L'Udinese fa bene alla Roma
Pellegrini e Dovbyk firmano la rimonta su rigore dopo il vantaggio di Lucca nel primo tempo
Nove mesi dopo l’ultima vittoria la Roma torna sul luogo del delitto e uccide di nuovo le ambizioni dell’Udinese, generoso avversario che all’andata si è aperto di fronte alla prima Roma di Juric e al ritorno ha regalato il secondo tempo alla mutevole Roma di Ranieri. C’è voluto il tempo di un parto per tornare a vincere in trasferta ed è successo quasi più per la legge dei grandi numeri che per quella del campo. La partita, va detto, non è stata particolarmente spettacolare e si è snodata soprattutto attraverso gli errori, prima quelli di misura dei giocatori giallorossi nelle buone combinazioni offensive del primo tempo, poi quelli commessi dalle difese sia in occasione del gol di Lucca sia nei due rigori che hanno ribaltato il risultato nel secondo tempo.
Loro cercavano il riscatto dopo l’umiliante 4-1 subito in casa del Como, la Roma la continuità in campionato nella striscia positiva ottenuta da Ranieri ed interrotta solo dalla sconfitta con l’Az Alkmaar giovedì. Alla fine è stata premiata la Roma, grazie alla freddezza dal dischetto prima di Pellegrini, che si era procurato il rigore provando a saltare Kabasele che ha allargato un braccio per fermarlo, e poi di Dovbyk, che ha potuto calciare dopo che Sava aveva steso El Shaarawy in una delle numerose ripartenze a disposizione della Roma nella ripresa.
Ranieri ci ha provato giocandosi anche qualche jolly, tipo Rensch appena arrivato e messo subito in campo in un ruolo delicato come quello dell’esterno a tutta fascia. E la cosa forse avvilente, visto il primo tempo della Roma, è che l’olandese è stato forse il migliore dei suoi e ha persino sfiorato un gol, quando ancora Lucca non aveva segnato il suo.
Chiaramente Ranieri ha tenuto conto dell’impegno appena giocato in Europa e del prossimo, decisivo, con l’Eintracht Francoforte, così ha schierato una formazione praticamente sperimentale, con l’olandese a destra e Angeliño a sinistra, il terzetto di difensori con Celik, Mancini e Ndicka, poi Pisilli con Koné in mezzo al campo, Pellegrini e Baldanzi alle spalle di Dovbyk: in panchina, dunque, Hummels, Paredes e Dybala, in pratica la spina dorsale della “sua” Roma, oltre a Cristante appena rientrato dall’infortunio e Saelemaekers. Il fatto è che sin dall’inizio è sembrata una premura quasi incomprensibile contro un’Udinese così modesta (sei giorni dopo il 4-1 subito in casa del Como) scendere in campo con tre difensori più due terzini, lasciando Dovbyk al suo destino laggiù, con Pellegrini ora a destra e ora a sinistra a cercar gloria e Baldanzi a provare a fare il Dybala con i suoi più ridotti mezzi.
L’Udinese, che ha perso il gigantesco Touré dopo appena sette minuti (guai seri al ginocchio in un contrasto con Pisilli), ha tenuto il solito 352 con Kristensen e Bijol e poi Kabasele in difesa davanti al ventiduenne romeno Sava, con Rui Modesto e Zemura sulle fasce, con Lovric e Payero a far da spalle al play Karlstrom e Thauvin al fianco di Lucca in attacco. Poca roba, in ogni caso, e poca precisione quando la Roma lasciava spazi aperti alle transizioni, come all’11’ quando Pisilli ha sbagliato la misura del passaggio per Koné e ha spalancato la metà campo ad un pericoloso 3 contro 2 malamente sprecato da Lovric che ha servito Lucca troppo largo a sinistra invece di mandare in area a destra Thauvin. La Roma ha costruito almeno quattro occasioni, ma ne ha sprecate tre per mancanza di precisione: una, invece, è stata disinnescata da Sava, bravo ad allungarsi per deviare in corner una precisa conclusione di Rensch dal limite di sinistro, peraltro non il suo piede.
Sul calcio d’angolo successivo, lo stesso Sava s’è scontrato in contrasto aereo con Koné, su una presa successiva si è perso il pallone, ma Ndicka non è stato efficace nella conclusione e una deviazione gli ha negato la soddisfazione del gol sul campo dove nella scorsa primavera aveva spaventato tutti con quel malore poi derubricato a contusione al costato. Una bella combinazione tra Angeliño e Baldanzi al 31’ ha favorito un cross dello spagnolo su cui Pisilli si è avventato con il piglio con cui tante volte ha segnato nell’under 19, ma ha allargato troppo la mira e la palla è sfilata fuori. Grave anche l’errore ancora di Ndicka al 34’ su una bella punizione di Pellegrini: testata in anticipo su tutti, ma deviata malissimo. L’Udinese, invece, si è resa pericolosa solo su calcio piazzato, approfittando della scarsa organizzazione difensiva della Roma: al 22’ Mancini ha rimediato a un errore di Celik su una punizione di Thauvin, andando a disturbare Kabasele lasciato solo dal turco; al 30’, invece, Kristensen ha preso il tempo a Koné, ma non è riuscito a deviare la conclusione con forza, e Svilar ha potuto bloccare. Al 38’ invece l’errore è stato pagato più caramente: sulla punizione causata da un intervento improvvido di Pellegrini, lo stesso capitano giallorosso è scivolato svelando il buco difensivo della difesa romanista, impreparata sulla marcatura di Lucca, non uno qualsiasi, che ha controllato l’assist basso girandosi e sparandolo terra-aria alle spalle dell’incolpevole Svilar.
Come una maledizione, ancora colpiti in trasferta, ma non ancora affondati.
Ranieri è corso ai ripari nel secondo tempo togliendo l’inadeguato Celik (a suo favore nel primo tempo solo un cross da destra sfruttato bene da Dovbyk, purtroppo in posizione di fuorigioco) per inserire Shomurodov. Curiosamente, però, non ha cambiato l’assetto tattico, tenendo Rensch stavolta come braccetto a destra e chiedendo a Baldanzi di occupare il posto dell’olandese da esterno a tutta fascia. In fase di possesso, chiaramente, l’assetto variava un po’, con l’olandese a proporsi da terzino destro e Pellegrini che si apriva a sinistra partendo da mezzala del 352 e finendo per fare l’esterno di un 442 un po’ disarmonico. Sia come sia, proprio da Pellegrini è arrivato l’input per la rimonta: servito di testa in area da Angeliño, il capitano ha provato a scavalcare Kabasele che si era approcciato giustamente con le braccia dietro la schiena, ma poi le ha liberate: e a bloccare l’evoluzione di Lorenzo è stato proprio il braccio sinistro troppo largo, inevitabile il rigore.
Il capitano si è assunto la responsabilità della trasformazione e ha segnato, raccogliendo subito il pallone e portandolo a metà campo, bel segnale ambizioso. Al 12’ c’è stato un momento sliding doors quando Rensch e Mancini hanno pasticciato e il retropassaggio del toscano è uscito corto, a liberare un tre contro uno pericolosissimo ma malamente sprecato da Payero, con un tiro moscio, tra le imprecazione dei suoi compagni Lovric e Thauvin a centro area. Nella ripartenza Baldanzi ha condotto il pallone in fascia e l’ha servito centralmente a Pisilli che ha provato un destro che è stato respinto, e poi ci ha provato Pellegrini col sinistro, ad impegnare Sava in tuffo. Subito dopo Ranieri ha sanato il primo disequilibrio inserendo El Shaarawy al posto di Baldanzi, a disagio in fase di non possesso. E su una ripartenza condotta da Shomurodov a sinistra, con lancio d’esterno un po’ lungo dalla aprte opposta proprio per El Shaarawy è arrivata la frittata di Sava, che si è allungato in area ad impedire il controllo del Faraone, in realtà toccando il piede del romanista che è arrivato sul pallone una frazione di secondo prima. Rigore rilevato dall’ottimo Sozza e confermato dal Var: stavolta dal dischetto è andato Dovbyk e l’esito è stato lo stesso. Gol numero 12 per l’ucraino in stagione (8 in campionato): niente male davvero.
In vantaggio la Roma ha provato a non correre più rischi, ma c’era da risolvere la questione Rensch, evidentemente non tarato per arrivare fino al 90’. E Ranieri per sostituirlo ha scelto Zalewski, costringendolo per un po’ a giocare addirittura da braccetto di destra, tenendo El Shaarawy quinto e alzando a sinistra sempre Angeliño. Sarebbe sembrato più adatto Cristante ad entrare magari al centro della difesa, ma la correzione è arrivata solo all’81’, quando il tecnico ha mandato in campo proprio Bryan al posto di Dovbyk con Dybala al posto di Pellegrini, per un 352 stavolta assai più razionale. L’Udinese ha smesso di provarci, mentre la Roma ha sfiorato il gol prima con Zalewski, restituito alla dignità del ruolo di mezzala, e poi con un mischione in cui Mancini e Shomurodov hanno cercato vanamente di trovare un varco in mischia Poi è calato il sipario e gli olte 1550 romanisti hanno potuto festeggiare.
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