AS Roma

Quando eravamo infelici: il Bilbao, 160 giorni dopo

L’avversario è lo stesso di settembre, ma l’aria è tutta diversa. Ora gli spagnoli sono favoriti dai bookmakers per il passaggio ai quarti, ma solo per il ritorno in casa

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
06 Marzo 2025 - 06:00

Centosessanta giorni dopo è un altro mondo. Il 26 settembre 2024 la Roma affrontava l’Athletic Club di Bilbao con Ivan Juric in panchina e il “cadavere” del precedente allenatore, Daniele De Rossi, ancora caldo. Eravamo infelici, e lo sapevamo. Oggi c’è un’altra aria e tutta Roma si sposterà all’Olimpico (calcio d’inizio ore 21, telecronaca esclusiva su Sky, radiocronaca obbligatoria su Radio Romanista) fisicamente o con l’anima per seguire la stessa sfida che stavolta mette in palio la qualificazione ai quarti di Europa League: si deciderà tutto tra sette giorni a San Mamés, nello stadio che nel 2013 è stato costruito sulle ceneri della storica catedral, ma se la Roma vorrà ribaltare il pronostico dei bookmakers (che assegnano agli avversari un minimo vantaggio) dovrà ipotecare il turno vincendo - magari con più gol di scarto - la sfida di stasera. Non un’impresa facile. Nel borsino degli esperti le due squadre praticamente si equivalgono. Valverde, che uscì umiliato dall’Olimpico nel 2018 quando il suo Barcellona perse 3-0 con la Roma di Di Francesco, non si culla sugli allori del pronostico. Sa che se conserva un minimo di vantaggio è solo per la circostanza di poter giocare il ritorno in casa. Ma in quel 10 aprile di sette anni fa, quando al Barça di Messi e Iniesta tremarono le gambe di fronte alla poderosa spinta dei neanche 60.000 dell’Olimpico, capì che cosa significa giocare di notte in coppa contro la Roma.

A settembre invece gli è andata bene, finì 1-1, e su quel risultato costruì un cammino solido che ha portato il suo Athletic ad appaiare la Lazio al vertice della fase campionato dell’Europa League, e alla fine fu seconda solo per differenza reti.

La Roma invece ha attraversato l’inferno e oggi è decisamente un’altra squadra anche se a settembre la vittoria sfuggì solo per la contrarietà del destino. Battere i baschi non è facile per nessuno. In casa sono quasi insuperabili, in trasferta ogni tanto sbagliano qualche colpo. Il loro è un gioco verticale e diretto, non amano la costruzione dal basso, ma sanno palleggiare in velocità in mezzo al campo e davanti aumentano le marce fino a rendere imprendibili i due fratelli Williams, soprattutto Nico. L’altra sera a Madrid hanno sfidato l’Atletico a viso aperto, hanno perso di misura 1-0 e per tre volte altrettante conclusioni che sembravano vincenti sono invece rimbalzate contro i pali. E prima di questa sconfitta venivano da sedici risultati utili consecutivi, nella Liga. E il pensiero di poter giocare la finale del torneo in casa sarà più d’una suggestione tra sette giorni, quando si deciderà chi passa. Tra Italia e Spagna è pure una sfida per il ranking, vista la consueta defaillance di molte squadre italiane, ma non è più una questione di stile. Forse gioca più all’italiana l’Atlhetic di Valverde che la Roma di Ranieri, che ieri in conferenza stampa, ha ricordato a tutti come a lui piaccia da sempre il gioco offensivo. Inutile ricordare invece i record della Roma nel rendimento nelle coppe internazionali e in particolar modo quando si gioca all’Olimpico. Di sicuro sarà una festa, con 60.000 bandiere giallorosse a sventolare per la coreografia - di tutto lo stadio - che si preannuncia da brividi. Andiamo romanisti.

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