De Rossi: "Stasera guarderò la Roma. Allenerei all'estero, l'importante è il progetto"
La leggenda giallorossa ha parlato poco prima di ricevere il premio ASI Sport&Cultura, soffermandosi sul suo futuro e sulla Nazionale


Daniele De Rossi ha ritirato il premio "ASI Sport&Cultura" al Salone d'Onore del CONI per i suoi valori etici e morali dentro e fuori dal campo.
Queste le sue parole poco prima della premiazione:
Bilancio sull’Ostiamare
“C’è sempre lo sport dietro, il sociale e la nostra città. Il sociale è il calcio in generale, porta via la gente dalla strada, dai social e dalle console, poi c’è tanto calcio e sport dietro che muove il mio mondo da quando sono bambino”.
Sugli ostacoli affrontati.
“Gli ostacoli sono quelli che sapevamo come tempistiche, permessi, tutte cose che non sono state brutte sorprese e delle quali eravamo al corrente. In campionato siamo partiti in maniera abbastanza turbolenta, mancano 5-6 partite e gli ostacoli ci sono perché si vuole provare a cambiare rotta anche se non ho trovato una situazione disastrosa a livello sia calcistico che tecnico. C’è molto da fare dal punto di vista dell’impiantistica ma ne ero al corrente”.
Su Prandelli come direttore tecnico della FIGC
“Non ho letto niente, non ne sapevo nulla. Ogni tanto mi informo sui vari social di queste notizie. Penso che aggiungere una figura che è un uomo di calcio di grande conoscenza e spessore come Prandelli possa solo far bene alla nostra Nazionale. Credo possa essere un buon modo per aiutare questa Nazionale che nelle ultime due gare ha fatto un tempo e mezzo molto bene”.
Sul suo futuro
“Il mio futuro è qui, ritiro il premio, poi torno a casa e stasera guardo qualche partita, anzi guarderò la Roma e il mio futuro lo vedremo in altre sedi. In questo momento, il mio presente non mi vede lavorare su una panchina e cerco di concentrarmi su quella che è la costruzione di una società che possa andare bene dopo con le persone che io metterò dietro la scrivania o dentro i campi, poi chiunque sa che la mia vocazione è sulla panchina.
Alleneresti anche all’estero?
“Si, certo, perché no, ho avuto tanti mesi per guardare il calcio italiano ma cerco di informarmi sia da casa che dal vivo, ho fatto un paio di viaggi per vedere i ritmi, i centri sportivi. Ho provato a migliorare una lingua che non parlavo benissimo, ho avuto tempo libero per fare delle cose che spero mi serviranno. Non è un problema di dove, di lingua o di campionato. Per quanto mi riguarda la cosa importante è che ci sia un progetto serio con persone serie che abbiano voglia di fare un percorso insieme a me perché vedono qualcosa in me e se mi sceglieranno spero di affiancarmi a persone che credono in me”.
Su quanto sia carico per allenare.
“Io sono sereno. Un allenatore che sta fermo all’inizio si scarica e si ricarica automaticamente della sua passione. Chi fa questo lavoro sa che c’è grande pressione, grande adrenalina e un po’ ti pesa ma quando smetti ti viene a mancare. Non so quando, se a giugno o dopo ricomincerò a fare quello che mi piace”.
Altra domanda sulla Nazionale
“Ho visto solo la parte bella della Nazionale (ride, ndr). A parte gli scherzi, nel primo tempo qualche blackout c’è stato, abbiamo giocato contro una squadra che guardando gli effettivi è più forte di noi e abbiamo giocato alla pari. Guardando anche quanto creato all’andata, non sarebbe stata una rapina se fossimo passati noi. Penso che il livello sta tornando ad essere buono e ci avvicineremo con più consapevolezza a quando le partite conteranno davvero. Non devo mandare messaggi a nessuno, c’è un allenatore (Spalletti) che io stimo tanto”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA