Roma e Juventus non si fanno troppo male
Nel primo tempo segna Locatelli, nel secondo pareggia Shomurodov. E Ranieri cambia tre sistemi di gioco

(GETTY IMAGES)
Obiettivamente il pareggio serve a poco, ma che cosa si può chiedere di più ad una squadra che tra novembre e dicembre aveva perso cinque partite su otto e che da gennaio non perde più, infila quindici partite utili consecutive (undici vittorie e quattro pareggi) ed è comunque in corsa per un posto più o meno nobile in Europa? Al momento c’è un gran polverone tra il terzo posto dell’Atalanta a 58 punti e l’ottavo della Fiorentina a 52, col Bologna (che gioca stasera col Napoli) e la Juventus a 56, la Lazio a 55 e la Roma a 53. È tutto aperto e in questo senso nulla ha tolto la spartizione della torta che ieri è toccata a Roma e Juventus, due squadre imperfette, aggiustate da Ranieri (in quattro mesi e mezzo di lavoro) e Tudor (in dieci giorni) che però funzionano ancora a sprazzi: nel primo tempo ieri meglio la Juventus (con la Roma troppo bassa e rinunciataria), nel secondo meglio i giallorossi anche se mai troppo convinti delle proprie potenzialità. Così è finita 1-1, con le reti di Locatelli e Shomurodov, la carta a sorpresa giocata da Ranieri ad inizio ripresa, quando è passato dal 3421 a trazione posteriore del primo tempo ad una sorta di 424 molto più offensivo, salvo poi tornare ad un più prudente 352 per lo stallo della parte finale.
La scelta tattica iniziale di Ranieri sia in riferimento agli uomini sia alla strategia di gara non è stata felicissima perché la Juventus è partita più aggressiva e senza combinare niente di particolarmente rilevante si è comunque sistemata nella metà campo romanista con disinvoltura. La Roma è partita troppo moscia, ancorché priva dei suoi riferimenti tecnici più importanti, Dybala per l’infortunio che l’ha tolto di mezzo sul più bello, Saelemaekers per una stupida squalifica, Pellegrini per una botta ricevuta in allenamento alla vigilia, Paredes per scelta tecnica dell’allenatore. In più sir Claudio ha (ri)dato fiducia a Celik, al rientro in campo dopo l’infortunio, liberandolo sulla fascia destra, rimettendo Hummels al centro della difesa, con una bella dimostrazione di fiducia dopo l’addio al calcio annunciato dal tedesco proprio alla vigilia di questa partita. Chiaro il gap tecnico rispetto ai più brillanti dirimpettai. In mezzo al campo Cristante è stato schierato accanto a Koné, mentre dietro a Dovbyk sono stati scelti Soulé a destra ed El Shaarawy a sinistra. Di fronte, a specchio, il 3421 di Tudor con Kalulu, Veiga e Kelly nella linea difensiva, McKennie, Locatelli, Thuram e Weah in mezzo al campo e Nico Gonzalez e Yildiz alle spalle di Vlahovic. Per una ventina di minuti si è giocato solo nella metà campo romanista per via di due fattori: l’incapacità della Roma di uscire dal basso scansando le pressioni individuali studiate da Tudor e la maggior aggressività palesata dai bianconeri, in possesso tra mediana e linea offensiva di un tasso tecnico di ottimo livello. Pochi i pericoli per Svilar, a dire il vero. Un destro di Weah allungato in corner dal portiere romanista al 3’ l’unico tiro rilevante del periodo iniziale, anche se all’8’ Nico Gonzalez ha sbagliato un assist apparentemente agevolissimo nell’indecisione tra servire Vlahovic a destra e Yildiz a sinistra in un clamoroso tre contro uno (si era fermato più basso rispetto ai suoi colleghi di reparto Hummels) sprecato malamente, col pallone regalato di fatto a Svilar. Per interrompere questo circolo vizioso, col possesso palla infinito della Juve nella metà campo della Roma, Ranieri e Cristante hanno concordato una soluzione molto efficace nella sua apparente semplicità: basta costruzione dal basso, meglio i rinvii lunghi per andare a lavorare sulle secondo palle. Così il baricentro romanista si è rialzato progressivamente e l’inerzia della gara è cambiata.
Al 25’ la Roma ha avuto una clamorosa occasione per portarsi in vantaggio con una bella verticale di prima di El Shaarawy su Dovbyk (una giocata studiata e ripetuta due o tre volte nella partita), con controllo e scarico per Cristante che si è trovato in area solo davanti a De Gregorio, ma ha tardato una frazione di secondo per tirare e ha permesso a Kalulu in scivolata disperata di respingere il tiro, dando lo stesso l’impressione del gol a tutta la Tribuna Monte Mario. Il tempo di un’ammonizione ingiustificata a Cristante (fischiando il fallo, Colombo ha fermato un promettente 3 contro 3, scambiando una mano protettiva di Cristante su Nico Gonzalez per un colpo offensivo) ed è stata la Juventus a costruire dal nulla un’azione pericolosissima, con un cross da sinistra di Weah e una bella incornata di Nico Gonzalez, salvata da Svilar con un balzo prodigioso all’incrocio dei pali a deviare la traiettoria sulla traversa. La Roma ha poi costruito un altro paio di palle gol, una interrotta da Locatelli sul più bello, l’altra con una deviazione di testa di El Shaarawy terminata sul palo esterno (con De Gregorio in pieno controllo, però). Poi il gol della Juventus, con una veloce transizione trasformata da Vlahovic a metà campo in promettente ripartenza, con apertura a destra per la discesa di McKennie, sovrapposizione di Kalulu e bel cross respinto da Celik proprio sui piedi di Locatelli che appena dentro la mezza luna dell’area ha calciato forte al volo di collo spedendo la palla giusto all’angolino alla destra di Svilar. Prima dell’intervallo, la Roma ha cercato di pareggiare con un bel destro di El Shaarawy respinto di gomito da Kelly, ma col braccio piuttosto vicino al corpo e dunque non punibile col rigore.
Ad inizio ripresa Ranieri ha provato a sorprendere Tudor con una mossa a sorpresa: Shomurodov per Hummels, un centravanti per un difensore, col passaggio ad una sorta di 424 che forse nelle intenzioni del tecnico poteva essere anche uno strambo 3421. Proviamo a spiegarlo: senza Hummels, Celik è rimasto ovviamente più basso, con Soulé più sulla sua verticale che al suo fianco, mentre El Shaarawy attaccava sulla fascia sinistra e Shomurodov andava ad appoggiarsi dalle parti di Dovbyk: dunque 424. Ma poteva essere 3421 stringendo Celik verso il centro, tenendo larghi tipo quinti Soulé ed Angeliño ed immaginando El Shaarawy trequartista di sinistra al fianco di Shomourodov e dietro Dovbyk. Questione di poco, comunque. Sta di fatto che la Roma ha assunto una veste più offensiva e quasi per magia ha costruito una bella occasione con una altrettanto bella azione corale: solita verticale di prima di El Shaarawy per Shomourodov che ha lasciato la palla al Faraone che l’ha servita ancora in verticale a Dovbyk che l’ha controllata per poi mandare ancora nello spazio Shomurodov, con Kalulu bravissimo a impedire il tiro al romanista. Sul relativo calcio d’angolo, Ndicka è andato a svettare in solitudine obbligando De Gregorio alla parata in tuffo, sulla respinta Shomurodov è stato il più veloce a replicare realizzando il pareggio. In quel momento la partita si è cristallizzata anche perché quasi subito, al 16’ (dopo una ripartenza due contro due sprecata da Dovbyk con un tiro forte ma centrale), Ranieri ha ordinato altri due cambi e un nuovo cambio di sistema;: dentro Paredes per Cristante e Gourna-Douath per El Shaarawy, per un più stabile 352 con Soulé stavolta sì bloccato in assistenza a Celik da quinto difensore. In pratica, in questa maniera la Roma ha smesso di proporsi seriamente in attacco, ma ha dato un sostegno solido alla sua fase di non possesso.
Nel tabellino sono così rimaste poche tracce di emozioni tra cui due sole rilevanti: un’uscita efficace di Svilar su McKennie defilato sulla destra, e un’autostrada che s’è aperta davanti a Gourna-Douath quasi per caso, su un lancio di Celik per Dovbyk in netto fuorigioco, con i difensori della Juventus praticamente fermi e la palla che è finita dalla parte opposta dove il francese è sembrato in vantaggio su tutti, tranne che su Kalulu che ancora una volta è stato protagonista di un recupero miracoloso. Tudor aveva appena cambiato struttura tecnica alla Juventus, inserendo Cambiaso, Koopmeiners e Kolo Muani per Weah, Nico Gonzalez e Vlahovic, tanto per sottolineare le potenzialità di questa squadra. Ranieri ha invece rinforzato la difesa con Nelsson al posto di Celik, mentre nel finale sono entrati anche Savona per Locatelli e Baldanzi per Dovbyk senza che si potessero registrare altri scossoni. In fondo il pareggio ha accontentato gli allenatori, un po’ meno i tifosi. E ora il derby.
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