AS Roma

Ciao Porto, ci vediamo all’Olimpico

In vantaggio a fine primo tempo con Celik, la Roma subisce il pari e poi si difende in 10 (Cristante rosso)

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
14 Febbraio 2025 - 06:00

A un certo punto sembrava vinta, a un certo punto sembrava persa, alla fine è stata pareggiata: la Roma torna dal Portogallo con un pareggio che lascia qualche rimpianto ma ha fatto pure tirare un sospiro di sollievo quando il pessimo arbitro tedesco Stieler (modi autoritari a mascherare l’incertezza di diverse interpretazioni) ha fischiato la fine della partita, cristallizzando il risultato conseguito sul campo per merito del vantaggio di Celik a fine primo tempo e del pareggio di Moura a metà del secondo, mel momento in cui la Roma sembrava sul punto di raddoppiare e chiudere in anticipo la questione della qualificazione. Invece per avere la certezza di poter accedere agli ottavi di Europa League bisogna aspettare ancora sei giorni, per la gara di ritorno all’Olimpico dove l’infuriato Ranieri e tutta la squadra giallorossa (meno Cristante e Saelemaekers, che saranno squalificati) sembrano voler attendere i rissosi portoghesi.

L’arbitro è stato un fattore per le discutibili decisioni sanzionatorie, ma non ha deciso lui l’incontro: i gol sono stati regolari, così come ci poteva stare il secondo giallo a Cristante (che da ammonito è andato a prendere per il collo un avversario per fermarlo), ma l’incertezza con cui ha condotto la gara ha fatto propagare il nervosismo a scapito dello spettacolo. Peccato perché la Roma nella ripresa stava legittimando il vantaggio ottenuto all’ultimo secondo del primo tempo, con una puntata di Celik su un rimpallo favorevole sull’ultima iniziativa prima dell’intervallo nata da una palla rubata da Baldanzi, altro protagonista a sorpresa della sfida. Baldanzi, sostituto di Dybala, messo ko da una durissima entrata del suo connazionale Varela (appena giallo...), e Celik, sostituto di Hummels, tenuto fuori a sorpresa insieme con Paredes, i due che Ranieri aveva mandato in vacanza prima di Venezia e che evidentemente non avevano bisogno solo di un giorno di riposo.

In ogni caso Ranieri ha presentato un assetto coraggioso a prescindere da nomi e numeri, non ha avuto alcun problema a tenere alta la sua squadra sul campo, con pressioni alte dei tre giocatori più offensivi (Dovbyk su Perez, Dybala sul tremolante Otavio, Pellegrini su Djalò) sui tre centrali del Porto, con Cristante (preferito a Paredes che giocherà a Parma, secondo Ranieri, proprio perché Bryan sarà squalificato) a vedersela con Eustachio e Koné opposto a Varela. Interessanti i duelli a tutta fascia, da una parte con Saelemaekers un po’ in difficoltà a coprire su Francisco Moura, dall’altra con Angeliño opposto al più docile Joao Mario, come pure i confronti tra attaccanti del Porto e difensori della Roma, con Celik dislocato sullo sgusciante Rodrigo Mora, Ndicka ad occuparsi di Borges e Mancini bloccato su Samu Aghehowa (ex Omorodion), un gigante del 2004 che il Porto ha acquistato dall’Atletico Madrid in qualche modo strappandolo alla Roma che poi la scorsa estate aveva virato su Dovbyk.

Buono, dicevamo, l’atteggiamento tattico della Roma, alta e coraggiosa, tanto da impedire al Porto di costruire qualsiasi tipo di offensiva per tutto il primo tempo (con eccezione di un veloce fraseggio al 14’ da una parte all’altra della trequarti con rifinitura finale per Francisco Moura che ha persino evitato l’intervento di Svilar prima di regalare poi il pallone a Cristante). Significativa la chiosa di Ranieri a fine partita: «Ve l’ho detto, voi chiedete che la Roma giochi in trasferta come in casa, io ci sto lavorando e piano piano ci arriveremo». Onore al merito, dunque, anche se è un vero peccato che la vittoria non sia arrivata per quello che a un certo punto la Roma era riuscita a costruire. Nel primo tempo infatti la squadra giallorossa ha lasciato il palleggio agli avversari (60% di possesso palla per i portoghesi), ma ha tenuto il controllo del gioco senza alcuna fatica, costruendo anche una serie di azioni pericolose.

Già all’11 Dovbyk aveva condotto una transizione veloce arrivando al tiro (masticato male) invece di servire Pellegrini che aveva trovato una invitantissima sovrapposizione e un minuto dopo Diogo Costa aveva interrotto un’altra azione pericolosa condotta da Koné in area con rimpallo che sembrava poter favorire Pellegrini. Al 18’ ci aveva provato Dybala col sinistro, ancora bloccato, poi al 20’ Varela gli ha quasi fracassato un ginocchio colpendolo proditoriamente con il piede steso. Paulo è rimasto in campo zoppicando, ma al 40’ si è arreso e ha lasciato spazio a Baldanzi. Prima di uscire però aveva assaporato anche la conclusione vincente di sinistro, in realtà Pellegrini gli aveva tolto l’occasione anticipando lui la conclusione di destro (piatto largo) su un bell’assist all’indietro di Angeliño dalla fascia sinistra.

Poi al 49’ era arrivato il gol grazie a Baldanzi che dopo aver recuperato uno dei tanti palloni giocati maldestramente dalla difesa del Porto ha puntato dritto la porta avversaria, poi ha servito Saelemaekers che ha crossato basso in area a determinare un rimpallo che ha favorito Celik che di punta ha battuto Costa. Roma in vantaggio all’intervallo e spunto di riflessione per Ranieri. All’intervallo infatti la Roma è tornata con due giocatori diversi: fuori Saelemaekers e Koné gravati da due gialli ingiustificati (al francese per un intervento pulito sul pallone, al belga per essere restato fermo e in piedi ad una aggressione verbale e quasi fisica di un avversario), dentro El Shaarawy e Pisilli, senza cambiare il 3421 di inizio partita.

Dopo aver corso un rischio praticamente subito (percussione di Moura a sinistra respinta da Svilar), la Roma ha ritrovato l’autorevolezza del primo tempo e ha sfiorato tre gol: all’8’ Baldanzi ha recuperato un altro pallone sulla trequarti e ha seminato il panico nella difesa avversaria, fino a farsi respingere il tiro in area; al 12’ una proposta di Pellegrini su Angeliño rimessa in area dallo spagnolo e non controllata da Dovbyk ha favorito la conclusione sottoporta del capitano, respinta da un difensore; al 21’ su calcio d’angolo di Pellegrini Cristante ha anticipato l’intervento dei difensori deviando di testa sul primo palo, trovando la respinta d’istinto di Costa, con la palla che è ricaduta a un metro dalla porta in una terra di nessuno che abbiamo sperato diventasse nostra, invece ne è nato solo un altro calcio d’angolo.

Vai a sapere che proprio su quel corner Diogo Costa ha recuperato rapidamente il pallone per poi servire lunghissimo il neo entrato Pepe (lui e Vieira erano appena stati mandati in campo da Anselmi in sostituzione di Varela e Mora) che è stato contrato da Celik e Baldanzi, ma il caso ha voluto che sulla respinta arrivasse di corsa Francisco Moura con un destro sfiorato dai due romanisti fino a determinare una strana traiettoria che ha sorpreso Svilar: 1-1. Si favoleggerà su questo gol: ma può capitare di subire una ripartenza su un calcio d’angolo, non ravvisiamo particolari responsabilità nell’atteggiamento dei romanisti. Ranieri semmai protesterà ancora con l’arbitro perché dopo il  primo corner avrebbe voluto sostituire Pellegrini con Soulé, ma Stieler l’ha permesso solo dopo il gol. La partita è poi definitivamente cambiata dopo il secondo giallo a Cristante. A quel punto Ranieri ha tolto Dovbyk per inserire Paredes e ha schierato la squadra con un difensivissimo 531, con Soulé improbabile mezzala sinistra e Baldanzi unico riferimento offensivo, si fa per dire.

L’unica vera occasione per il Porto non è stata colta da Borges (destro altissimo da dentro l’area da posizione estremamente favorevole), nonostante il progressivo innalzamento del baricentro ordinato da Anselmi con i cambi di Namaso, Zaidu e Gül. Nervosissimo il finale con altri gialli distribuiti a Paredes e Baldanzi e un rosso addirittura per il team manager Ricchio, colpevole di proteste non digerite dall’assistente Gittelmann. Ed è finita con Ranieri a tenere lontani i suoi giocatori da Stieler al fischio finale: «Non meritava di essere salutato» chioserà Sir Claudio negli spogliatoi.

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