Arbitri, la musica non è cambiata
Il dossier di Ghisolfi si è arricchito. Il problema è l’equità
Chissà se a Trigoria hanno aggiornato il dossier. Certo è che dopo la “denuncia” di sette episodi chiari che avevano danneggiato la Roma fino al 1° dicembre scorso, giorno dell’intervista sul tema del ds giallorosso Ghisolfi al Corriere dello Sport, la musica non è cambiata più di tanto.
Si continua a sbagliare e a farne spese è la Roma, che ha usufruito da allora di tre rigori, tutti certificati. Sì, perché ricevere un rigore non è certo un premio, ma un atto dovuto nel momento in cui si verificano irregolarità. Ma quanti ne mancano all’appello? Facciamo subito una premessa: non dovrebbe essere così, ma esistono rigori e rigorini e soprattutto non esiste l’uniformità. Essere o non essere, questo è il problema.
Ma vediamo cosa è successo dal 2 dicembre in avanti: in Roma-Atalanta, prima gara dopo la protesta, la conduzione di Guida è stata incerta sul fronte cartellini, ma non ha combinato danni eclatanti negli episodi. Un po’ come accaduto il 7 dicembre a Chiffi in Roma-Lecce (rigore assegnato agli ospiti, ma giusto). In Como-Roma tocca a Rapuano dirigere: distratto su qualche fallo con potenziali punizioni interessanti, non concede un rigore (che sarebbe stato “televisivo”) per un tocco di mano di Kempf su cross di Dybala. Al 90’ però Pellegrini steso al limite dell’area (dall’azione seguente nasce il gol del vantaggio del Como). E siamo a tre insufficienze.
Scorre bene Roma-Parma del 22 dicembre: nel clima natalizio Di Bello concede due rigori alla squadra di Ranieri, ma sono netti entrambi. Anche se qualche uccellino racconta che all’Aia non è piaciuta la concessione per il fallo di Mihaila su Saelemaekers in area. Ma da quando si può travolgere l’avversario lanciato a rete?
A fine 2024 San Siro spaventa un po’ troppo Fabbri di Ravenna in Milan-Roma: gestione delle ammonizioni altalenanti, giudica regolare il contatto Pisilli-Reijnders per cui Fonseca perde le staffe e finisce espulso l’ultima gara da allenatore dei rossoneri. Insomma, va a correnti alternate e scontenta tutti.
Il 2025 si apre alla grande per la Roma, ma quanta paura prima del derby: Pairetto sostituisce Guida infortunato e al Var c’è Mazzoleni, un tabù prima d’allora per i giallorossi. Tutto è bene quel che finisce bene. A Bologna, la settimana dopo, torna tuttavia qualche incertezza: prima di concedere un rigore “moderno” per parte per tocchi di mano ai limiti, nel primo tempo alla Roma manca un rigorino su Saelemaekers per un tocco di Miranda.
Poi la cronaca recente: per Roma-Genoa all’Olimpico si ripresenta Zufferli di Udine (che aveva colpito in Roma-Empoli del 25 agosto ed era già finito nel dossier di Ghisolfi). La squadra di Sir Claudio si fa giustizia da sola: due rigori negati e due gol nell’azione che prosegue.
Confusi e infelici
Siamo sempre lì, l’andamento degli arbitri è ondivago, ma non sarà che con un regolamento a maglie larghe e la linea che a campionato in corso - spesso con l’aggravante della mediaticità - viene registrata (o cambiata) questi arbitri vadano un po’ in confusione? Giusto che l’Aia lavori, anche in corso d’opera, per dettare direttive volte a migliorare, ma nell’economia di una stagione per equità servirebbero più certezze. Troppi i casi di scuola variabili, sarebbe meglio tirare questa linea a fine stagione.
Come sarebbe la classifica senza errori arbitrali? Inutile inseguire questa logica, sarebbe difficile fare un computo esatto e realistico dei punti persi per sviste arbitrali, ma non è un’esagerazione pensare che alla Roma in questa stagione manchi una quota punti anche oltre i suoi mea culpa. E gli obiettivi di oggi sarebbero diversi.
Rocchi ha fatto mea culpa su Monza-Roma, vediamo adesso dove arbitrerà Zufferli nella prossima giornata.
Ps. Nel calcio femminile le cose non vanno meglio: le tre giornate a Giacinti, colpita prima di reagire ed essere espulsa, dopo Roma-Inter sono un’ingiustizia enorme e gridano davvero vendetta. Sportiva, s’intende.
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