AS Roma

Dal circolo polare Artem al settore

A Udine il 12° centro stagionale di Dovbyk. E anche la liberazione: l’urlo e la vena tesa verso i tifosi. le sue reti portano punti e passaggi di turno

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Gabriele Fasan
28 Gennaio 2025 - 06:00

Anche Dovbyk ha un cuore. Il cuore di un gigante che qualcuno ha in fretta e furia definito «algido», «poco cattivo», o «troppo buono», «asettico», «apatico» e chi più ne ha più ne metta. Ma cuore di panna. Anche Dovbyk ha un cuore, però, e l’ha dimostrato a Udine con l’esultanza liberatoria davanti al settore ospiti del Bluenergy che aspettava da 276 giorni una vittoria esterna. 

È successo tutto in pochi secondi, dopo la caduta rovinosa di El Shaarawy provocata dal portiere bianconero Sava: Pellegrini, che già ne aveva segnato uno di rigore, pure quello delicatissimo, gli ha dato un pallone che pesava esattamente quanto la differenza tra la gioia e il dolore. Ma l’ex «circolo polare Artem», un po’ come accaduto a Bologna all’ultimo secondo del recupero, si è assunto la responsabilità con una freddezza (tecnica) clamorosa. Piatto sinistro a spiazzare l’estremo difensore dei friulani, un cecchino. Poi è comparsa, tesa verso la Sud presente dietro la porta (perché i romanisti erano un po’ ovunque nell’impianto di Udine), la vena gonfia di un altro gol da tre punti. 

La statistica non mente: 4 punti in Europa League e 4 in campionato sono tutti suoi. Lui che con le sue reti ha sbloccato anche spesso il risultato, come avvenuto con l’Udinese all’andata e col Genoa al ritorno in campionato. Senza considerare che ha di fatto determinato il passaggio del turno in Coppa Italia portando la Roma sul 2-0 contro la Samp. Solo a Verona e col Parma in casa sono arrivati due gol che per chi conta i numeri possono essere considerati ininfluenti. Rapace in area, dove sa anche lui che può essere ancora più cinico, con l’Athletic Bilbao e a Monza, ha realizzato due perle. 

Non solo, è vero che il palo è un tiro sbagliato, ma Artem ha anche al suo attivo tre legni (tutti in trasferta con Cagliari, Napoli e Milan) e quasi sei gol annullati. Sì, quasi perché a Londra col Tottenham se Koné non la tocca sulla riga di porta ne fa praticamente due, anche se uno in un ampio e “colpevole” fuorigioco. Poi ci sono quelli di Genoa-Roma all’ultima di De Rossi (dove fa anche un assist al bacio a Dybala per il rigore solare non concesso), Roma-Udinese alla prima di Juric, Monza-Roma e Udinese-Roma di domenica. 

Tu chiamale se vuoi emozioni

«A volte mostro anche le mie emozioni...», ha scritto sui social dopo il gol di Udine, terzo di fila in campionato. Dopo Bologna l’endorsement al contrario al gioco del fantacalcio: «Lo odio, tutti mi chiedono di far gol perché mi hanno schierato». Ride più spesso, ora che si sta adattando. Già adattamento, una parola cara a molti stranieri che arrivano in Italia. Alto, biondo, ragazzo dell’Est. Facile per i più disattenti calciofili (perché sono diversi) il paragone con Edin Dzeko, che sui social invece l’endorsement l’aveva fatto dritto: «I gol arriveranno, amico mio», gli aveva scritto a settembre la «leggenda» bosniaca. Dovbyk non l’ha smentito, ben sapendo che anche Dzeko alla sua prima stagione era stato “claudicante” (anche per un infortunio al ginocchio rimediato in una goleada contro il Carpi). Altro elemento che un po’ li avvicina, perché anche lo stesso arto di Artem, il ginocchio, lo costringe a convivere con qualche infiammazione di troppo. Ma lui non si sottrae alle chiamate della Roma e della sua nazionale. 

Insomma il ghiaccio è bollente, avanti Artem. La maglia con il nome sbagliato (“Dobvik”) di Roma-Atalanta è solo un ricordo sul quale oggi, forse, sorridere anche un po’.

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