Svilar, Ndicka e Angeliño: i tre moschettieri intoccabili (o quasi) di Ranieri
Lo spagnolo è partito dalla panchina solo a Parma ed Empoli, gli altri due invece hanno giocato ogni singolo minuto del 2025: già raggiunte le 40 gare stagionali
(GETTY IMAGES)
Nonostante Claudio Ranieri abbia dato vita, dalla trasferta di Udine in poi, a una rotazione pressoché scientifica di tutta la rosa a sua disposizione, ci sono alcuni calciatori dei quali il tecnico testaccino non fa mai (o quasi mai) a meno. Uno è Mile Svilar, chiaramente meno soggetto ai discorsi di turnover; un altro è Evan Ndicka, uno tra i cinque giocatori di movimento a non aver saltato neppure un minuto di questo campionato (gli altri sono Di Lorenzo e Rrahmani del Napoli, Baschirotto del Lecce e Luperto del Cagliari); il terzo e ultimo è Angeliño, ieri partito dalla panchina al Castellani, ma poi subentrato nella ripresa.
A loro tre Ranieri rinuncia il meno possibile: se il laterale spagnolo in un paio di circostanze (a Parma e, appunto, Empoli) non ha giocato titolare, per il portiere e il centrale ivoriano non esiste riposo. L’unica gara saltata da Svilar è stata quella contro la Samp in Coppa Italia, l’unica non disputata da Ndicka invece quella di Europa League in casa dell’Union St-.Giloise, il 5 novembre scorso, a causa di un attacco febbrile. Tutti e tre gli stakanovisti hanno ampiamento superato i 3.000’ in stagione, e nel successo di ieri hanno raggiunto le 40 presenze nel 2024-25: Svilar e Ndicka hanno totalizzato 3.600’ su 3.690 totali disputato finora dai giallorossi, mentre Angeliño li insegue con 3.359’. Prossimo a tagliare il traguardo dei 3.000’ anche Gianluca Mancini: l’ex atalantino, salvo sorprese, lo farà proprio giovedì al San Mamés, essendo a quota 2.964’ (spalmeti su 35 presenze).
I “tre moschettieri” di Ranieri sono, ognuno nel suo reparto, tra i segreti della rinascita giallorossa: degli autentici insostituibili, immuni o quasi al turnover di Sor Claudio. Giovedì pomeriggio, a Bilbao, saranno chiamati ancora una volta a fare la differenza, cercando di proteggere il vantaggio ottenuto (all’ultimo respiro) nella gara d'andata all'Olimpico.
© RIPRODUZIONE RISERVATA