Quando eravamo infelici: il Bilbao, 160 giorni dopo
L’avversario è lo stesso di settembre, ma l’aria è tutta diversa. Ora gli spagnoli sono favoriti dai bookmakers per il passaggio ai quarti, ma solo per il ritorno in casa

(GETTY IMAGES)
Centosessanta giorni dopo è un altro mondo. Il 26 settembre 2024 la Roma affrontava l’Athletic Club di Bilbao con Ivan Juric in panchina e il “cadavere” del precedente allenatore, Daniele De Rossi, ancora caldo. Eravamo infelici, e lo sapevamo. Oggi c’è un’altra aria e tutta Roma si sposterà all’Olimpico (calcio d’inizio ore 21, telecronaca esclusiva su Sky, radiocronaca obbligatoria su Radio Romanista) fisicamente o con l’anima per seguire la stessa sfida che stavolta mette in palio la qualificazione ai quarti di Europa League: si deciderà tutto tra sette giorni a San Mamés, nello stadio che nel 2013 è stato costruito sulle ceneri della storica catedral, ma se la Roma vorrà ribaltare il pronostico dei bookmakers (che assegnano agli avversari un minimo vantaggio) dovrà ipotecare il turno vincendo - magari con più gol di scarto - la sfida di stasera. Non un’impresa facile. Nel borsino degli esperti le due squadre praticamente si equivalgono. Valverde, che uscì umiliato dall’Olimpico nel 2018 quando il suo Barcellona perse 3-0 con la Roma di Di Francesco, non si culla sugli allori del pronostico. Sa che se conserva un minimo di vantaggio è solo per la circostanza di poter giocare il ritorno in casa. Ma in quel 10 aprile di sette anni fa, quando al Barça di Messi e Iniesta tremarono le gambe di fronte alla poderosa spinta dei neanche 60.000 dell’Olimpico, capì che cosa significa giocare di notte in coppa contro la Roma.
A settembre invece gli è andata bene, finì 1-1, e su quel risultato costruì un cammino solido che ha portato il suo Athletic ad appaiare la Lazio al vertice della fase campionato dell’Europa League, e alla fine fu seconda solo per differenza reti.
La Roma invece ha attraversato l’inferno e oggi è decisamente un’altra squadra anche se a settembre la vittoria sfuggì solo per la contrarietà del destino. Battere i baschi non è facile per nessuno. In casa sono quasi insuperabili, in trasferta ogni tanto sbagliano qualche colpo. Il loro è un gioco verticale e diretto, non amano la costruzione dal basso, ma sanno palleggiare in velocità in mezzo al campo e davanti aumentano le marce fino a rendere imprendibili i due fratelli Williams, soprattutto Nico. L’altra sera a Madrid hanno sfidato l’Atletico a viso aperto, hanno perso di misura 1-0 e per tre volte altrettante conclusioni che sembravano vincenti sono invece rimbalzate contro i pali. E prima di questa sconfitta venivano da sedici risultati utili consecutivi, nella Liga. E il pensiero di poter giocare la finale del torneo in casa sarà più d’una suggestione tra sette giorni, quando si deciderà chi passa. Tra Italia e Spagna è pure una sfida per il ranking, vista la consueta defaillance di molte squadre italiane, ma non è più una questione di stile. Forse gioca più all’italiana l’Atlhetic di Valverde che la Roma di Ranieri, che ieri in conferenza stampa, ha ricordato a tutti come a lui piaccia da sempre il gioco offensivo. Inutile ricordare invece i record della Roma nel rendimento nelle coppe internazionali e in particolar modo quando si gioca all’Olimpico. Di sicuro sarà una festa, con 60.000 bandiere giallorosse a sventolare per la coreografia - di tutto lo stadio - che si preannuncia da brividi. Andiamo romanisti.
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