Inchinati alle magie di Dybala
Spavento al 27’ per il regalo a Samu. Poi sale in cattedra Paulino, doppietta. E la chiude Pisilli
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(GETTY IMAGES)
Quando il gioco si fa duro, Dybala inizia a giocare, per la Roma si accende la luce, per gli avversari si spegne. La Roma vince il playoff con il Porto e raggiunge gli ottavi di Europa League, casa sua, e oggi all’ora di pranzo conoscerà l’avversaria, se la Lazio o l’Athletic Bilbao. Ma ci sarà tempo per pensarci, ciò che serviva ieri è arrivato, una vittoria convincente ottenuta con la forza del gioco e la meravigliosa fantasia del suo uomo migliore, Paulo Dybala, che nel momento più difficile, l’unico della partita, è salito in cattedra e ha rimesso le cose a posto. Ranieri si è arrabbiato lo stesso, un po’ per il primo gol, regalato da una sciocchezza sull’asse Svilar-Paredes, un po’ per il rischio del pareggio in superiorità numerica, e soprattutto per qualche superficiale salita di troppo sul 3-1: «Per questo - dirà in sala stampa - a fine partita non sono andato negli spogliatoi, altrimenti avrei fatto Casamicciola».
Due, alla fine, i fattori decisivi: la splendida doppietta di Dybala e il rosso ad Eustaquio ad inizio secondo tempo, per il pugno sferrato a Paredes a palla lontana, stupidaggine che è costata cara al Porto.
La Roma si è dimostrata solida e reattiva per tutta la partita, ha cominciato e finito a mille, tenendo spenti gli ardori giovanili del Porto sin dall’avvio e provvedendo all’occorrenza ad innaffiare con le prodezze di Dybala l’entusiasmo acceso all’improvviso tra i “portisti” per quel gol regalato da Svilar e Paredes. Ma Paulino è il nostro ragazzo dell’Europa e quando serve il suo aiuto si prende carico di ogni responsabilità e rimette la chiesa al centro del villaggio. Il confronto tattico è proseguito all’Olimpico un po’ come era cominciato al do Dragao, con un duello allo specchio tra 343, uomo contro uomo sin dalle pressioni offensive, con la Roma alta e ben distesa senza alcuna cautela, convinta delle proprie possibilità, sicura di se stessa e delle sopraggiunte conoscenze tattiche, e ovviamente delle capacità tecniche superiori di qualche giocatore e di un marziano, quello con la maglia numero 21.
Quando Diogo Costa avviava l’azione del Porto dal basso, si creava una curiosa figura geometrica in mezzo al campo, con sette giocatori portoghesi molto vicini all’area del portiere con le pressioni di altrettanti romanisti e gli altri tre altissimi sulla trequarti della Roma, e Ranieri ha fatto accettare i dieci confronti individuali che più o meno erano questi: i tre centrali del Porto Djalo, Neuhen Perez e Otavio venivano immediatamente aggrediti rispettivamente da Pellegrini, Shomurodov (mandato in campo per via dell’indisponibilità di Dovbyk, risentimento all’adduttore nell’allenamento di rifinitura) e Dybala, in mezzo al campo Eustaquio doveva vedersela con Paredes e Varela con Koné, sulle fasce Joao Mario si confrontava con Angeliño e Francisco Moura con El Shaarawy, mentre più alti restavano Fabio Vieira (francobollato da Ndicka), Samu Aghehowa (ex Omorodion, alle prese con Mancini) e Pepe, su cui è stato destinato Celik, preferito ancora una volta a Hummels. In cronaca pochi gli episodi importanti, ma netto ed evidente è stato il controllo della Roma sin dall’inizio.
Al 5’, dopo la prima carezza di Otavio a Dybala, Celik ha messo in area un bel cross per Pellegrini che ha allungato il collo e deviato di poco alto sopra la traversa. All’11’ un rilancio su Aghehowa con palla scaricata per Vieira e palla sopra per Pepe ha costretto Celik e Mancini a un doppio affannoso intervento riparatore. Al 14’ uno splendido duetto in punta di piedi tra Angeliño e Pellegrini ha consentito al capitano di crossare forte in area per la testa di Shomurodov che però ha deviato stancamente fuori. Al 26’ è arrivato il sacrosanto cartellino per Otavio, un minuto dopo il patatrac che poteva rovinare la serata: su un disimpegno romanista progressivamente smontato all’indietro, Svilar non ha voluto rinviare lungo e ha cercato corto e verticale Paredes che avrebbe potuto deviare verso il terzo uomo Mancini che nel frattempo si era liberato, ma la misura del passaggio è stata sbagliata, Leandro nel tentativo di arrivare lo stesso sul pallone è scivolato, Eustaquio gli ha soffiato il pallone e ha cercato di servire Aghehowa per farlo segnare a porta vuota, ma Svilar gli si è buttato tra i piedi e ha deviato il passaggio, la palla è arrivata allora a Vieira che ha provato a battere a rete, con Mancini che si è messo in mezzo, il pallone si è impennato, Aghehowa a quel punto lo ha controllato e poi ha sforbiciato alla Parola infilandolo sotto la traversa, senza dare a Svilar neanche il tempo di tentare l’intervento.
Sotto di un gol la Roma ha visto i fantasmi, Dybala si è innervosito e ha restituito una carezza ad Otavio, ed è stato ammonito anche lui. Ma lì deve aver maturato il desiderio di immediata vendetta. Così in quattro minuti ha firmato la sua sentenza: al 35’ ha recuperato sulla trequarti il solito pallone strenuamente difeso da Koné, lo ha trasmesso a Shomurodov che è stato bravissimo a restituirglielo di prima, allora Paulino l’ha controllato in corsa e, in mezzo a due avversari, se li è tenuti dietro e sull’uscita del portiere ha spedito il pallone di esterno sinistro all’angolino opposto. Un gol meraviglioso, presto superato in bellezza dal raddoppio, quattro minuti dopo. Stavolta è partito sulla linea del fallo laterale, ha cercato Koné in orizzontale che ha controllato il pallone giusto per il tempo di far entrare in area Paulino e poi glielo ha ridato e lui da quella posizione defilata, in mezzo a 4 avversari, ha controllato il pallone e lo ha calciato forte sul primo palo, sorprendendo Diogo Costa che probabilmente immaginava già di dover volare sul palo opposto ad intercettare l’eventuale sinistro a giro.
Con Dybala è così: quando tu immagini una cosa che può sembrarti logica, lui ne ha già fatta un’altra, che ti sembra ancora più logica ma solo quando ne hai visto gli effetti. Il nervosismo si è propagato allora tra i portoghesi, il giovane tecnico Anselmi è stato subito sanzionato con un cartellino giallo. Al 42’ ancora Paulo ha calciato benissimo in area un calcio di punizione da lontano, Mancini di testa dal secondo palo ha sfiorato il terzo gol costringendo Costa al tuffo miracoloso, poi sulla respinta due volte Ndicka si è fatto bloccare il tap-in. Poi al 44’ ancora Celik e Mancini si sono coalizzati per neutralizzare l’ennesimo tentativo di Aghehowa, assistito da un lungo lancio dalle retrovie da Nehuen Perez, bravo a scavalcare il difensore turco.
Sarà solo calcio d’angolo. Ad inizio ripresa il fattaccio che ha indirizzato definitivamente la gara: a palla lontana, Paredes ha sfiorato con un braccio Eustaquio che lo ha colpito con un pugno lasciandolo a terra. Immediata la revisione al Var per l’attento Letexier, inevitabile il rosso per il portoghese, con giallo a Paredes che gli impedirà di esserci all’andata degli ottavi. La Roma allora è sembrata sul punto di tracimare: al 9’ di testa Shomurodov ha trovato l’opposizione nella mischia di un corner, al 10’ si è mangiato un gol a porta vuota su deviazione di Dybala, all’11’ ancora Paulino ha fatto tremare Diogo Costa calciando fuori in diagonale. Al 14’ è arrivato il 3-1, con assist di Dybala per Shomurodov che però era in fuorigioco, al 18’ ancora la Joya ha sfruttato un assist di Angeliño, ma ha deviato alto. Dopo due cambi a rischiar tutto, Anselmi ha quasi visto premiare il suo disperato tentativo di pareggiare: su una discesa scriteriata di tutta la Roma, Diogo Costa esattamente come all’andata ha servito un assist di 70 metri per Aghehowa, fortunato a vincere un rimpallo con Ndicka ed a involarsi verso Svilar, poi il suo tiro con la pressione alle spalle del difensore ivoriano ha scavalcato il portiere ma è stato respinto dal palo.
E un collaboratore di Anselmi è stato espulso per proteste: pretendeva il rigore per l’intervento di Evan. Poi una selva di cambi (gli ultimi tre per il Porto, i primi due per Ranieri: Pisilli e Soulé per Pellegrini e Shomurodov) hanno introdotto al gran finale. Al 38’ il gol che ha chiuso i giochi, con Dybala che ancora una volta ha illuminato la scena per Angeliño che di petto si è portato il pallone in area e poi ha servito forte al centro, dove proprio Pisilli ha segnato il gol del 3-1. Ranieri ha fatto a quel punto riposare Dybala, El Shaarawy e Celik per dare minuti a Baldanzi, Rensch e Abdulhamid e con la Roma un po’ troppo allegra in campo ha preso il gol del 3-2 che gli ha quasi rovinato la serata: autogol di Rensch nel tentativo di anticipare in scivolata Aghehowa, servito da Borges. Ed è finita lì.
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