100 di queste Joye, Dybala nella storia
Col Genoa, l’argentino diventa uno dei nostri centenari. Tante pagine scritte, ma vuole vincere anche qui
Cento di queste gioie. O Joye, se preferite, visto che il traguardo riguarda Paulo Dybala e le sue partite giocate con la maglia della Roma addosso. Quella di questa sera, contro il Genoa, sarà la presenza numero 100 dell’argentino in giallorosso in tutte le competizioni, in due anni e mezzo di tempo, dato che già basterebbe da solo a far decadere ogni polemica sulla continuità del suo impiego. Ma un traguardo così va soltanto celebrato, senza polemiche intestine, che hanno lo scopo di dividere e non di unire, cosa che per sua stessa natura fa la Roma, da sempre, da quando è stata fondata, forse ancor prima di quel giorno.
Sogno di una notte di mezza estate
La storia tra la Roma e Dybala inizia nell’estate del 2022, quando l’argentino, dopo la fine del suo contratto con la Juventus (dalla quale si separa tra l’affetto dei tifosi e le polemiche, accese, con la dirigenza), rimane svincolato a 29 anni. In città è ancora viva l’euforia del post-Tirana, della coppa alzata al cielo da Lorenzo, portata idealmente ad Agostino, tatuata sul braccio di José e celebrata per le vie di Roma, invasa dei suoi due colori mentre il pullman scoperto gira trionfante. Proprio da lì, Foti, il vice di Mourinho, aizza la folla facendo partire il coro: «Tiago Pinto portace Dybala». È pura goliardia. Lo è anche nella mente del dirigente portoghese, che non ha alcuna intenzione in quel momento di avvicinarsi alla Joya, come un Icaro timoroso, spaventato dal potersi scottare, tanto è considerato grande il nome di Dybala. Il sole di Paulo, però, non brucia, brilla e basta e a luglio Pinto vola insieme a Dybala dentro un jet privato, che porta i due in Portogallo, dove la Roma è in ritiro. Il 20 luglio 2022 arriva l’ufficialità, Dybala è nostro (due anni esatti più tardi, Paulo dirà un altro sì, sull’altare, alla sua Oriana). La sera del 26 luglio, l’argentino viene presentato al Colosseo Quadrato, davanti a 10.000 romanisti. È uno dei nostri sogni di una notte di mezza estate.
Se questo è il calcio
Quella sera all’Eur, i romanisti entrano nel cuore di Paulo Dybala, che si emoziona per la prima volta per colpa della Roma (la, la, la...). È la prima, ma non ultima volta, che la Joya piange (sembra quasi un ossimoro) per noi. Gli ricapita il successivo 31 maggio, a Budapest, anche se forse la mezzanotte è già passata e tecnicamente sarebbe il 1° giugno, ma poco importa e già ricordarlo fa fatica. È appena finita la partita più lunga della storia del calcio, la finale d’Europa League, che Paulo aveva indirizzato portando la Roma in vantaggio. Poi il pareggio, poi i rigori visti da spettatore e poi i coriandoli che stavolta, rispetto ad un anno prima, hanno i colori sbagliati. E Dybala piange, disperato: «Quella partita mi ha ucciso. Per la gente sarebbe stato come vincere un mondiale, avremmo scritto la storia». Ha detto qualche mese più tardi proprio Paulo, che un mondiale nel frattempo l’ha vinto con la sua Argentina (da giocatore della Roma). A consolarlo c’è il signor Matic, col suo: «That’s football (questo è il calcio)». Ma no caro Nemanja, non è calcio, quello è un furto. Una storia sbagliata, che prima o poi andrà sanata.
Il gran rifiuto e la nuova promessa
Ripercorrere le 100 partite di Paulo Dybala con la maglia della Roma non è cosa banale e, soprattutto, richiederebbe tutte le pagine di questo giornale. Ma nella mente rimangono i flash degli attimi vissuti con la Joya. I suoi gol a San Siro (tutti e due al volo, entrambi bellissimi), la magia da terra a tempo scaduto contro il Feyenoord, la tripletta al Torino e tante altre serate impreziosite dal suo talento. Paulo è qui solo da due anni e mezzo, ma ha già vissuto tanta Roma, con quattro allenatori diversi e vari dirigenti. Tra questi, ce n’è stata anche una, Lina Souloukou, che l’estate scorsa aveva confezionato l’addio di Dybala. E c’era quasi riuscita, quasi però, perché sul più brutto è arrivato il «no» di Paulo ai 45 milioni che l’Al-Qadsiah gli aveva messo sul tavolo. Il gran rifiuto, un briciolo di sentimento in un calcio sempre più alla mercé dei petrodollari. Nessuno intende raccontare Dybala come romanista, Paulo è nato a Laguna Larga e non a Testaccio, ma tra i mille motivi che lo hanno portato a rifiutare l’Arabia c’è anche l’affetto reciproco con i tifosi della Roma. Una storia che Paulo non vuole concludere senza vittorie e trofei, se l’è promesso per primo a se stesso. Vuole ripagare l’amore sconfinato dei romanisti e avrà tempo di farlo. Già, perché il rinnovo automatico fino al 2026 (che scatta al 50% di presenze da titolare e da almeno 45 minuti nel triennio) è a un passo e, ben presto, Ghisolfi e Novel (l’agente di Paulo) discuteranno del possibile prolungamento, con stipendio spalmato, fino al 2027.
Buona fine, buon principio
Intanto, ieri la Lega Serie A ha annunciato che Paulo Dybala è stato eletto come miglior giocatore del campionato per il mese di dicembre 2024. Un riconoscimento che verrà consegnato alla Joya proprio stasera, all’Olimpico, nel prepartita di Roma-Genoa. Dalla prestazione maiuscola nella cinquina rifilata al Parma, fino alla prodezza di destro contro il Milan a San Siro: Paulo ha concluso nel migliore dei modi il suo 2024. Anno nuovo, stessa classe, il 2025 di Dybala e della Roma si è aperto col derby vinto, con il numero 21 tra i protagonisti dentro e fuori il campo (al di là dei gesti tecnici, da ricordare i battibecchi con Guendouzi, il saluto alla Nord uscendo dal terreno di gioco e il pallone lanciato in campo dalla panchina per rallentare una possibile ripartenza, forse la sua giocata migliore). Insomma, buona fine e buon principio, come il più classico degli auguri. Nella speranza di proseguire su queste lunghezze d’onda, a partire da stasera contro il Genoa. Ricordando il passato, festeggiando il presente e sognando, ancora insieme, il futuro.
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