Stagione maledetta: per la Roma è l’ultima chiamata
Stasera la gara numero 1341 da allenatore. Non è questa la partita in cui Ranieri acquisirà particolari virtù davanti al mondo del calcio, ma forse di fronte ai romanisti sì
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Ranieri l’imperturbabile non si nega la mefistofelica risatina alle domande che ritiene più insidiose, tanto poi le risposte sono quasi sempre prese dal glossario degli allenatori che non vogliono concedere titoli né vantaggi agli avversari. Se non abbiamo fatto male i conti, quella di stasera per lui è la vigilia numero 1341 da allenatore professionista. Logico che ogni tanto ci scappi fuori l’aneddoto curioso: quando per esempio vinse la Supercoppa Europea con il Valencia battendo il Porto, nel 2004, l’attuale allenatore dei Dragoni Anselmi era appena maggiorenne. Ieri ci ha scherzato su. Insomma, non è questa la partita in cui zio Claudio acquisirà particolari virtù di fronte al mondo del calcio. Ma forse di fronte ai romanisti sì. Perché quest’anno la stagione è partita male, a strozzare ambizioni che pure d’estate si coglievano altissime, e in quella maledetta serie nera di stupidaggini societarie e conseguenti nefasti risultati sul campo, mentre rotolava verso il basso, ogni tifoso romanista si chiedeva in quale modo si potesse fermare la caduta per provare poi a risalire la china, fino magari a provare di nuovo l’ebbrezza di poter contare qualcosa, come prima con Mourinho e (sempre) con De Rossi ci era successo. La caduta l’ha fermata proprio l’ingaggio di Ranieri, la risalita è lenta, ma costante, ora è il momento di misurare le ambizioni e capire se quest’anno può ancora succedere qualcosa di meraviglioso. Fuori dalla Coppa Italia e dai giri buoni del campionato è rimasta solo l’Europa League.
Chissà se il segnale arriverà da questa terra grigia e romantica, lenta come la vita che scorre intorno al fiume Douro, intensa come il Fado che risuona di sera ormai quasi solo nei locali per turisti. Lo stadio si staglia maestoso all’improvviso nella parte nord della città, quasi per ricordare a chi non lo sapesse che restare grandi tra i grandi è un obbligo per chi viene a fare calcio da queste parti. In sala stampa pagine consunte stampate giganti ricordano gli anni in cui il Porto volava sul tetto del mondo (sì, erano gli anni di Mourinho). Sergio Conceicao ha lavorato benissimo con il Porto dell’epoca moderna, è stato in carica per sei anni, lungo 368 partite, conquistando 3 campionati, quattro coppe portoghesi più una di Lega, fermandosi in Champions al massimo ai quarti (2021, eliminato dal Chelseas). La sua eredità ha pesato molto sulle spalle del suo vice, Vitor Bruno, esonerato a gennaio per far posto al messicano Anselmi. I due migliori calciatori sono stati venduti (Nico Gonzalez e Galeno) e così ora, come ha ricordato ieri Ranieri, il Porto è la squadra più giovane del Portogallo e la seconda più giovane dell’Europa League. «Presseranno tutta la partita» ammoniva ieri Ranieri. Speriamo possa e sappia farlo anche la Roma. Per dare un senso alla stagione questa è forse l’ultima chiamata.
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