AS Roma

Pellegrini: "Ho vissuto un momento difficile, ma non ho mai pensato di lasciare la Roma"

Parla il capitano giallorosso: "Non darò mai meno di quel che posso a questa maglia. De Rossi è un grande allenatore, con Ranieri ho un bel rapporto"

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA La Redazione
11 Gennaio 2025 - 08:47

A quasi una settimana dal gran gol che ha aperto le marcature in Roma-Lazio 2-0, Lorenzo Pellegrini ha parlato a "La Gazzetta dello Sport". Queste le parole del capitano giallorosso:

Come si sta dopo aver deciso un derby?

“Bene, anche se era già qualche settimana che stavo bene. Nel senso che si è parlato forse anche un po’ troppo del mio umore. Era normale che fossi arrabbiato, le cose non stavano andando bene per tutti noi. E di questo ho parlato con il mister, anche se con lui non c’è neanche bisogno di parlare. Mi conosce bene, sotto alcuni aspetti ci assomigliamo e questo gli permette di capirmi. Lui è stato eccezionale, ha ridato a me, alla squadra e alla città quella serenità di cui avevamo bisogno”.

Ranieri ha sempre parlato bene di lei, ma poi non la faceva giocare.

“Abbiamo sempre avuto un bel rapporto, quello di chi non dice troppe cose ma…. Per esempio, la famosa chiacchierata prima della Lazio è durata in tutto due minuti. Poi ci siamo abbracciati. Era una cosa che sentivo: gli voglio bene, lo stimo come persona prima ancora che come allenatore. Qui ha rimesso a posto un po’ tutte le cose. Poi è normale che si possano incontrare delle difficoltà, ma con lui ora ci sembra tutto più giusto”.

Con i tre gol nei derby sta diventando un po’ l’incubo della Lazio. A quale è più legato dei tre? 

“Il più bello dal punto di vista estetico è quello su punizione, forse anche il più bello della mia carriera. Lì non ero sicuro di calciare, poi Mancini mi ha detto: ‘Lore, mettila’. E io l’ho messa. La rete in questo derby e quella di tacco sono invece più importanti. Questo non c’è neanche bisogno di spiegare perché, ma anche il primo è arrivato dopo un periodo un po’ complicato. E da lì siamo ripartiti”.

Dopo il gol si è battuto a lungo il petto, sullo stemma. Che significato aveva quel gesto lì? 

“A volte mi sembra che la mia riservatezza, il mio essere silente, venga un po’ travisato, come se la personalità sia solo far casino. Per me non è così, la personalità è essere se stessi. Era un gesto per dire che questa per me è una società speciale, è casa mia. Non ci sarà mai un giorno in cui Pellegrini darà qualcosa in meno per la Roma. Era solo questo. Al di là di ciò che si dice, chi ci conosce sa che veniamo a Trigoria per fare il bene della Roma: che sia giocare, andare in panchina, andare a lavorare per ritrovare il sorriso e poi rigiocare. L’impegno è sempre massimo, perché per me questa è una maglia molto speciale”.

La gente al derby è tornata ad acclamarla, i fischi sono solo un brutto ricordo? 

“Di questo sono contento, ho vissuto un momento difficile. Se un tifoso mi fischia perché gioco male ci sta, ma se succede a inizio partita perché qualcuno crede che io abbia fatto cose che non ho fatto, questo un po’ mi dispiace. Ma va bene uguale, vado avanti lo stesso. Quando Ranieri è arrivato non ero triste ma arrabbiato, perché le cose non stavano andando bene. E siccome io alla Roma ci tengo, quella situazione mi faceva male. È come quando torni in famiglia e capisci che qualcosa non va”.

Lei è uno che interiorizza sempre tutto. Avere un carattere diverso l’avrebbe aiutata?

“È vero, se le cose non vanno per il verso giusto ci sto male. Sono uno molto autocritico e sempre pronto a chiedere a me stesso cosa posso fare in più per gli altri. A volte però dovrei scindere l’uomo dal calciatore. Il calciatore dovrebbe sempre giocare con leggerezza, l’uomo non ci riesce. E avere un altro carattere mi avrebbe aiutato. Io non sono uno che riesce ad esternare ciò che è con tutti, quanto ci tiene a una cosa. Ma sono uno leale. E se dico che ci tengo alla Roma, è così. Altrimenti non lo direi”.

Per la Roma ha rinunciato anche a un Europeo vinto poi dall’Italia. Se n’è mai pentito? 

“No, mai. Io penso sempre molto a ciò che faccio e quando torno a casa e mi lavo i denti devo essere contente di chi sono. Quella fu una non scelta, non ho mai messo in dubbio di non giocare quel derby. Quell’anno non eravamo ancora riusciti a vincere contro le squadre che ci stavano sopra. Quella era un’opportunità, non un problema. Mi sono preso le mie responsabilità, per me era importante giocare quel derby e vincerlo. E ci siamo riusciti”.

Totti ha detto che, oltre ad essere un capitano vero, è anche una persona onesta. Nel calcio è meglio essere onesti o ruffiani? 

“Dipende da come sei fatto, a me peserebbe di più guardarmi allo specchio e non essere felice di chi sono come persona. Ho sempre pensato che la persona viene prima del calciatore. Mi piace stare in famiglia, che poi è il mio equilibrio. Lì capisci davvero quali sono le priorità della vita”.

Lei finora ha segnato 55 gol con la Roma, a 63 c’è De Rossi. È pronto a un piccolo sgarbo?

“Per il rapporto che abbiamo, Daniele non si arrabbierebbe se lo superassi. Quando venne qui il primo giorno mi chiese di parlargli della situazione e mi disse: ‘Qualsiasi cosa succeda, sappi che ti voglio un bene dell’anima. Ma voglio più bene a me stesso, alla mia famiglia e alla Roma’. Ho apprezzato, lui è uno trasparente, ti dice sempre la verità. ho avuto la fortuna di essere allenato da grandissimi allenatori, ma lui non me l’aspettavo così pronto. Invece è stato fantastico, per me farà una carriera meravigliosa: è un uomo top, una persona ambiziosa, ha la capacità di non guardare in faccia nessuno e ha idee di calcio. Per me già adesso è un grandissimo allenatore”.

Ma lei in passato ha mai pensato di andare via?

“No, mai. Di momenti duri ne ho vissuti tanti, ma anche di meravigliosi. Ma non sono uno che scappa. Credo che davanti alle difficoltà uno si debba assumere le sue responsabilità. Ed è quello che il mister mi ha letto negli occhi prima del derby. Qui un momento normale diventa bello, uno bello diventa meraviglioso e uno negativo diventa un disastro. Roma è questa, vive di passione. E io questa passione qui me la vivo al cento per cento”.
 

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