I nostri giusti valori in campo e in curva
Un derby senza storia, per il gioco e per il tifo: la partita inizia e finisce in Sud. Prima i principi sani della coreografia «Anti Lazio», poi Pellegrini che sventola la storia
Lorenzo Pellegrini che sventola la nostra storia sotto la Sud in festa. Neanche il miglior scrittore poteva immaginare un finale così bello, nostro e romanista, ma la realtà della Roma, come spesso capita, supera anche la fantasia. Il derby, che in campo quasi delude per la sua brevità - dopo 18 minuti era tutto finito, per il verso giusto -, inizia e si conclude con la nostra Curva, che la partita - impari - la vince sugli spalti. Già nel prepartita, durante il riscaldamento, quando compare la bandiera di Astutillo Malgioglio, pronta a sventolare lì per tutto l’arco dei 90 minuti. Lui che come tanti altri, ma forse più di tutti, ha dimostrato e palesato la vera natura dei laziali. Ed è nel segno del sano valore dell’antilazialità che la serata dell’Olimpico scorre in tranquillità. Su quello è basata anche la coreografia della Sud, che coinvolge anche Distinti e Sud Laterale, con un enorme: «Anti Lazio... Oggi come ieri!», ad accogliere le due squadre al loro ingresso. Dall’altra parte un’imbarcazione che fatica a navigare in un mare mosso, tutto molto trascurabile anche se in fondo profetico, visto poi l’esito.
I giusti principi, quelli insegnati dai nostri padri e da trasmettere alle generazioni future, sono protagonisti anche nel corso della partita. «In campo, sugli spalti ed in ogni angolo della città... Un odio eterno chiamato antilazialità!», lo striscione che campeggia nella Curva più bella del mondo intorno alla mezz’ora di gioco, dopo che lo stadio è già esploso per due volte, con i gol di Pellegrini e Saelemaekers.
Tra i 65.042 spettatori, da evidenziare le presenze di Delvecchio, Mancini - quello giusto - e Ryan Friedkin. Nella ripresa, la Sud inizia una serie infinita di sfottò, ironizzando sul motto «maledetti laziali». Tra i vari, meritano una citazione: «Maledetto risultato», a fine partita e «Più che maledetti, 11 anni tra i cadetti!». Lo spessore romanista di questo derby vinto risiede tutto nella serata di Pellegrini. Mandato in campo a sorpresa da Ranieri, dopo il periodo più complicato della sua carriera, a Lorenzo bastano 10 minuti per segnare il suo terzo gol alla Lazio - tutti sotto la Nord - e ad indirizzare inderogabilmente la gara. Dopo i tre fischi di Pairetto, è Pellegrini a guidare la squadra sotto la Sud per la festa. È lui a sventolare la bandiera con il nostro stemma e il nostro papà, Italo Foschi. È tutto qui. Roma siamo noi, da sempre e per l’eternità.
© RIPRODUZIONE RISERVATA