Como la prima volta
Contro i lombardi l’esordio in Serie A di Falcao e, 23 anni dopo, quello di De Rossi. All’Olimpico invece la corsa di Cerezo sotto la Sud e la vetta della classifica da neopromossa
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Non sempre si è consapevoli di assistere alla Storia: a volte gli eventi assumono la loro autentica portata soltanto a distanza di tempo, col senno di poi. A Tirana eravamo tutti consapevoli del fatto che si stesse scrivendo una pagina indelebile del romanismo. E lo stesso vale - in negativo - per quanto riguarda Budapest. Mentre le vivevamo, quelle giornate , una nel bene e l’altra nel male, portavano impresso su di loro il marchio della Storia (rigorosamente con la S maiuscola). Ma ci sono altri eventi, altre giornate e altri momenti, che si disvelano in tutta la loro immensità soltanto al cospetto del tempo.
Il Divino
Ecco, il Como ci ricorda due tra gli eventi più importanti nella storia romanista: due autentici Big Bang, esplosioni che - invece di distruggere - hanno dato vita a un intero universo. Eppure, una vittoria per 1-0 al Sinigaglia alla prima di campionato non sembra un’impresa particolarmente epica. E infatti di per sé non lo è. Ma se vi prendete il disturbo di osservare meglio, vi renderete conto di quanto peso abbia avuto, sulla nostra storia, la partita contro i lombardi del 14 settembre 1980. È il giorno dell’apparizione del “Divino”, Paulo Roberto Falcao, l’epifania (nell’accezione letterale del termine, che indica il manifestarsi di un fenomeno) che un intero popolo attendeva fin dal giorno del suo arrivo. Se il 10 agosto 1980, data del suo sbarco a Roma, è il giorno in cui quel desiderio viene espresso; e se l’8 maggio 1983 è il giorno in cui quel desiderio si fa finalmente realtà; allora quel Como-Roma del 14 settembre 1980 è la posa della prima pietra nella costruzione di quel sogno. Nella squadra che scende in campo quel giorno, oltre a Falcao, ci sono altri cinque futuri campioni d’Italia: Tancredi, Di Bartolomei, Conti, Ancelotti e Pruzzo. Un altro, Vierchowod, quel giorno veste la maglia del Como. Sulla nostra panchina, ovviamente, Nils Liedholm. Tutti nomi, questi, che hanno fatto la storia della Roma.
E quando la storia viene scritta, nel 1982-83, si passa di nuovo dal Como, stavolta allo Stadio Olimpico: il 5 settembre 1982 gli uomini di Liedholm vincono 2-0 una gara ininfluente, ma è il giorno in cui il popolo giallorosso riaccoglie Falcao dopo quattro mesi. Festa sugli spalti per il Divino, reduce dalle fatiche Mondiali e dalle successive vacanze. Con lui, arriva l’ultimo tassello, quello fondamentale per dare inizio alla cavalcata che scrive la Storia.
DDR
E la Storia l’ha fatta Daniele De Rossi, il secondo calciatore più fedele alla Roma dopo Francesco Totti; più che un monumento giallorosso, la quintessenza del giallorosso. Anche per lui vale il principio di cui sopra: la Storia l’ha scritta il tempo, giudice unico e inappellabile. Perché quel Como-Roma del 25 gennaio 2003, giocato sul campo neutro del Garilli di Piacenza, è una gara all’apparenza come tutte le altre. Anzi, persino da dimenticare, visto il ko per 2-0. Ma se quel giorno fa il suo esordio un figlio di Roma, capitano e bandiera - uno da 616 presenze in giallorosso, uno che per diciotto anni è stato un autentico tifoso in campo - allora ci si rende conto che la Storia si scrive anche a posteriori, e non soltanto quando accade. Gioca titolare quel giorno Daniele, viste le tante defezioni, e lo fa con personalità da veterano. Ma nessuno può immaginare ciò che De Rossi rappresenterà negli anni a venire. Perché la Storia, a volte, è come l’occhio del ciclone: se ci sei dentro, non te ne accorgi.
Rinascite
Un pezzo di Storia giallorossa passa anche dal purgatorio della Serie B; a differenza di altri, riguarda soltanto una stagione della nostra storia. Tornati immediatamente dove ci compete, nel 1952-53 partiamo a spron battuto: il 19 ottobre 1952 battiamo 3-0 il Como con reti di Lucchesi, Galli e Bronée. La quinta vittoria nelle prime sei partite di campionato ci regala la vetta della classifica in solitaria. Con il passare delle settimane i giallorossi rallenteranno il loro cammino, ma quell’avvio di stagione roboante serve a ribadire che siamo tornati dove ci compete, e che da oggi in poi chiunque dovrà fare i conti con noi. Quel primo posto - seppur momentaneo - dopo la stagione più buia, è la Storia che impone se stessa.
Un po’ come quella corsa di Cerezo sotto la Curva Sud, il 23 settembre 1984: Roma-Como quel giorno termina 1-1, ma il primo gol giallorosso del campionato post-Liverpool, post-Liedholm e post-Ago (ammesso e non concesso che possa esistere un post-Ago) lo firma Toninho. Non uno qualsiasi, bensì una persona che in seguito avrà a dire che «il cuore di Dio è giallorosso». Quel gol è la Storia, perché ci ricorda - a distanza di quasi quattro mesi - che siamo ancora vivi. Nonostante tutto.
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