AS Roma

Senza gloria lontano dall’Olimpico

Brutta Roma sconfitta dall’Az Alkmaar. Per sperare nel playoff non si potrà fallire con l’Eintracht

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
24 Gennaio 2025 - 06:00

Resiste il tabù, non la Roma, punita a dieci minuti dalla fine da una pulitissima azione dell’Az Alkmaar in transizione, bella e lineare come sanno fare le squadre che puntano tutto sul gioco, a dispetto di una evidente differenza d’età (257 la somma degli anni degli undici titolari, media 23,36, contro i 292 dei romanisti, media 26,54), di esperienza, di ambizioni. Resiste il tabù delle vittorie in trasferta, eppure Ranieri è sembrato soddisfatto della prestazione alla fine, ma non ci si può certo rallegrare per l’ennesima sconfitta stagionale, che appesantisce il ruolino allungando a quattordici (14: incredibile!) la striscia di partite esterne consecutive senza vittoria e complica di molto la classifica, nonostante l’estrema lentezza di tante altre concorrenti. Così a nove punti in sette partite è ancora lecito sperare nel playoff, a patto di rimediare con l’Eintracht i punti che serviranno per non correre rischi. E non sarà facile contro la terza forza tedesca.

Non si può affermare che la Roma abbia preso alla leggera l’impegno, perché Ranieri non lo consentiva e non l’avrebbe tollerato, ma magari si può dire che con certe condizioni climatiche, contro avversari ben organizzati e di fronte a un pubblico quasi interamente contrario (al netto dei mille eroi che non hanno mai fatto mancare il loro sostegno nonostante la temperatura assai rigida e la pioggia che sospinta dal vento bagnava i tifosi a dispetto della copertura dello stadio), la squadra giallorossa si faccia prendere da un’indolenza che in casa non le appartiene e questo è un difetto a cui nessun allenatore in questi anni ha trovato soluzione. Ci sta provando Ranieri, ma l’effetto non è evidentemente quello voluto. Nel primo tempo di ieri, ad esempio, la Roma è partita con un paio di errori che hanno dato coraggio ai giovanissimi locali e nonostante poi le migliori capacità in palleggio e un robusto possesso palla (58%) non si è trovata adeguata corrispondenza offensiva, perché la manovra si è spesso interrotta sulla trequarti avversaria a liberare transizioni che non fosse stato per Hummels soprattutto avrebbero consentito all’Az occasioni più nitide di quelle effettivamente concretizzate.

Sul taccuino del cronista all’intervallo ce n’erano solo due appuntate per gli olandesi: al 25’, su un errore di Angeliño in uscita (rilancio corto e rasoterra sotto pressione, invece dell’auspicabile rinvio alto e profondo), con un 2 contro 2 sulla destra salvato in angolo da Koné sull’inserimento di Mijnans, e al 41’ su una percussione stavolta a sinistra di Lahdo con cross basso in mezzo mal rilanciato da Ndicka e tiro in curva di Meerdink, per la disperazione dei 18000 olandesi presenti (sold-out). La Roma è stata schierata con il 352 con Celik al posto di Mancini al fianco di Hummels e Ndicka, gli esterni Saelemaekers e Angeliño, gli interni Koné e Pisilli, il play Paredes e la coppia più offensiva Dybala e Dovbyk che la palla stavolta non l’ha mai tenuta, costretto ad un duello piuttosto muscolare con Goes (colpito da una gomitata quasi autoindotta al 19’ che è costato comunque un’ammonizione all’ucraino, tolto poi da Ranieri all’intervallo proprio perché «l’arbitro l’aveva preso di mira e il quarto uomo mi aveva avvisato»).

In realtà il ventenne idolo di casa (cresciuto nel settore giovanile, milita nell’under 21 olandese e ha un valore di mercato di 5 milioni) è un agonista nato e ha provocato prima Dovbyk, poi Paredes e infine Dybala, segno sicuramente di grande personalità, ma l’arbitro non dovrebbe restare affascinato da queste qualità e intervenire quando serve: invece l’ammonizione è arrivata solo per proteste, dopo più di un’ora. Goes era il centrale di una difesa a quattro molto stretta con il giapponese Maikuma a destra, il norvegese Wolfe a sinistra e l’altro centrale Penetra. Martens non ha abiurato il suo credo del 433, ha solo alzato più alto Mijnans dietro la punta Meerdink, lasciando al fratello d’arte Koopmeiners e al vecchio Clasie (la chioccia di tanti ragazzini) il compito di impostare e difendere a metà campo. Veloci ma leggerini gli esterni Poku e Lahdo (invertiti dopo venti minuti e poi sostituiti nella ripresa). E la Roma? Nel primo tempo ha fatto davvero poco, sia in termini agonistici, sia in termini di proposta offensivo. Nessuna occasione creata, qualche castagna tolta da Hummels dal forno quando rischiava di bruciare, un paio di iniziative poco convinte (non) finalizzate da Celik e un sinistro blando di Dovbyk tutto quello che c’è stato da notare.

Nel secondo è stata un’altra partita, ma il paradosso è stato che quando la Roma sembrava ormai in controllo ha subito il gol che ha deciso la partita. Con Soulé al posto di Dovbyk e Dybala finto nove, la manovra è migliorata all’improvviso perché è stata eliminata alla radice la tentazione di alzare il pallone lungo sull’ucraino, ed è aumentata la ricerca delle soluzioni palla a terra, in più la squadra ha avuto la percezione che con i cambi di gioco sugli esterni si poteva cogliere impreparata la difesa avversaria sempre piuttosto stretta, così Angeliño è salito di tono (e di metri mangiati agli avversari) e dalla sua parte sono arrivate diverse occasioni propizie. Già al 4’ la Roma ha sfiorato il gol addirittura su cross di rabona per la conclusione di Dybala di prima, a sfiorare la traversa. All’11’ ancora il terzino spagnolo ha cercato in area Soulé che però ha completamente lisciato la deviazione e un minuto dopo Dybala ha strappato il pallone in area dalla stessa parte a Goes, e sul dribbling è andato giù per una trattenuta dell’avversario troppo lieve per convincere il casalingo Peljto ad assegnare un rigore. Martens al 17’ ha provato a svegliare la sua squadra con i primi due cambi (Buurmester e Belic per Lahdo e Koopmeiners) e al 27’ gli ha dato proprio un’altra forma, con Parrott e Daal per Meerdink e Poku. Nel frattempo la Roma gestiva il pallone (alla fine il possesso palla sarà del 61%, ma gli expected goal appena 0,63), ma non concludeva mai.

Quando Ranieri ha mandato a scaldare El Shaarawy la sensazione era che il Faraone potesse servire a rinforzare la trequarti magari rinunciando a un Pisilli piuttosto confusionario, e invece a lasciargli il posto sulla fascia è stato Saelemaekers, appena ammonito. E al 35’ è arrivato il gol, splendida ripartenza condotta in verticale su un fallo laterale, con rifinitura finale da Parrott a Clasie (con maldestro tentativo di intervento di El Shaarawy), sovrapposizione di Wolfe e assist perfetto ancora per Parrott, praticamente gol a porta vuota. Inutile l’ingresso successivo di Baldanzi per Paredes e lo sterile assalto finale, con tanti cross respinti dai loro lunghi e due conclusioni inadeguate di Soulé (diagonale largo) e Dybala, dritto sul portiere.

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