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Paulo Sergio a Radio Romanista: "Alla Roma serve un tecnico vincente"

L'ex calciatore ha parlato a "Unico": "Non ci sono più i brasiliani di una volta, perciò se ne vedono di meno in Europa. I miei anni con Zeman servirono allo Scudetto"

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA La Redazione
29 Marzo 2025 - 09:26

Nel corso della trasmissione "Unico", l'ex calciatore Paulo Sergio ha parlato a Radio Romanista. Queste le parole del brasiliano:

"Buongiorno, è un piacere parlare con voi. Voglio ringraziare i romanisti perché fino alla fine posso vedere il loro affetto, questo è un lavoro che ho fatto anni fa e loro non hanno dimenticato questo tempo".

C'è un derby che alla fine non si è vinto, ma si ricorda come una vittoria perché venivamo da quattro sconfitte consecutive contro di loro ed eravamo sotto in termini di gol e uomini in campo. Cosa ricordi di quel derby che ha coinciso con il primo gol contro la Lazio di Totti?

"Io ero appena arrivato a Roma ma tutti i romanisti dicevano che la partita più importante era contro la Lazio. Avevamo perso i primi, quindi c'era molta pressione. Fu una partita molto importante, finita 3-3, con molti gol. Tutti i tifosi videro il nostro impegno e fu importante anche per me".

In quella Roma eri l'esterno destro d'attacco, al centro c'erano Delvecchio e a sinistra Totti che è protagonista di questa rubrica. Qual era il rapporto con il Totti ragazzo?

"Era un ragazzo che, appena raggiunta la titolarità, sapeva la pressione che avrebbe ricevuto ma ha continuato a lavorare con tranquillità e per questo è diventato un gran giocatore. Abbiamo avuto una bella squadra che ha gettato le basi secondo me per lo Scudetto di qualche anno dopo. Io ho giocato sempre sulle fasce, ho fatto tantissimi gol, e per questo sono stati due anni per me molto importanti, anche perché dopo mi voleva il Bayern Monaco per vincere la Champions. Sono stati anni importantissimi".

Su Totti citiamo una tua dichiarazione dopo il suo addio da dirigente, hai detto che era impossibile per lui ripetere fuori quello che aveva fatto in campo, e che forse avrebbe avuto bisogno di un po' di tempo per sé. Cosa pensi di questi anni?

"Anche io dopo il ritiro sono andato a scuola di amministrazione sportiva, mi sono preso tempo per imparare tutto del calcio. Ok, abbiamo giocato, ma per essere dirigenti serve di più. Penso che Totti in quel momento dovesse prendersi del tempo con la famiglia, perché la pressione c'è e c'è ancora di più se sei stato un gran giocatore. Essere un dirigente della Roma poi è un ruolo troppo importante, per questo la penso così".

Nella stessa intervista hai detto che un giorno sarebbe tornato. La pensi ancora così?

"Non lo so, non so cosa ha in testa, se vuole questo, se c'è con il cuore per fare questo, anche perché dipende se e che rapporti ha con i dirigenti attuali. Però lui è sempre stato un grande e può farcela".

Tu sei stato alla Roma con Zeman, ma in giallorosso ti aveva voluto Carlos Bianchi. Confermi?

"Sì, era lui anche perché il mio calcio piaceva: è stato un peccato che non sia rimasto anche perché poi l'ho incontrato in una finale di Mondiale per club, Bayern-Boca Juniors. Mi ha sempre detto che per lui ero importante".

Dopo la Roma, il Bayern Monaco. Cosa ti hanno lasciato la Roma e il calcio italiano?

"Io ho sempre voluto giocare nel campionato italiano, per i tanti brasiliani che ci sono stati. Il passaggio alla Roma è stato importantissimo per vincere dopo".

Qui c'è molta attesa per la nomina del nuovo allenatore. Il nome più caldo sembra quello di Gasperini. Ti piace? Hai un nome da consigliare?

"Non voglio esprimermi, è difficile. Deve essere un allenatore che voglia vincere, deve avere la mentalità. Gasperini non lo so, penso ci siano tanti allenatori, per questo non voglio esprimermi".

Sei brasiliano, ma ormai anche tedesco d'adozione. Alla Roma non ci sono brasiliani, mentre l'unico tedesco è Hummels, che ha vissuto una stagione particolare. Come ti è sembrato?

"Lo sai che Hummels è un giocatore di grande esperienza, però giocare in Italia, alla Roma, non è facile. Devi avere un po' di tempo per capire la cultura. In questo inizio ha trovato un po' di problemi, ma è uno su cui fare affidamento, è un nazionale, d'esperienza, è un giocatore che può fare la parte difensiva in qualsiasi ruolo".

Tanti brasiliani sono passati in questa trasmissione. Però è un periodo in cui di brasiliani alla Roma non ce ne sono. Ti sei dato una spiegazione?

"Non ci sono brasiliani come prima. Io ora sono ambasciatore della Bundesliga, al Bayer Leverkusen c'è Arthur, mentre prima ce ne erano sempre due o tre. Al Bayern Monaco non ce ne sono. Per portare un brasiliano in Europa deve essere uno forte forte, penso che in questo momento c'è un po' di fatica. Abbiamo perso con l'Argentina una gara da dimenticare, mi dispiace ma non ci sono ora i brasiliani che possano fare la differenza in Europa".

Hai visto Germania-Italia? Come vedi gli Azzurri? Ci qualificheremo ai Mondiali?

"Penso di sì. Guarda che nel 2006 nessuno pensava che l'Italia potesse vincere, così la Germania nel 2014. Perciò ora è difficile, ma quando arrivano i Mondiali la mentalità è diversa".

Di cosa ti occupi da ambasciatore della Bundesliga?

"In Brasile faccio il commentatore, sono arrivato due giorni fa dalla Germania dove ho avuto da fare con Bayern, Leverkusen e la Bundesliga. Si tratta di un bel compromesso, ma riesco a farlo. Sto bene".

 

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