Superiorità numerica, c’è modo e modo
Per dirla con il grande Francesco De Gregori, nell'azione del gol di Saelemaekers oltre alle geometrie variabili ci sono anche buone dosi di coraggio, altruismo, fantasia

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Negli Anni Settanta, quando si marcava a uomo e c’era il libero come ultimo baluardo prima del portiere, Ciccio Cordova si faceva dare il pallone al limite dell’area da Ginulfi e poi si cimentava in un entusiasmante slalom. Dribblava uno, due, tre avversari per vie centrali e si presentava al limite dell’area avversaria. Poi, vai a capire perché, non tirava quasi mai. E se lo faceva, raramente, la mira non era granché. Negli Anni Ottanta Maradona, Zico, Bruno Conti, dribblavano e dribblavano ancora, ma spesso trovavano avversari che si aggrappavano alla maglia senza rischiare le ammonizioni di oggi, ma comunque erano talmente bravi da assicurare da soli la superiorità numerica in molti frangenti. Ma erano campioni con la C maiuscola. Oggi, in questo calcio, molto più atletico e sicuramente meno tecnico, la superiorità numerica è merce rara e tutti gli allenatori (chi più chi meno…) si adoperano per capire come fare e scoprire nuove strade. Perché la superiorità numerica ti dà potenzialmente una palla gol. C’è modo e modo ovviamente. L’importante è arrivarci. Un modo, ad esempio, è quello di isolare in un uno-contro-uno sulla fascia il giocatore che può saltare l’uomo e andare al tiro o al cross dal fondo. Come si fa? Ad esempio con un giro palla veloce da una parte all’altra o con cambi di campo panoramici. Ma bisogna essere molto bravi, veloci di mente e col piede importante.
Un’altra maniera (e qui torniamo per un attimo a Roma-Como) è quella di saltare le linee avversarie attraverso i passaggi con movimenti coordinati con e senza palla, tendenti a liberare l’uomo al di là dell’ultima linea difensiva e provocare così una chiara azione da gol.
Esempio più che calzante l’azione che porta al gol Alexis Saelemaekers contro il Como dove la Roma disegna sul campo per due volte di fila due triangoli scaleni che destabilizzano la difesa lariana. Dal normale giro palla Ndicka-Mancini-Celik, da sinistra a destra, il turco ha la bravura di proporre subito a un tocco in avanti per Saelemaekers e di seguire l’azione correndo in avanti senza palla. Da qui in poi è un susseguirsi di scelte di qualità e movimenti fatti bene. Il belga, ancora ad un tocco serve Dybala che addomestica e chiude il triangolo interno con Saele che a sua volta trova di nuovo Celik in posizione di ala destra. E a due tocchi Celik restituisce di nuovo palla per Saelemaekers che va in gol. Azione bellissima con due triangoli e doppia sovrapposizione, una interna e una esterna. Da vedere, rivedere e far rivedere. Per dirla con il grande Francesco De Gregori, nella stessa azione oltre alle geometrie variabili ci sono anche buone dosi di coraggio, altruismo, fantasia.
* Giornalista professionista, Allenatore UEFA B
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