AS Roma

Il futuro della panchina: Conte fa paura a tutti

La Roma aspetta il sì dall'ex allenatore del Chelsea. Le altre squadre organizzano manovre di disturbo. E il preparatore atletico Bertelli andrà a Boston

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
03 Maggio 2019 - 09:06

Tutti lo vogliono ma Antonio Conte tiene ancora tutti sulla graticola, ovviamente la Roma in primis. Perché in questa storia è chiaro che ormai la società giallorossa sia più avanti di tutti e, di conseguenza, è anche quella che rischia di bruciarsi di più: perché per il prossimo anno non è vincolata a nessun allenatore, perché ha incontrato già (almeno) due volte il tecnico per illustrargli i piani tecnici e quelli finanziari e perché non fa neanche più mistero ormai della volontà di legarsi per tre anni all'uomo individuato da Pallotta per provare finalmente a rendere vincente questo progetto.

E neanche Conte fa più mistero del fascino che la Roma esercita su di lui: della città è innamorato, i piani del club li ha apprezzati, la moglie gli ha chiesto di tornare a lavorare in Italia (e già questo escluderebbe le ipotesi Bayern e Psg) e in più a Trigoria troverebbe diversi suoi amici. Petrachi, il ds scelto da Pallotta che però Cairo non sembra disposto per il momento a liberare, Savorani, l'allenatore dei portieri che con lui ha lavorato ai tempi del Siena, e presto potrebbe arrivare anche Paolo Bertelli, il preparatore atletico che ha già dato la sua disponibilità a Ed Lippie (il supervisore richiamato dal presidente a capire come risolvere i problemi di fragilità muscolare dei romanisti) e che presto incontrerà Pallotta (il Chelsea giocherà un'amichevole il 16 maggio al Gillette Stadium di Foxborough, a due passi da Boston).

La Roma, dunque, tesse la sua tela e l'accerchiamento comincia ad essere vertiginoso. Ognuno dei professionisti contattati per lavorare a Trigoria il prossimo anno ha o ha avuto rapporti confidenziali con Conte e ormai nell'ambiente l'interesse è stranoto. Ieri, tanto per dire l'ultima, Di Marzio ha intervistato su Sky Marcello e Davide Lippi: il papà non si è voluto sbilanciare, ma ha fornito indizi piuttosto significativi: «Juve, Inter, Milan, Roma? Io non so dove andrà Antonio, ma credo che privilegerà il progetto. A mio parere non andrà necessariamente nella squadra più blasonata... E alla Juve non credo, lì c'è Allegri che farà bene a restare».

Meno schermato il figlio Davide: «Io penso che alla fine possa andare alla Roma. È una sensazione, non una notizia. Ma ci sarà un buon movimento a livello di panchine, a partire da questo mese ci divertiremo».

Tutti sanno, insomma, e deve essere per questo che all'improvviso vogliono tutti far sapere che si possono riaprire anche le porte già chiuse. Come quelle dell'Inter, ad esempio, che aveva già formulato un'offerta a Conte vincolata al divorzio con Spalletti su cui però i dirigenti non si erano ancora espressi. E Conte si era indispettito, sino a congelare la questione, oltretutto non mancando di farlo sapere in giro.

Da un paio di giorni da Milano invece sostengono che Marotta sia tornato alla carica. Così da una parte conferma pubblicamente Spalletti (l'ultima volta due giorni fa: «Noi abbiamo Spalletti, siamo sereni»), dall'altra corteggerebbe Conte. Sarebbe un comportamento un po' spericolato, ma non si può escludere che stia andando proprio così. A Trigoria però non sembrano impressionarsi, anzi, considerano l'Inter ormai fuori gioco.

Però c'è ancora aperta la pista Juventus. Ieri Allegri s'è spinto avanti: «Se ho deciso di restare a Torino è proprio per le motivazioni che ho. Altrimenti me ne sarei andato. Ora dovrò incontrare il presidente Agnelli per programmare la stagione». Ma Agnelli ancora non sembra voler sciogliere la riserva e non si espone pubblicamente. E nel frattempo Paratici manda segnali a Conte.

Intenzioni reali o manovre di disturbo? Certo è che Conte alla Roma fa un po' paura a tutti. Anche alla Roma stessa, forse, perché se adesso non dovesse firmare la delusione sarebbe enorme e nessuna alternativa saprebbe compensare l'amarezza. Così a Trigoria si lavora sulla quotidianità e sulle scadenze da rispettare. Massara è sempre il primo ad arrivare e l'ultimo ad andarsene, ben sapendo che Pallotta è già d'accordo con Petrachi. Che però, guarda caso, Cairo non vuole ancora liberare e chiederebbe persino un indennizzo. Manovre di disturbo? A pensare male si fa peccato ma...

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