La rivoluzione mancata
La furia dei Friedkin si è risolta con pochi scambi. Ma stavolta i giornalisti non c’entrano niente
![](https://www.ilromanista.eu/writable/uploads/2024-12/GINO8254.jpg)
(MANCINI)
«Dan e Ryan sono furiosi, la prestazione di stasera la considerano inaccettabile. Gennaio sarà un momento di cambiamento. Alcuni giocatori devono andare via per cambiare la mentalità dell’intera squadra. Tutte le opzioni sono sul tavolo». Fu questo il messaggio – testuale – che la Roma fece passare la sera del 15 dicembre, dopo l'incomprensibile sconfitta col Como. Non “rivoluzione”, certo, ma sostanzioso “cambiamento”, riferito in particolare ai giocatori che sarebbero dovuti andar via di lì a poco per cambiare la mentalità della squadra. Ora siamo sicuri che non è stato per via del saluto di Ryan, Hermoso, Dahl, Zalewski e Le Fée che è potuta cambiare “la mentalità dell'intera squadra”.
E dunque chi quella sera ha veicolato questo messaggio non è un “nemico della Roma”, come ha un po' superficialmente detto Ranieri in conferenza stampa, ma solo un solerte impiegato che ha ricevuto l'input da qualche dirigente rispetto agli umori dei Friedkin e lo ha doverosamente trasmesso ai cronisti. E questo ha ovviamente dato lo spunto per immaginare che di lì a poco ci sarebbe stata la rivoluzione. Di tutte le opzioni sul tavolo, dunque, poi ne sono state cambiate cinque, e piuttosto periferiche. Quindi sono stati i Friedkin a cambiare idea. Va bene lo stesso, ma stavolta il problema non è stato certo generato dai giornalisti. Magari c'è qualche problema di comunicazione interna (per esempio Paredes non ha ancora raggiunto i bonus per il rinnovo automatico, e Ranieri non ne era ancora a conoscenza) ed è anche piuttosto comprensibile dopo i gravi problemi a cui il tecnico ha dovuto far fronte dal momento del suo arrivo. Insomma non si creino problemi dove non ci sono. E ci si concentri sul campo: a prescindere da chi va in vacanza e chi giocherà tra Venezia ed Oporto, le prossime due partite non si possono proprio sbagliare. Altrimenti sarebbe il caos. E allora altro che rivoluzione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA