Schiantati da Hummels e Turpin: Roma ko con l'Athletic e fuori dall'Europa League
Errore del tedesco al 10’, poi rimedia, ma l’arbitro lo caccia. E i giallorossi cedono di schianto: termina 3-1 la sfida di ritorno degli ottavi di finale. Passano i baschi

(GETTY IMAGES)
La Roma lascia l’Europa in una serata surreale, cominciata malissimo e finita peggio, con un erroraccio di Hummels e una indecente interpretazione sull’intervento successivo dell’arbitro Turpin che ha inopinatamente cacciato il tedesco e costretto la Roma a giocare in dieci praticamente per tutta la partita, Roma che in dieci si è abbassata e ha progressivamente lasciato il campo agli avversari, ha subito tre gol (uno all’ultimo secondo del primo tempo, uno su calcio d’angolo, e sono otto reti prese marcando a uomo e perdendosi una marcatura, e l’ultimo per una prodezza del loro miglior giocatore, Nico Williams) prima di segnare su rigore al 93’ solo per allungare di pochi secondi la speranza. E poi negli spogliatoi c’è stata l’esigenza di giustificare l’ingiustificabile, in maniera assai poco comprensibile, per lo meno pensando a ciò che era stato detto dell’arbitro Stieler e del designatore Rosetti ad Oporto - con quello che in Portogallo era stato messo sul piatto della bilancia - e con quello che non è stato detto ieri, con Turpin che ha sostanzialmente indirizzato la qualificazione dopo dieci minuti di partita. E così ai 2000 romanisti arrivati anche qui e ai milioni di tifosi che hanno visto o sentito la partita da lontano è rimasto in bocca anche il sapore amaro della beffa: Ranieri sarà elogiato (da tutti quelli che non tifano per la Roma) per la sua sportività, ma poi il regolamento del gioco del calcio parla chiaro. Ci sta anche l’interpretazione dell’arbitro, per carità, soprattutto se ci si fida della sensazione del campo e non la si va a rivedere (e in tempi di Var resta una scelta sempre poco comprensibile), ma non si può non considerare che il pallone ha completamente cambiato direzione sull’intervento di Hummels, che si stava a 50 metri dalla porta e che, cosa non prevista dal regolamento ma di cui gli arbitri bravi solitamente tengono conto, si era al decimo minuto della partita di ritorno di un ottavo di finale di Europa League. A prescindere che poteva anche non essere considerato fallo, se avesse dato giallo invece che rosso si sarebbe eccepito qualcosa in senso contrario, ma nessuno avrebbe potuto gridare allo scandalo e la partita sarebbe rimasta sui binari dell’equilibrio almeno della parità numerica. Poi magari il Bilbao avrebbe vinto lo stesso, stando alle prove incerte di molti giocatori della Roma, ma se la sarebbe sudata di più. E in ogni caso qui rientriamo nel piano delle opinioni. E chi scrive, ad esempio, ritiene che sia stata eliminata la squadra più forte.
L’episodio che ha indirizzato la partita è arrivato dopo 10 minuti, con un’azione superficiale di Hummels, che, sulla linea di centrocampo, per servire Rensch con la Roma tutta proiettata nella metà campo avversaria, ha girato all’olandese una palla fiacca in orizzontale, Sannadi è intervenuto ma con la sua rozza tecnica non ha controllato la traiettoria ma si è autolanciato, e in quel momento il difensore tedesco ha provato l’all-in entrando in scivolata prima che il basco fosse imprendibile: il pallone è schizzato verso la bandierina del calcio d’angolo, a riprova dell’intervento deciso del romanista, ma Turpin ha alzato immediatamente il cartellino rosso, condannando il giocatore per il fallo e la Roma alla dannazione. Impassibile Ranieri in piedi davanti alla panchina mentre in campo i giallorossi protestavano con forza, rimediando un giallo per Svilar, comunque tutti decisi ad invitare l’arbitro francese ad andare almeno a rivedere l’episodio al Var dove invece il suo collega Brisard non l’ha richiamato, confermando la decisione del campo. Incredibile, ma vero: la Roma doveva giocarsi in dieci per almeno ottanta minuti la qualificazione ai quarti dopo quella gara appassionante dell’andata. Ranieri dalla panchina non ha preso decisioni e non ha modificato niente. In campo dunque sono rimasti i quattro difensori, con i due esterni Rensch ed Angeliño che hanno ovviamente abbassato di molto il loro raggio d’azione, Paredes è rimasto centrale di centrocampo con Cristante (preferito a Koné, rimasto in panchina 90 minuti, altro mistero buffo della serata: che fosse lui l’obiettivo delle critiche di Ranieri a Empoli?) e Baldanzi (confermato come previsto da mezzala mancina) ai fianchi, e Dybala ad affiancare l’inguardabile Dovbyk. E dire che la partita era cominciata con un quasi gol della Roma, su calcio di punizione battuto da sinistra da Angeliño e gran deviazione di Cristante di testa sul palo più lontano, che però ha respinto in campo la palla mentre l’assistente di Turpin, Danos, alzava la bandierina: fuorigioco di Bryan, su cui più di un dubbio si è sollevato alla revisione televisiva. Ma non sapremo mai se la posizione fosse buona o meno. Dopo l’espulsione invece la Roma è sembrata sotto choc. Nei dieci minuti iniziali, in parità numerica, il Bilbao di Valverde schierato col solito 4231 senza troppa fantasia se non quella che a sprazzi gli garantiscono i fratelli Williams, si era limitato ad una gestione del pallone in grado comunque di accendere la fantasia dei 50000 del San Mamés (tra cui 2000 romanisti). Al 21’ Angeliño ha regalato un pallone a Unai Gomez sulla trequarti che l’ha subito girato a Sannadi, solissimo davanti a Svilar: ma lo scavetto a scavalcare il portiere è terminato fuori neanche di poco. Subito dopo Nico Williams è passato come un fantasma tra Rensch e Cristante e ha girato il suo destro sul palo interno. Roma graziata e strani segnali: da una parte il cedimento sembrava vicino, dall’altra la sorte sembrava non aver completamente voltato le spalle. Al 34’ ancora Svilar è intervenuto in tuffo a mano aperta per respingere un sinistro insidioso di Sannadi, al 39’ uno degli episodi che avrebbero potuto dare un senso diverso alla serata: su calcio d’angolo di Paredes, Cristante sul primo palo ha preso il tempo a tutti e ha girato di piatto al volo verso la porta, sfiorando però solo l’esterno della rete. Poi la conferma che gli dei del calcio si erano messi di traverso: all’ultima palla giocabile del primo tempo, su cross da sinistra di Inaki Williams, la palla sfiorata in area da Sannadi ha attraversato tutta l’area ed è arrivata dalla parte opposta dove Nico Williams ha tirato di prima, Angeliño si è opposto, ma deviando la traiettoria ha solo reso impossibile l’intervento di Svilar. 1-0 all’ultimo secondo del terzo minuto di recupero, proprio come il gol di Shomurodov all’andata a fine partita. Altro brutto segnale.
Poi c’era da considerare le forze residue a disposizione: Dybala aveva già cominciato a zoppicare in campo dalla mezz’ora, e non è sembrato aver voglia di dannarsi troppo l’anima e lottare per 90 o magari 120 minuti, Baldanzi sì, ma a un certo punto è sembrato lottare da solo, in mezzo si annaspava e ogni palla giocata lunga veniva mal controllata da Dovbyk. Solo da qualche impulso dalla panchina poteva arrivare una soluzione, una speranza, una fiammella. Ma Ranieri all’intervallo ha lasciato tutto inalterato, salvo togliere Dovbyk dopo 8 minuti (sprecando così uno slot): dentro Soulé e Dybala momentaneamente unico attaccante. Valverde aveva inserito Berenguer al posto dell’inutile Unai Gomez e già al 3’ Inaki aveva sfiorato il gol della qualificazione. Baldanzi ha gestito male l’unica ripartenza di inizio ripresa, poi Ranieri ha richiamato lui e Dybala per mettere in campo Pisilli (sprecato da esterno sinistro di centrocampo di una sorta di 441) e Shomurodov che appena entrato, servito proprio da Pisilli, ha sgasato verso la porta e ha calciato forte di sinistro, per un altro degli episodi da sliding doors della serata; ma deviando in corner, Agirrezabala ha tolto praticamente l’ultima speranza di cambiare il corso del destino. Al 18’ infatti Svilar ha dovuto compiere un miracolo per salvare su Berenguer, ma al 23’ ha capitolato sull’ennesima deviazione di testa su calcio d’angolo, vera spina nel fianco della Roma di tutta la stagione: testa di Berchiche e 2-0. Quando al 37’ Nico ha seminato tutti in area (Cristante, Mancini e Ndicka) e ha realizzato il terzo gol è partita la festa del San Mamés, ritardata di qualche minuto per l’ingresso, tardivo, di El Shaarawy e Saelemaekers e per il rigore concesso per il fallo di Gorosabel, appena entrato pure lui, proprio su El Shaarawy: rigore trasformato da Paredes. Poi la beffa delle beffe: dei 3 minuti di recupero decretati se ne sono giocati, cronometrati, solo 1,46. L’ultimo regalo di Turpin. E pensare che Leo ha avuto pure la palla buona per mandare in porta Shomurodov, ma il suo passaggio è stato fermato da De Marcos. Doveva andare così.
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