AS Roma

Pellegrini al centro del villaggio

Prodezza del capitano schierato a sorpresa Raddoppio di Saelemaekers, poi è gestione fino alla festa finale

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
06 Gennaio 2025 - 06:00

Domina nel primo tempo, gestisce nel secondo e con l’autorevolezza della grande squadra, cosa che quest’anno non era sostanzialmente mai stata, la Roma si è presa un altro derby, il quinto su cinque giocati da Ranieri, il talismano della gente romanista. Comincia dunque nel modo migliore il 2025 della Roma, con una vittoria che accorcia la distanza con la Lazio (ora a +12) e soprattutto ci proietta nella prima metà della classifica, raggiungendo il decimo posto da cui si può cominciare a ragionare per puntare obiettivi più consoni. Sugli scudi va Pellegrini, la carta a sorpresa di Ranieri subito vincente, seguito a ruota da Saelemaekers che ha chiuso la partita e risolto definitivamente la questione della fascia destra, e da Dybala, protagonista di ogni azione e soprattutto di una gestione delle forze nervose di grandissimo livello anche per affievolire la portata della reazione degli avversari, e poi da tutti gli altri, Paredes, Angeliño, i tre centrali e il portiere, perfetti come sempre, e Dovbyk, preziosissimo nel lavoro di sponda dei due gol, e poi chi è subentrato, prima Pisilli ed El Shaarawy, poi Baldanzi e Shomurodov.

È stata una partita perfetta nel primo tempo grazie alle intuizioni di Ranieri e all’attenzione che i giallorossi hanno mostrato in campo, colpendo nei momenti decisivi e poi gestendo con la disinvoltura della grande squadra il prolungato, ma poco incisivo palleggio della Lazio. Ranieri aveva mandato in campo a sorpresa capitan Pellegrini nella serata meno indicata stando almeno alle parole della conferenza stampa di venerdì: «Lui si carica tutti i problemi, è questo il suo peccato. Dovrebbe giocare con naturalezza, come era abituato a fare. Solo così può tornare il giocatore che è. Si porta dei macigni dietro. Se fa mezzo errore lui, viene caricato di negatività e responsabilità. Se lo fa il beniamino del pubblico, non succede niente. Il giorno che lo vedrò sereno, lo metterò in campo». Nessuno pensava sarebbe stato 48 ore dopo. E invece, confesserà il tecnico alla fine, un colloquio tra i due alla vigilia gli è bastato per restituirgli la fiducia. E nessuno poi pensava che Pellegrini avrebbe risposto in questa maniera, realizzando dopo neanche dodici minuti un gol meraviglioso, come del resto tutta l’azione, partita da Svilar, gestita perfettamente da Dovbyk che nel cerchio di centrocampo ha controllato il pallone per lo stesso Pellegrini che con un mirabile pallonetto ha innescato Dybala che a sua volta ha mandato Saelemaekers libero di involarsi sulla fascia, da lì è partito l’assist preciso ancora per Pellegrini che appena dentro l’area ha pensato per un attimo ad effettuare un assist per Dybala o lo stesso Dovbyk, ma con la finta ha spostato mezza difesa della Lazio, un po’ come fece Falcao con la difesa dell’Italia a Spagna ‘82, solo che poi Paulo Roberto tirò di forza mentre Lollo ha accarezzato il pallone mandandolo giusto all’incrocio dei pali, fuori dalla portata di Provedel.

E dopo altri 6 minuti è arrivato il raddoppio, con un’azione dalle modalità simili: ancora con un preciso rinvio di Svilar per Dovbyk che stavolta si è girato mandando a vuoto Gila e facendo partire direttamente Dybala che ha servito ancora Saelemaekers nel tempo giusto: bravo il belga a calciare di punta di sinistro per sorprendere Provedel che ha risposto d’istinto lasciando la palla lì, ed Alexis l’ha ribadita in rete stavolta di piatto, ma con lo stesso piede, il sinistro. 2-0 dopo 18 minuti, due squilli decisivi tra qualche azione di contorno: un destro di Koné controllato da Provedel, un destro di Marusic in Curva Sud, un’incursione di Hummels deviata in corner, un sinistro di Isaksen addomesticato da Svilar. Perfetta la Roma nelle transizioni con la Lazio sempre un po’ troppo aperta, perfetta anche nella fase di non possesso col 3421 con Pellegrini abile a rientrare da mezzala a disegnare un 352 a linee chiuse e strette, con Paredes più basso e Koné a troneggiare nel centrodestra, anche per sostegno alle prevedibili incursioni sulla fascia di Nuno Tavares. Ma la scelta di Saelemaekers ha pagato ancora una volta, perché a dispetto di un paio di incertezze il belga ha colpito due volte alle spalle del portoghese, sostanzialmente la mossa vincente di Ranieri. Baroni aveva puntato ancora sul suo 4231, con Marusic, Gila, Romagnoli e Tavares in difesa, Guendozi e Rovella in mediana, l’evanescente Isaksen sulla trequarti con Dele Bashiru e Zaccagni e davanti Castellanos.

Sul doppio vantaggio la Roma si è un po’ fermata, ma la Lazio è rimasta bloccata dalle sue paure e dalla precisione delle transizioni giallorosse, quasi a paralizzante monito, almeno fino all’intervallo. L’unica occasione vera dei biancocelesti resterà quella costruita su iniziativa personale di Dele Bashiru, abile ad andar via con un paio di dribbling, prima di vedersi deviata la conclusione dal solito impeccabile Ndicka. Poi Pairetto, stavolta perfetto direttore di gara, ha cominciato a distribuire dei cartellini gialli, dimostrando comunque equità nelle decisioni e colpendo prima Gila, poi Zaccagni, poi Saelemaekers e infine Castellanos.
All’inizio del secondo tempo Baroni ha ordinato due cambi, senza variazioni tattiche: Dia per Dele Bashiru e Tchaouna per Isaksen hanno dato più sostanza nei rispettivi ruoli e la Roma ha dato l’impressione di voler affrontare tutta la ripresa semplicemente contenendo gli avversari, cercando semmai qualche ripartenza per chiudere la questione. La prima occasione l’ha creata Zaccagni con un bel destro, la seconda Guendozi di sinistro (deviato) e su entrambe le conclusioni è intervenuto Svilar. Poi ancora sull’asse Svilar-Dovbyk è arrivata un’altra occasione per la Roma, con l’apertura dell’ucraino stavolta a sinistra su Angeliño, subito in verticale su Pellegrini che ha calciato di sinistro, trovando però l’opposizione di Provedel. Dall’altra parte Tavares ha calciato forte da sinistra sul secondo palo, dove Dia ha addomesticato il pallone di testa per Tchaouna che, un po’ sorpreso, ha calciato sporco facendo ricadere poi la palla sulla parte alta della traversa.

Un po’ la stanchezza, un po’ il risultato, sta di fatto che la Roma si è abbassata troppo e Ranieri ha ordinato i primi cambi, al 22’: dentro El Shaarawy per Saelemaaekers e Pisilli per Pellegrini, con standing ovation per i due marcatori e l’abbraccio collettivo per il capitano, finalmente restituito al suo ruolo di comandante. Ma il canovaccio della partita non è cambiato, il difetto della Roma è stato soprattutto quello di non avere la testa, più che la gamba, per ripartire. La colpa della Lazio invece è stata quella di non riuscire a reggere la pressione emotiva, così si è perso parecchio tempo per piccole/grandi lite individuali (con Guendozi contro tutti, e ci sta Paredes e Dybala, ma prendersela pure con il suo compagno di nazionale Koné è apparso paradossale), con l’arbitro che ha ricominciato a mostrare cartellini (Rovella, Dybala, Dia, Paredes) e si è giocato poco. Due le occasioni create in particolare: Castellanos da destra (bravo Svilar ad intervenire in tuffo), Tavares da sinistra (con la palla che è sfilata fuori in diagonale). Ranieri ha dato fiato anche a Dybala e Dovbyk, sfiancati dalle corse in avanti e dai rinculi all’indietro, inserendo Baldanzi e Shomurodov, subito calati nella realtà della gara, e quindi subito protagonisti soprattutto nella fase di non possesso (con un paio di contrasti vincenti di Tommasino vicino alla bandierina che l’hanno portato ad esultare due volte come se avesse fatto il terzo gol).

Per la mossa della disperazione Baroni ha messo dentro anche Lazzari (per Marusic), poi Noslin (per Zaccagni) e Luca Pellegrini (per Tavares). E quando hanno capito che non c’era più niente da fare e che tutti quei cross alla fine servivano a poco l’hanno buttata sulla rissa, con Castellanos a colpire Hummels davanti alla panchina di Ranieri e con il successivo groviglio di corpi da cui Pairetto è uscito con i rossi al centravanti laziale, al collaboratore di Ranieri Mark Sertori e il giallo a Ndicka. E subito dopo è cominciata la festa.

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