvia lungo praticamente tutte le rimesse dal fondo) e dinamismo (soprattutto sulle fasce) in grado di anestetizzare ogni fantasia avversaria. Ma per fortuna la Roma il suo vantaggio l’ha trovato ad inizio partita, dopo uno spavento corso per un faccia a faccia tra Sarr e Svilar (con tiro fuori vicinissimo al palo) reso inutile dalla successiva sbandierata dell’assistente di Pairetto. Al 4’ il gol, con un gran lancio di Cristante per Soulé in evidente stato di grazia (e confortato anche dal bel pomeriggio passato in settimana presso la redazione del Romanista): Mati è stato bravissimo ad addomesticare il pallone, a saltare il connazionale Valentini sullo slancio e a superare anche il portiere in uscita con un delizioso tocco sotto che ha portato il pallone a ballare sulla linea prima della zampata decisiva di Shomurodov, più rapido di Coppola e Ghilardi. Bella l’esultanza dell’Olimpico tirato ancora a festa, con 62714 tifosi presenti per l’ennesimo sold out, quasi 10000 in più di quanti non ce ne fossero giovedì per la decisiva gara di ritorno della Lazio con il Bodø, evento ovviamente ricordato con goliardia dai tifosi giallorossi lungo tutto il prepartita con cori, striscioni e stendardi vari (da segnalare su tutti «chi di pantone ferisce di salmone perisce», in riferimento ad una vecchia polemica dei tifosi della Lazio sui colori della bandiera della Roma). Grande festa c’è stata prima della partita anche per salutare ed omaggiare Marco Delvecchio, sceso in campo davanti alla Curva Sud in forma simile a quella che aveva quando sotto quel settore andava a festeggiare i suoi gol soprattutto nei derby.
Dopo il gol la Roma ha cominciato a gestire la partita e Ranieri ha iniziato a preoccuparsi dell’atteggiamento un po’ passivo dei suoi mentre il Verona guadagnava metri di campo su metri. L’allarme è risuonato bello forte al 9’ quando una percussione di Ghilardi, spostato da terzo centrale a quarto di difesa è stata rifinita in un duetto nel cuore dell’area romanista da Mosquera e Sarr ed è stata conclusa dallo stesso Ghilardi, alta. Ranieri è corso ai ripari e ha chiesto a Shomurodov maggior sacrificio difensivo, cambiando in pratica le pressioni offensive. Eldor è passato a fare in fase di non possesso l’esterno di sinistra su Ghilardi, Baldanzi il finto nove con un occhio a Coppola, Soulé si occupava dell’altro centrale (Valentini): in questa maniera Angeliño non veniva più preso in mezzo a due avversari, ma di sicuro la Roma si abbassava ancora un po’. Insomma, si stavano creando le basi per quella partita piuttosto noiosa che si è poi decisamente sviluppata. Basti pensare che sono stati alla fine appena 6 i tiri della Roma verso lo specchio della porta (8 quelli del Verona), appena 1,5 i gol attesi, contro 0,5 subiti. Soulé è rimasto comunque il più attivo dei suoi: al 15’ è partito praticamente dalla bandierina, è rientrato sul sinistro ed ha calciato forte sul primo palo, obbligando Montipò alla deviazione in tuffo in calcio d’angolo. Al 30’ un errore di Celik ha portato ad un’altra conclusione pericolosa degli ospiti (Mosquera, disinnescata da Svilar), mentre al 35’, al secondo calcio d’angolo calciato dal Verona, Valentini è andato a saltare all’altezza del secondo palo perso da Celik, per fortuna la sua conclusione è terminata alta. Ma già sull’altro corner battuto nel primo tempo, al 18’, c’era stato l’ennesimo schema con blocchi che aveva creato le premesse per un altro colpo di testa in solitaria, per fortuna stavolta sventato da Saelemaekers. Continuano insomma le difficoltà della Roma sui calci piazzati, ma Ranieri preferisce continuare sulla sua strada con le marcature individuali. Al 42’ c’è stato infine un rischio corso dalla Roma su una velocissima ripartenza gialloblù: Mancini e Ndicka hanno infatti sbarrato insieme la strada a Sarr su un cross proveniente da sinistra e la dinamica aveva fatto temere l’irregolarità passibile di on field review, ma invece il Var Mazzoleni ha fatto continuare il gioco avvalorando la sensazione del campo di Pairetto: nessuna scorrettezza.
Si è arrivati così al secondo tempo, cominciato senza alcuna variazione, né tattica né negli uomini. La prima occasione è capitata sui piedi di Baldanzi, liberato da una bella percussione di Koné, peccato che il destro scagliato dal fantasista sia finita piuttosto largo. Poi Zanetti ha cominciato ad alzare il baricentro della sua squadra anche con gli interventi dalla panchina. Al 12’ ha messo infatti Sardar e Suslov per Dawidovicz e Bernede, dando una forma più offensiva ai suoi uomini, con un 3412 che ha consigliato Ranieri a rispondere subito con l’inserimento di Pisilli al posto di Baldanzi, così la Roma è passata al 352 con Soulé più vicino a Shomurodov. Al 25’ è invece entrato Dovbyk rilevando Saelemaekers: Matias è andato sulla fascia mentre davanti si è ricomposta la coppia d’attaccanti che piace tanto al tecnico. Neanche tre minuti e l’ucraino ha confezionato la più incisiva palla-gol della ripresa. L’azione è partita ancora una volta da Soulé sulla fascia destra, è passata sui piedi di Koné ed è arrivata a Dovbyk che ha controllato la palla spostandosi sul sinistro e calciando poi sul primo palo in mezzo alle gambe del suo marcatore, sorprendendo Montipò, ma trovando solo l’esterno della rete. Si è arrivati così alle battute finali, con le ultime mosse dei tecnici. Zanetti sempre più spregiudicato ha prima inserito un mediano (Niasse) per Mosquera, riequibrando la sua squadra, poi ha rialzato ancora il baricentro con l’inserimento di Livramento al posto di Duda (e ha cambiato pure Valentini, ammonito, con Frese). Immediata la risposta di Ranieri che ha terminato con una decina di minuti d’anticipo la (bella) partita di Soulé e ha pragmaticamente affidato la fascia destra a Rensch e ha poi inserito El Shaarawy richiamando Shomurodov. Quattro sostituzioni fatte in tre slot, non c’era spazio per altre invenzioni: Pellegrini e Paredes sono rimasti in panchina accanto a Dybala a tifare per i propri compagni. Così la partita è arrivata stancamente all’epilogo, con i tre minuti di recupero concessi da Pairetto, e con il triplice fischio arrivato in anticipo di dieci secondi, per la protesta dei giocatori del Verona.
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