È l’Artem del gol pesante
Più gli dicono che è di ghiaccio, più lo rompe. Coccolato dallo spogliatoio e da Ranieri, punta i 20 gol

(GETTY IMAGES)
«Devi sfondarli tutti, you’re strong!», parole, anzi, urli e musica di Gianluca Mancini. Con un destinatario: Artem Dovbyk. Ancora una volta, da capitano in pectore, è il difensore toscano ormai romanizzato, con tutta la sua irruenza, ad andare a sbatacchiare il gigante ucraino dopo aver segnato la rete della vittoria al Via del Mare. Sì, perché marzo, con tutta la sosta dentro, Dovbyk per la Roma ha significato ben 9 punti. «+3», ha scritto ieri sera su Instagram, come l’avanzamento in classifica arrivato grazie a lui. Gol pesanti, la sua specialità. L’avevamo chiamato in queste settimane, specialmente dopo la notizia dell’assenza forzata dai campi per un po’ di tempo di Paulo Dybala, fonte di luce e di gol per la squadra giallorossa.
Facendo un calcolo con i risultati delle gare nelle quali il centravanti ucraino ha segnato almeno un gol, si può affermare che abbia portato nella classifica dei giallorossi 21 punti in Serie A (senza contare i 4 in Europa League e i 3 gol - decisivi agli Ottavi - realizzati in due turni di Coppa Italia). I numeri non mentono: sono 16 i gol stagionali in tutte le competizioni (4 assist con un totale di 20 partecipazioni, senza considerare i pali e qualche gol annullato), ma soprattutto con quello di Lecce salgono a 11 gol che hanno permesso alla Roma di passare in vantaggio. 9 di questi sono arrivati sullo 0-0, 3 sono arrivati con la squadra in svantaggio e solamente due sono stati realizzati con i giallorossi già in vantaggio: uno è stato quello del 5-0 contro il Parma e un altro è il secondo realizzato con la Samp in Coppa Italia, dove per altro aveva sbloccato lui il risultato.
Sorrisi e canzoni
La novità, se vogliamo, è che ora ride, come a fine partita quando si è guadagnato il premio di migliore in campo, e esulta anche un po’ di più. A Lecce si è sfogato con i compagni che l’hanno subito sommerso di abbracci: dalla “lap dance” di Baldanzi («Pazzo», gli ha risposto sui social Dovbyk) che gli si è appeso come un ginnasta, o un koala, a Cristante e Mancini che l’hanno riempito di sganassoni affettuosi. E il maratoneta Koné e il “rivale” buono Shomurodov, che nel Salento ha fatto coppia con lui, la mossa di Sir Claudio, per vincerla.
Lo coccola lo spogliatoio, che ne conosce la forza e ne capisce l’importanza, specie in questo rush finale. Lo omaggia Dybala nella notte dell’adrenalina, dopo la vittoria, con una story su Instagram: «Bravissimi ragazzi», ma la foto di Artem. E allora «You’re strong!». L’aveva già fatto Mancio, con il Cagliari dopo il gol realizzato dopo il gol mangiato, di difenderlo, proteggerlo, scuoterlo. Ha “superato” la prima stagione di un mostro sacro come Edin Dzeko, di cui a Lecce ha ricordato le movenze nel gol, ma adesso punta forte verso i 20 gol stagionali. Gol che tanto servono a una Roma che ne ha pochi nel suo «dna» (cit. Ranieri) e che, gioca bene o gioca male, sono la sua specialità, il suo lavoro.
Ha finito con i crampi (ieri si è concesso una domenica di relax e spa con la moglie Yulia) che sono arrivati al termine di un ciclo non facile - virus intestinale in nazionale - ma che grazie agli impegni ora distanziati gli consentiranno di recuperare appieno in vista della Juve e per la corsa punto a punto per tornare in quella che non può non essere la naturale casa della Roma, l’Europa.
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