Signorini, dall'esordio in Serie A con la Roma all'amore genoano
Nella Capitale fa il debutto che conta, ma è al Grifone che si lega a doppio filo: scoglio, bagnoli, l’addio, poi quelle lacrime del Ferraris nel 2001
In comune hanno avuto quel numero 6 che li ha marchiati. Per il resto le carriere di Aldair e Signorini sono state speculari: all'insegna del giallorosso con un finale in rossoblù per il brasiliano; griffata Genoa con una parentesi romanista per l'italiano. Lui che del Grifone è diventato icona, deve però proprio alla Roma il debutto in Serie A. È Liedholm a puntare su di lui nel 1987, dopo averlo ammirato nel rivoluzionario Parma di Sacchi.
Le due zone sono però differenti, le categorie anche: il libero toscano non convince e a fine stagione si trasferisce sotto la Lanterna. Lì sboccia la sua grande storia d'amore con i colori rossoblù, anche grazie a Scoglio, che ne chiede l'ingaggio con insistenza per riportare il Grifone in A. Detto fatto. Signorini si conferma un punto fermo del Genoa anche nel massimo campionato, dove compone con Ruotolo, Eranio, Aguilera e in un secondo momento Skuhravy l'ossatura di un gruppo che centra piccoli-grandi miracoli sportivi, fra i quali lo storico 4° posto, miglior piazzamento del dopoguerra che frutta la qualificazione in Coppa Uefa.
Alla guida della squadra è nel frattempo arrivato Bagnoli, artefice del prodigioso scudetto veronese, ma il ruolo di leader difensivo resta saldamente proprietà di Signorini. L'impresa epocale viene sfiorata nel 1992, quando il Grifone diventa la prima italiana a espugnare Anfield in una sfida all'insegna di "You'll never walk alone" e conquista la semifinale Uefa. Tocca all'Ajax fermare il sogno, proprio con l'involontaria complicità dell'ex pupillo di Sacchi. A fine match, da vero capitano, ci mette la faccia e chiede scusa a tutti. I tifosi apprezzano, la gente di Genova si innamora di lui. Ricambiata.
La maglia della squadra più antica d'Italia diventa la seconda pelle del difensore. Al termine di una stagione drammatica dal punto di vista sportivo (1994-95), la squadra si ritrova con un piede in B all'ultima giornata, subissata dalla contestazione del Ferraris. È una rete di Delvecchio (all'epoca interista) in pieno recupero al Padova a condurla allo spareggio. Alla notizia del gol Signorini riemerge dagli spogliatoi e festeggia con la Gradinata Nord. Da ultras. Arriverà ugualmente la retrocessione e poi il suo addio, ma resterà per sempre bandiera.
Fino a quel 24 maggio 2001, quando già costretto all'immobilità sarà sul prato di Marassi, ospite d'onore di una serata per raccogliere fondi per la ricerca sulla Sla. Con lui venticinquemila genoani in lacrime
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