Bologna-Roma, c’è Dovbyk per sanare l’ingiustizia
Un rigore al 98’ rimette in equilibrio una partita che la squadra aveva buttato dopo il vantaggio di Saelemaekers
Si godicchia alla fine, perché un rigore al 98’ che sana un’ingiustizia ed evita la nona sconfitta del campionato ti porta ad esultare e a riconsiderare tutto il pomeriggio del Dall’Ara, esaltante per un po’ e deprimente fino a un secondo dalla fine. Ma alla fine riconsideri tutto: un’ora di gioco di altissimo livello, contro un Bologna nella sua versione migliore e con un vantaggio conseguito da Saelemaekers al 13’ del secondo tempo; quello scellerato pareggio concesso al termine di una ripartenza goffamente concessa e culminata con il gol di Dallinga; il rigore del sorpasso rossoblù con un tocco evitabile di mano di Koné (e un successivo fallo plateale di Pellegrini su Odgaard), con l’inevitabile carico di contumelie che ogni tifoso della Roma (i 1500 non residenti nel Lazio che hanno fatto comunque un gran tifo dagli spalti e tutti quelli che l’hanno vista da casa) ha sparato per il vantaggio firmato Ferguson e per quei pochi minuti privi di senno che avevano complicato un pomeriggio che sembrava in linea con l’esaltazione del derby; e alla fine il rigore di Dovbyk, trasformato freddamente dal centravanti che nel secondo tempo era progressivamente sparito, per poi riemergere in tutta la sua autorevolezza dopo l’indicazione di Ranieri, che ha tolto il pallone dalle mani di Zalewski che avrebbe voluto tirare e l’ha idealmente trasferito nelle mani del bomber. Che non ha tradito. E ha restituito alla Roma quel punto che la fa stare nella parte di qua della classifica, ancora lontana dalle ambizioni europee, ma nella linea di galleggiamento della ripartenza cominciata con l’arrivo di Ranieri.Alla vigilia di due sfide, con Genoa in casa e Udinese in trasferta, che potrebbero allungare la striscia positiva ora a cinque sfide (quattro di campionato più la Sampdoria in Coppa Italia).
Ieri non è stata una partita facile, in nessun momento. Le squadre si sono affrontate adesso nel loro periodo migliore, più maturo, più consapevole. Non come al tempo di quella barzelletta di squadra vista ai tempi del confronto dell’andata, due mesi fa. Oggi la Roma sa stare in campo, sa difendere, sa attaccare.
Non a caso Ranieri ha presentato la stessa squadra del derby, con l’ormai collaudata terzina di difensori centrali (l’implacabile Mancini, Hummels con le sue smanie offensive, Ndicka con le sue cautele in possesso palla), con un sempre più convinto Paredes in regia, con Koné al suo fianco da una parte e Pellegrini dall’altra (entrambi andati in difficoltà nella tonnara di metà campo del secondo tempo), con l’alto tasso di qualità garantito dagli esterni Saelemaekers a destra ed Angeliño a sinistra, e Dybala, insolitamente impreciso, alle spalle di Dovbyk, insolitamente meticoloso. Dall’altra parte l’applicatissimo Bologna di Vincenzo Italiano, un tecnico indubbiamente bravo nel lavoro sul campo che ha acquisito evidenti meriti anche nell’equilibrio che ormai sa garantire alla sua squadra. Così il suo Bologna è divertente e solido, aggressivo ed elegante. Il 4231 trova una quadratura tattica nell’attenzione difensiva dei quattro terzini (Holm, Beukema, Lucumì e Miranda), nella regia dei due mediani Freuler e Ferguson, nell’estro dei trequartisti Ndoye, Odgaard e Dominguez (l’ultimo gioiello di casa Sartori, un 2003 che appare assai più incisivo del connazionale Soulé) e nel riferimento offensivo Dallinga.
Per l’intero primo tempo hanno prevalso le difese sugli attacchi, se non per i varchi che la Roma si è saputa aprire in cinque minuti tra il 30’ e il 35’. Prima con una trivela di Paredes a cercare Dovbyk, bravo a controllare il pallone prima dell’anticipo decisivo di Beukema, poi con un gran destro dello stesso Paredes su cui ha respinto d’istinto Skorupski (e sul tap-in di Dybala è stato Dovbyk a cercare la deviazione di testa al volo, ma la palla è stata fermata ancora dal portiere polacco), poi con Saelemaekers fermato in area da un intervento sospetto di Miranda (peraltro già ammonito: il Var non ha chiarito la natura del contrasto, ma in caso sarebbe stato rigore e secondo giallo per il terzino spagnolo), infine con l’occasione più ghiotta: Saelemaekers ha fermato un’impostazione dal basso di Lucumì, Dovbyk ha mandato in porta Dybala che però è andato alla conclusione di destro, dal basso verso l’alto, ma troppo alto, così la palla fuori dalla portata d’intervento di Skorupski è finita sopra la traversa.
Sono stati questi gli unici episodi degni di essere riportati sul taccuino del cronista, sorvolando su un destro non troppo pericoloso di Dallinga dopo dieci minuti e sull’ammonizione a Miranda per un falletto su Koné.
La ripresa si è aperta con una punizione di Paredes da posizione laterale, con destro sul fondo di Koné a chiudere la respinta di Skorupski. La Roma si è tenuta alta e fiera, non ha permesso al Bologna di trovare spazi per le proprie autorizzate ambizioni, mentre Ranieri se la prendeva con quelli tra i suoi ragazzi che invece che attaccare preferivano traccheggiare col palleggio basso. All’improvviso, al 13’, il vantaggio romanista, con l’azione partita ancora da Svilar (come nel derby), col lancio di Angeliño respinto una prima volta, la riproposizione di tacco di Paredes per Dybala, lo scarico per Pellegrini e la verticale illuminante per Koné che a sua volta ha mandato all’uno contro uno Saelemaekers con Miranda, con la bella sterzata del belga verso l’interno e con il sinistro a giro che ha ingannato Skorupski, non brillantissimo nel tentativo d’intervento. In quel momento, la Roma è sembrata davvero padrona del proprio destino, il Bologna impotente nei suoi tentativi frustrati, la gara indirizzata. Ma in pochi secondi è cambiato tutto. Sliding doors forse un contropiede romanista fermato da Abisso per verificare le condizioni di Koné, rimasto a terra per un precedente contrasto: alla ripresa del gioco il bel palleggio romanista è culminato con un tentativo di tiro di Dovbyk respinto da Beukema con tutta la squadra giallorossa sbilanciata in avanti, con Dominguez a sbagliare il primo controllo successivo, Saelemaekers a perdere il contrasto, Paredes a vuoto nel tentativo di fermare il connazionale e la ripartenza 4 contro 3 terminata con il pareggio di Dallinga, tralasciato in area da Mancini, attirato in una zona diversa dell’area, dove però la palla non è mai arrivata. 1-1 e entusiasmo all’improvviso sfiorito, per il settimo gol preso in contropiede del campionato, record dei cinque migliori campionati europei. Subito dopo Saelemaekers ha perso un altro brutto pallone e Hummels è stato costretto ad intervenire affannosamente in calcio d’angolo per interrompere un’altra transizione pericolosa. Ma sul corner ci sono stati due episodi valutati da Abisso: un fallo di mano di Koné su colpo di spalla di Holm e una cintura di Pellegrini su Odgaard. Insomma rigore, trasformato da Ferguson. E così nella stagione in cui va tutto storto è arrivato anche l’uno-due del Bologna a mortificare le ambizioni di ripresa. E infatti la Roma è andata in difficoltà e Italiano ha provato ad approfittarne: dentro Orsolini per Ndoye e nuove ripartenze d’assalto. Al 26’ su una punizione di Dybala respinta è nata l’ennesima ripartenza sventata stavolta da Svilar, ma sprecata clamorosamente proprio da Orsolini. Subito dopo Dovbyk si è addormentato su un bell’assist di Dybala.
Al 31’ ci ha provato Odgaard, con il portiere serbo ancora sugli scudi. Poi è intervenuto Ranieri: dentro Celik, Pisilli ed El Shaarawy al posto di Hummels (a disagio negli spazi larghi), Pellegrini e Paredes, poi Baldanzi per Dybala e Zalewski per Saelemaekers. Italiano ha risposto con Castro per Dallinga, e poi Iling jr per Dominguez e Posch per Holm. Abisso ha decretato quattro minuti di recupero, e giusto al quarto Ferguson ha deviato in corner una rimessa laterale lunga di Celik. Sull’angolo, Ndicka ha deviato di tacco e Lucumì ha fermato la traiettoria con una mano larga, poi Mancini ha calciato la respinta fuori di poco, prima di prendersi un giallo per le proteste preventive. Il Var ha richiamato Abisso e dal dischetto è andato Dovbyk, su indicazione diretta di Ranieri: Skorupski spiazzato e sipario sulla partita. Si godicchia, ma sono 13 le trasferte senza vittoria. Troppe.
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