La Roma si tiene l’Europa
Successo mai in discussione con una gara in pieno controllo anche sullo 0-0. Angeliño nel primo tempo, Shomurodov nel secondo, missione compiuta: ora Porto o Ferencvaros
Missione compiuta, Eintracht battuto persino agevolmente, playoff raggiunti (Ferencvaros o Porto l’avversaria che oggi uscirà dall’urna di Nyon, e poi in caso di qualificazione sarà una tra Lazio e Athletic Bilbao a contendere il passaggio ai quarti, anche questo da sorteggio), qualche scena da primi anni 2000 sugli spalti e da anni ‘90 a fine partita, con un ragazzo che era entrato in campo per farsi dare una maglia, inseguito da steward e forze dell’ordine come un ricercato internazionale. Alla fine risuona Grazie Roma per l’ennesimo successo internazionale interno (33 vittorie all’Olimpico dal 2017-18, stesso ruolino del Manchester City, nessuno ha fatto meglio in Europa), e si va via dallo stadio con la gioia negli occhi per le belle reti di Angeliño e Shomurodov (che con questo gol si è guadagnato la conferma anche in questa seconda parte della stagione) e con la sensazione che, derby o meno, in Europa si può ancora fare la voce grossa.
Districarsi nel corso della partita nel magma dei risultati maturandi non era facile, la vittoria dunque era l’unico obiettivo da perseguire sapendo che in ogni caso il pareggio avrebbe consentito di qualificarsi lo stesso e che addirittura la sconfitta avrebbe lasciato qualche chance anche se al momento del gol del vantaggio di Angeliño a fine primo tempo la situazione generale era tale per cui un eventuale gol dell’Eintracht avrebbe significato addiritura l’eliminazione per la Roma. Lo schieramento di Dino Topmoeller aveva inizialmente sorpreso Ranieri che forse si aspettava il consueto 3421 e invece i tedeschi sono scesi in campo con due linee da quattro piuttosto fitte e basse, con Kristensen e Theate terzini e Tuta e Koch centrali, con Larsson e Shkiri in mediana, l’equilibratore Knauff a destra, il più offensivo Bahoya a sinistra (un interessantissimo diciannovenne francese di origine camerunense, una sorta di Barcola meno affermato), con l’algerino Chaibi alle spalle di Ekitike, punta centrale. Solo panchina per Goetze, risparmiato per motivi fisici. Undici di gala invece per Ranieri, a conferma del fatto che al momento è l’Europa League la competizione da onorare con la squadra migliore, quella che ha Mancini, Hummels e Ndicka davanti a Svilar, con Saelemaekers (un po’ in difficoltà in prima battuta su Bahoya, aggravata dal giallo rimediato al 6’ per un intervento falloso a rimediare ad un maldestro posizionamento iniziale) e Angeliño sulle fasce, la coppia Paredes e Koné in mediana, Dybala e Pellegrini sulla trequarti e Dovbyk davanti, beccato dai tifosi per qualche imprecisione nel controllo dei palloni poggiati su di lui e anche per un clamoroso errore sottoporta al 13’, la più ghiotta delle diverse palle-gol create: era successo che Paredes aveva colto un bel contromovimento di Pellegrini a tagliare la difesa e sul controllo all’indietro del capitano, Angeliño aveva provato a calciare in porta, ma gli era uscito un assist perfetto per Dovbyk che dal limite dell’area piccola, a porta spalancata, aveva deviato incredibilmente alto. Poco prima ancora Angeliño su assist di Saelemaekers aveva anticipato Knauff, ma di testa aveva mandato sopra la traversa. Con la difesa a quattro alta e stretta, ghiotti spazi parevano aprirsi sulle fasce, o interni quando i terzini si allargavano. Al 16’ una transizione impostata da Ndicka ha portato Saelemaekers al tiro, di poco fuori misura. Spavento per un cross ben calibrato da Bahoya al 22’, pronto l’inserimento di Larsson, serranda abbassata da Svilar, con plastica deviazione in tuffo sopra la traversa.
Al 28’ Dybala ha sprecato una punizione favorevolissima da 18 metri calciandola male e alta, poi al 36’ su un corner di Dybala un colpo di testa da Mancini ha dato l’illusione del gol, con palla lenta a colpire il palo e poi tolta da una manata di Trapp dalla testa di Pellegrini, pronto al tap-in a porta vuota. Al 39’ uno splendido duetto stretto tra Saelemaekers e Dybala ha portato alla bella conclusione a giro l’argentino, ma Shkiri ha respinto di testa l’insidia. E quando pareva ormai svanito il tempo per andare in vantaggio prima dell’intervallo è arrivata la rete di Angeliño, al termine di una splendida azione globale in cui hanno toccato il pallone tutti tranne Dovbyk: la rete di passaggi è partita da Hummels per Svilar, poi Angeliño l’ha fatta ripartire (e la concluderà), nel giro palla si è sviluppata con Ndicka, Hummels e Paredes, poi Koné ha cambiato direzione alla manovra spostandosi a sinistra e ha servito Pellegrini che di prima ha aperto deliziosamente per Angeliño che nel frattempo si era portato largo a sinistra, da lì ha cercato Dybala che ha controllato al limite dell’area, si è fermato e si è girato in un fazzoletto per poi scaricare su Pellegrini che a sua volta ha aperto su Mancini (saltando Paredes, che l’ha guardato male) e da lì è partito il tracciante forte e tagliato sul secondo palo dove Angeliño ha calciato al volo trovando la vana obiezione sulla riga di Tuta che ha deviato il pallone nella propria porta. Ma il gol è tutto del terzino spagnolo.
Già verso la fine del primo tempo Ranieri aveva provato a cambiar forma tattica alla sua squadra, chiedendo di spostarsi verso il 4231, alzando Saelemaekers e aprendo a destra Mancini, ma «per qualche problema di comunicazione», ha detto in sala stampa, non è riuscito a farsi capire. Lo ha fatto più decisamente nel secondo, spostando Pellegrini alto a sinistra e avvicinando Dybala a Dovbyk, di fatto affrancandolo dai compiti di copertura che a volta lo obbligavano a lunghe rincorse dietro Theate (quando su di lui non doveva aprirsi Koné). Così di fatto si è messo a specchio. Il problema è stato che con Mancini fuori dal centro, e aperto in fascia sull’esterno, in mezzo si è creato subito un buco che Ekitike dopo neanche un minuto ha immediatamente occupato: sull’uscita di Svilar il 22enne francese è stato bravo a spostare la palla, ma meno pronto a recuperarla, così con un balzo felino il portiere della Roma l’ha recuperata. La paura è stata parecchia, ma i tifosi non potevano sapere in quel momento che in realtà quello sarebbe stato l’ultimo pericolo corso in tutta la partita.
A poco a poco infatti la Roma ha ripreso il controllo e ha sfruttato diversi spazi aperti, ma non da subito: al 3’ infatti Dybala avrebbe potuto servire Dovbyk in profondità ma non ha colto l’attimo, al 4’ un bel duetto Koné-Saelemaekers non è stato rifinito adeguatamente, la verticale per Dovbyk libero in area è risultata di poco fuori misura. Al 16’ Ranieri ha fatto i primi due cambi tirando fuori Saelemaekers (al suo posto Soulé) e ha inserito anche Cristante richiamando fuori Paredes, infuriato per la sostituzione: uscito dal campo non ha dato la mano al tecnico, ha preso a calci una bottiglietta e poi ha tirato via i guanti che si era sfilato. Anche Topmoeller ha provato a cambiare l’inerzia ormai chiara della gara con tre cambi, e Ranieri ha risposto con l’inserimento di Shomurodov per Dovbyk (al 22’). E neanche due minuti dopo i neo entrati hanno confezionato la splendida azione del raddoppio. È stato Soulé ad impostarla sulla trequarti della Roma con un primo sombrero a Theate riprendendo la respinta di un corner, poi si è spostato sulla fascia accettando la sfida prima di Knauff, saltato, e poi del rientrante Theate, superato con un rimpallo vincente, poi arrivato a metà campo è rientrato sul sinistro per evitare il tentativo di contrasto di Shkiri e invece di servire a quel punto Koné da vicino ha preferito cercare lontano Shomurodov, trovandolo con un perfetto lancio a scavalcare Tuta, dando così l’abbrivio all’uzbeko per andare da solo al cospetto di Trapp: davanti al portiere, Eldor ha provato a rientrare per saltare il rientrante Tuta, lì la palla gli si è alzata e lui è stato prontissimo a toccarla prima di Trapp, spedendola lentamente verso il paletto interno, toccato prima di adagiarsi in rete. E lì la partita è diventata un lento accompagnamento fino al triplice fischio, con un occhio ai possibili accoppiamenti successivi e uno al campo, dove nel frattempo Ranieri ha cambiato di nuovo forma alla squadra, restituendola al 3421 con Pisilli (al posto di Dybala) trequartista con Soulé e Celik (al posto di Pellegrini) esterno di fascia. Logico pensare anche al Napoli, prossimo avversario tra poche ore. Un passo alla volta la Roma sta tornando.
© RIPRODUZIONE RISERVATA