AS Roma

Gasperini divide: che sia in ogni caso una scelta romanista

L’eventuale ingaggio del tecnico pluricelebrato dell’Atalanta fa discutere i tifosi giallorossi

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
22 Marzo 2025 - 06:00

Che il personaggio sia divisivo non servivano  a ribadirlo i sondaggi radiofonici e social che hanno caratterizzato ieri tutta la giornata di Radio Romanista, dopo che - nell’edizione del nostro quotidiano di ieri mattina - abbiamo raccontato come la candidatura di Gian Piero Gasperini sia oggi particolarmente autorevole in virtù dei diversi contatti che ci sono stati tra il tecnico, Ranieri e il direttore sportivo Ghisolfi e l’ascendente che l’allenatore piemontese vanta nei confronti dei proprietari della Roma. I Friedkin, come capita spesso agli imprenditori americani soprattutto quando si accostano al calcio, guardano molto all’effetto ma poi non sono particolarmente abili a comprenderne appieno le cause. Per meglio dire, in ogni ambito delle loro attività professionali i proprietari della Roma hanno dimostrato di poter raggiungere l’eccellenza e se ne fanno giustamente vanto. Nell’industria automobilistica, cinematografica e turistico-alberghiera hanno raggiunto risultati, e fatturati, enormi. Ma il calcio, per fortuna e purtroppo, è un’altra cosa e lo stanno scoprendo anche loro sulla loro pelle. Niente di male se gli errori vengono riconosciuti e sanati con rapidità, facendone tesoro. Ma è davvero così?

L’effetto di cui si sono innamorati i Friedkin è quello che hanno visto a Dublino lo scorso anno quando l’Atalanta ha demolito il Bayer Leverkusen nella finale di Europa League, annichilendo uno squadrone che aveva vinto la Bundesliga, battendo più volte  anche il Bayern Monaco, ed era arrivato alla finale di Europa League, senza perdere mai una partita per tutta la stagione. Contro i nerazzurri, all’atto finale, sono sembrati una squadra primavera contro una di adulti. E quando la Roma, subito dopo essere stata eliminata proprio dal Bayer, è andata a Bergamo a giocarsi le residue chances di qualificazione in Champions League l’evidenza del campo è stata talmente lampante da lasciare il segno. Ma qual è la causa che ha portato Gasperini ad ottenere il massimo alla sua nona stagione sulla panchina dei bergamaschi, portando in bacheca il primo e finora unico trofeo della sua carriera? La risposta sta proprio in quei nove anni di programmazione, partiti peraltro con quattro sconfitte consecutive che all’alba del campionato 2016/2017 avevano reso improvvisamente fragile l’(appena cominciata) avventura di Gasperini su quella panchina. Il tecnico trovò immediatamente una soluzione: via tutti i giocatori un po’ usurati e contrari ai nuovi metodi, dentro i nuovi talenti e vediamo come va. La società, a quel punto, aveva due strade: seguire l’allenatore con fiducia praticamente cieca o mandarlo via sulla scorta di risultati e probabilmente statistiche di quelle prime quattro partite deprimenti. Percassi, non a caso ex giocatore professionista e dunque presidente molto competente (quasi un’eccezione nel nostro calcio), scelse la strada della fiducia e dopo nove anni ne ha raccolto i frutti, passando attraverso diversi incidenti di percorso e stagioni, spesso comunque esaltanti, terminate senza trofei, anche quando la forza della squadra sembrava in grado di poterne garantire (ricordiamo ad esempio le tre finali di coppa Italia perse). Con un occhio al bilancio e uno alle diverse intemperie che la gestione di Gasperini ti obbliga ad attraversare, però, si è resistito. Friedkin, invece, non dopo quattro sconfitte, ma dopo una sconfitta in casa con l’Empoli, e tre pareggi in trasferta invece molto promettenti (con Cagliari, Juventus e Genoa), non ha tenuto conto delle diverse attenuanti evidenti ad ogni esperto di calcio, si è rimangiato il progetto appena partorito e ha esonerato senza neanche una parola di spiegazione l’allenatore su cui aveva puntato pochi mesi prima, quello che avrebbe potuto essere il suo Gasperini: Daniele De Rossi, peraltro amatissimo dalla tifoseria giallorossa. Ecco perché al di là dei diversi motivi per votare no alla candidatura di Gasperini, e a quelli magari altrettanto solidi per accettarla, si forma chiara un’altra domanda: i Friedkin hanno lo spessore e la competenza per credere davvero in questo nuovo progetto che si affaccia all’orizzonte e dunque sostenerlo in caso di difficoltà o si sono solo fatti abbagliare da un paio di partite e alle prime crepe (ri)butteranno tutto all’aria? La posizione del Romanista, in un caso o nell’altro, sarà sempre la stessa: noi saremo al fianco della Roma e, di conseguenza, anche di qualsiasi allenatore dovesse essere ingaggiato. Speriamo che sia altrettanto romanista la scelta di Dan e Ryan Friedkin.

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