Decide tutto Dybala: gioca, segna e vince
Paulo dà la disponibilità, Ranieri dà l’ok. Angeliño si procura il rigore decisivo. Poi si pensa al Porto
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(GETTY IMAGES)
Prosegue la lunga rincorsa della Roma in campionato grazie al golletto (allitterazione da “rigorino”, citando Di Francesco) di Paulo Dybala ad inizio ripresa, uno che non avrebbe neanche dovuto giocarla questa partita, ma che poi l’ha giocata chiedendo di farlo, e Ranieri, che scemo non è, non ha perso l’occasione: dentro un po’ di Joya e per Oporto si vedrà. Così la rincorsa in campionato verso posizioni più nobili di quelle in cui si era precipitati va avanti: sono otto adesso i risultati utili consecutivi dopo la tremenda sconfitta di Como di metà dicembre, con cinque vittorie e tre pareggi, due successi fuori casa consecutivi (Venezia dopo Udine, l’aria del nord-est fa bene alla truppa), buoni per dimenticare l’amarezza per la sconfitta di Milano in Coppa Italia e per tenere alta la tensione in vista della sfida ai playoff di Europa League con il Porto, giovedì al do Dragao l’andata. Inutile guardare ancora la classifica: tremenda era e brutta rimane, ancora otto squadre stanno sopra con punti di distacco e partite da recuperare, nessun sorpasso può essere ipotizzabile a breve, ma a gioco lungo (considerando anche le prossime sei avversarie) si può aspirare a qualche miglioramento più evidente.
Nel frattempo si può moderatamente festeggiare la vittoria di Venezia, complicata e scivolosa come la cornice in cui s’è giocata la partita, lo stadiolo sulla Laguna sferzato nel secondo tempo da una pioggia battente e da un vento disturbante, risolta ad inizio ripresa da un rigore inevitabile per l’intervento in ritardo di Marcandalli su Angeliño appena entrato in area, e trasformato senza incertezze da Dybala, diciassettesimo rigore consecutivo segnato con la maglia della Roma (l’ultimo in Serie A lo sbagliò nel 2021, con la maglia della Juventus), meraviglioso cecchino che quando è sorretto da questa condizione non ama restare a guardare, anche se lo si farebbe per prevenirne la stanchezza. Spiace per Di Francesco, chiamato all’ennesimo tentativo disperato di salvare una squadra che non sembra avere chances e lui fortunatissimo non è visto che perde per poco, ma perde spesso. Come ieri, un gol a fare la differenza in una gara in cui ha avuto più o meno le stesse chances, ha tenuto il pallone per il 64% del tempo, ha tirato verso la porta più o meno lo stesso numero di volte (13 per la Roma, 12 per il Venezia), solo con meno lucidità (3 nello specchio contro le 5 dei romanisti). Però il successo giallorosso è giustificato soprattutto per quanto fatto nel primo tempo quando Ranieri ha mandato in campo una formazione inedita non tanto per la difesa (Celik, Mancini e Ndicka), ma per il centrocampo, con il redivivo Cristante affiancato all’appena arrivato Gourna-Douath, con Rensch ed Angeliño sulle fasce ed El Shaarawy e dunque Dybala alle spalle di Dovbyk. Alle note assenze di Paredes e Hummels, mandati addirittura in vacanza da Ranieri per evitare accumuli di stress, si sono unite le esclusioni di Pellegrini, Soulé, Saelemaekers e Pisilli, in panchina («scelte tecniche»)accanto ai nuovi arrivati Gollini, Nelsson e Salah-Eddine. Solito schieramento a cinque dall’altra parte per Di Francesco alle prese anche lui con le presentazioni (otto i nuovi giocatori utilizzati ieri tra titolari e riserve) eppure già in grado di schierare una formazione solida ed agguerrita e comunque, specialità della casa, capace di orchestrare il gioco con la consueta piacevolezza: Marcandalli e Fali Candé hanno rinforzato la difesa di Idzes davanti a Radu, Ellertsson a destra e Zerbin a sinistra sono andati sulle fasce, Kiko Perez e Busio a sostenere la regia di Nicolussi Caviglia, mentre davanti con Yeboah è sceso in campo Fila, nel difficile compito di non far rimpiangere l’amato Pohjanpalo.
La Roma è partita forte, Cristante ha innescato subito Angeliño, fermato sul più bello, e sul successivo corner prima Mancini e poi Dovbyk hanno avuto sui piedi le palle giuste per marcare subito un vantaggio, ma entrambi i tentativi sono stati respinti in mischia, mentre sull’ultima conclusione di Dybala ha messo tutto a posto Radu. I nuovi arrivi hanno conosciuto subito la rigidità degli arbitri italiani, così prima Gourna-Douath e poi Fila hanno rimediato i loro primi gialli quasi ai loro primi interventi (in ritardo) in serie A. Al 13’ il Venezia ha reclamato un rigore per una respinta di mano di Mancini su tentativo di Yeboah in area, ma la distanza ravvicinata e il braccio steso lungo il corpo hanno indotto il Var Chiffi a non contraddire la scelta di Zufferli di non intervenire. Al 16’ un’altra bella rifinitura tra Dybala ed El Shaarawy ha innescato una bella giocata di Dovbyk, girata e sinistro forte, con plastica respinta di Radu. Poi dopo un paio di velleitari tentativi di Ellertsson e Yeboah si è fatta ancora sotto la Roma, con un destro di Cristante fuori misura e poi con una deviazione di testa di Mancini su punizione di Dybala che sull’uscita non perfetta di Radu ha dato l’impressione di finire in porta, ma una clamorosa quanto involontaria deviazione di Marcandalli di piede (proteso alto verso la traiettoria presunta della palla) ha rallentato la velocità del pallone, così Nicolussi Caviglia l’ha potuta calciar via prima che varcasse la linea. E prima dell’intervallo Celik ha pescato di testa Dovbyk sulla cui incornata Radu è volato a deviare in corner, poi Dybala ha rifinito per El Shaarawy che però ha lisciato la deviazione.
Nel secondo tempo la Roma si è presentata con Saelemaekers al posto di Rensch per rendere meno prevedibile anche l’iniziativa sulla fascia destra, ma l’azione che deciderà la partita è venuta invece dalla parte opposta, da una percussione di Angeliño che aveva chiesto l’assistenza di Dybala per poi mettersi in proprio sul rimpallo: tocco in ritardo di Marcandalli e rigore trasformato da Paulo. In vantaggio, Ranieri ha messo Pisilli e Nelsson per rinforzare gli ormeggi (fuori Gourna-Douath ed El Shaarawy, con Celik quinto a destra, Saelemaekers trequartista con Dybala) e Di Francesco Oristanio e Schingtienne per aumentare la forza offensiva. Al 14’ un’altra mini protesta veneziana è stata stemperata dalla corretta decisione della squadra arbitrale di non intervenire (Kike era entrato in area beffando Mancini che è tornato su di lui senza toccarlo, ma favorendo l’anticipo pulito di Svilar), poi fino alla fine hanno avuto qualche palla buona per chiudere la pratica prima del tempo Saelemakers, poi Baldanzi (entrato al 22’ al posto di Dybala), addirittura Celik (deviazione di testa alta di poco) e persino Shomurodov (entrato a tempo scaduto al posto di Dovbyk). E in area di Svilar è stato Mancini a sorvegliare tutto: bentornato (neo)capitano.
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