Aprile dolce non dormire
Il pareggio contro la squadra di Tudor complica la corsa all’Europa. Ma tutto è ancora aperto

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Pareggiare in casa con la Juventus e rimanere delusi nella stagione dei tre allenatori che a un certo punto ha fatto pronunciare ad alcuni tifosi la lettera B è un mezzo miracolo di Claudio Ranieri, che la sua scommessa l’ha già vinta. Qualcuno, magari anche inconsciamente, dava già quasi per vinta la gara di domenica sera, spinto forse dal trend incredibile della Roma di Sir Claudio, che avrebbe potuto battere il suo record personale di vittorie consecutive. Certo è che rimontare una squadra che negli ultimi 40 anni hai battuto solo 14 volte su 40 a casa tua dovrebbe dare già soddisfazione. Troppo negativa è stata la prima parte di stagione e troppo positiva da metà novembre, cioè dall’arrivo di Ranieri, ad oggi per comprenderlo appieno. Che i romanisti si siano abituati troppo bene? Forse. “Viziati”, certo, da una squadra che non perde in campionato dal 15 dicembre scorso. Insomma la stagione della Roma è un paradosso, ma tanto più lo è (stato), quanto più è importante ora tenere la barra dritta. A prescindere dai risultati.
«Quando non puoi vincere è importante non perdere», ha ripetuto Ranieri dopo l’incontro coi bianconeri di Tudor. Un punto è poco, forse, per una classifica che chiede solo tre punti ogni volta per raggiungere l’obiettivo massimo, alla voce Champions League. Ma dal punto con la Juve, comunque riagguantato, deve arrivare l’energia per non mollare in questo mese aprile che di solito è dolce dormire e nel caso della Roma dev’essere l’esatto opposto. Ranieri vuole una squadra che lotta fino all’ultimo, pur ragionando partita per partita. E ora di tempo di ragionare, ottimizzare, recuperare, razionalizzare e ripartire ce n’è, pure troppo. Ogni partita diventa la più importante, per centrare un obiettivo europeo che può anche ridimensionarsi giornata dopo giornata ma che dev’essere ben chiaro. Giocare le coppe significa stare nella propria casa, senza contare il lato freddo della vicenda, cioè che le coppe - alcune più e altre meno - sono soldi e indotto. Non solo economico, ma anche di competitività, con l’appeal per allenatori e giocatori che deriva anche da questo.
Trenta giorni e quattro partite (una giocata), è più corto aprile, anche per tutto questo tempo che c’è. Servirà alzare la pressione e l’attenzione per una rosa che oggi è sì più ampia, ma che per esempio con la Juventus era accorciata e pure tanto. Con l’assenza contemporanea di Dybala, Pellegrini e Saelemaekers che non si regalano a nessuno, specie quando serve l’estro e il livello sale.
Derby, Verona in casa e Inter in trasferta. Due partite all’Olimpico e una alla Scala del calcio. Aprile dirà tanto e già fa intravedere solo posti in piedi in questa corsa per l’Europa, con alcune variabili, una delle quali determinata da chi vincerà la Coppa Italia, che può “liberare” un posto per l’Europa League dal campionato. Dunque aprile, e poi un pezzo di maggio, diranno se per la Roma ci sarà tutto, qualcosa o niente. Che fa tutta la differenza del mondo. Dunque non è questo il momento di mollare, ma quello, senza alibi - tra l’altro spesso smentiti dal campionato stesso: chi non fa le coppe non è che vola e chi le fa non è così senza benzina - di doppi o tripli impegni, di continuare a lottare. Come vuole Ranieri.
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