Dai big d'Italia ai top mondiali: quanto costa abbassare la saracinesca
Il portiere è passato dall’essere un oggetto misterioso a leader assoluto. La Roma è chiamata ad adeguarsi in termini economici: Mile oggi è un top e come tale va trattato

Svilar e Alisson con la maglia della Roma (GETTY IMAGES)
Sul rendimento della Roma in questo 2025, oltre alla firma di Claudio Ranieri c’è il segno indelebile dei guantoni di Mile Svilar. Titolare indiscusso da ormai più di un anno, il portiere giallorosso è passato dall’essere poco più di un oggetto misterioso a leader tecnico e carismatico della squadra. Una crescita rapida e per certi versi inaspettata, rispetto alla quale la Roma è ora chiamata ad adeguarsi in termini economici. Il contratto di Svilar scade infatti nel 2027, ma la cifra su cui club e giocatore si erano accordati tre anni fa non può più bastare: Mile oggi è arrivato ad essere uno dei migliori portieri d’Europa, sicuramente tra i primi in Serie A, e come tale va trattato.
Il divario con i suoi colleghi di reparto non può di certo far stare sereni i dirigenti giallorossi. Impietoso il paragone con Sommer (ingaggio da 4 milioni) e Maignan (contratto da quasi 3 milioni, che verrà a breve ritoccato), anche Provedel, Meret e Di Gregorio prendono di più, con 2 milioni di ingaggio per ognuno. L’unica eccezione sarebbe Carnesecchi dell’Atalanta (che paga un milione e mezzo l’anno a Rui Patricio), ma anche il giovane portiere si è da poco affermato nel club nerazzurro ed è destinato ovviamente a vedere aumentare il proprio ingaggio, a Bergamo o altrove.
Le cifre che girano all’estero poi mettono paura: i top club europei ormai pagano i portieri quanto un tempo si pagavano i goleador, e così i vari Oblak, Donnarumma e Neuer vedono i rispettivi ingaggi toccare e sforare il tetto dei 10 milioni di euro. In Premier, un portiere di una squadra con ambizioni per certi versi minori della Roma (vedi Nottingham, Brighton…) percepisce in media il doppio di Svilar, i due portieroni Ederson e Alisson ricevono, da Manchester City e Liverpool, 5 milioni ciascuno.
Proprio l’ex Roma, nell’estate del 2018, si trovò in una situazione molto simile, con il club giallorosso che, invece di ritoccare l’ingaggio concordato prima che si affermasse, preferì cederlo a peso d’oro. Dopo la partenza del brasiliano però, nessun portiere arrivato nella Capitale per fare da titolare ha guadagnato meno di due milioni, né Olsen, né Pau Lopez, né Rui Patricio (gli ultimi due viaggiavano sui tre milioni). Un doppio errore che la Roma non può permettersi di commettere di nuovo.
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