Giubilare ma a tratti
Quello in corso è il settimo Anno Santo indetto da quando esiste la sfida coi biancocelesti. Dodici scontri diretti negli altri 6: bilancio in scia di quello complessivo, fra pochi stop e diversi trionfi
Romanamente. E romana mente. Più che altrove nella Capitale della cristianità, con tutte le sue derivazioni anticlericali, sacro e profano sono destinati a mescolarsi. L’assegnazione dell’uno e dell’altro va a discrezione di chi legge. Soprattutto negli anni santi. Che sono indiscutibilmente tali per i cattolici; spesso - ma non sempre - per i romanisti. Da quando la Roma è costretta a disputare quella partita ingiustificatamente definita derby contro la squadra di stanza a Formello, sono stati indetti sei Giubilei, dei quali tre straordinari. E il settimo da poco cominciato scandirà due scontri diretti già in questa stagione, che potrebbero aumentare a dismisura nel malaugurato caso di incroci anche nelle coppe (Italia e perfino Europa League), oltre a vivere una possibile ulteriore coda nella prima parte della prossima Serie A.
Il bilancio delle sfide giocate negli anni in questione segue l’andamento di quello generale, fatte le dovute proporzioni, marcando una netta supremazia di chi dell’Urbe porta nome, simbolo e colori. Cinque vittorie giallorosse, altrettanti pareggi e due gare sfortunate, con venti gol fatti e dieci subiti. Ma più che di successi, bisognerebbe parlare di trionfi. La cinquina magica è composta da sfide che per differenti ragioni restano da beatificare e canonizzare. Anche (forse soprattutto) per i laici più convinti.
Si comincia nel 1933, anno del Giubileo straordinario proclamato da Papa Pio XI ed è subito tripudio romanista: il 1º novembre a Campo Testaccio finisce con lo scarto più largo di tutti i tempi (mai più superato): 5-0, grazie alla tripletta di Tomasi e alla doppietta di Fulvio Bernardini. Ma sono tutti santi, non soltanto per la coincidenza temporale. Al ritorno termina 3-3: nonostante la rimonta, quegli altri non riescono a sbloccare la casella del loro unico successo dall’inizio degli scontri diretti. Impiegheranno un decennio per arrivare a quota due.
Il Giubileo successivo è quello che si celebra normalmente ogni 25 anni, ma capita in un periodo durissimo per la Roma, culminato con l’unica discesa negli inferi: il 1950 è scandito da uno 0-0 e da un ko con lo scarto più ridotto. Nel 1966 il Giubileo straordinario indetto da Paolo VI dura da Capodanno al 31 maggio: c’è tempo per un unico match, che finisce ancora senza reti. L’Anno Santo 1975 scandisce due sfide, a cavallo con la stagione del terzo posto, quando la Roma fa suoi tutti e tre gli scontri diretti: l’ultimo rientra nel periodo giubilare. Lo decide Pierino Prati, che si ritaglia il suo posto fra gli eroi senza tempo. Quello successivo termina 1-1.
Il seguente Giubileo straordinario è opera di Giovanni Paolo II e non può che coincidere con l’apogeo romanista: ma nel 1983, mentre la Capitale festeggia il ritorno tanto atteso allo Scudetto, l’altra squadra della regione veleggia nella categoria che in quel periodo magico frequenta con maggiore assiduità. Bisogna attenderla col tricolore sul petto: il 23 ottobre nel giorno del “Ti amo” finisce 2-0 grazie a Nela e Pruzzo, e Tancredi para anche un rigore. Al ritorno Di Bartolomei e Cerezo recuperano il doppio svantaggio iniziale.
Il secondo millennio si apre col Giubileo, ma l’anno si rivela santo soltanto a metà: per fortuna all’Indicibile segue subito l’Apoteosi e le due gare rispecchiano l’andamento dei dodici mesi, che dopo la sconfitta per 2-1 si chiudono nel più glorioso dei modi, il 17 dicembre. A decidere tutto, Tricolore compreso qualche mese dopo visti i due punti di distacco dalla seconda, è l’autogol di Paolo Negro. Sempre sia lodato. L’ultimo scontro disputato durante un Giubileo (straordinario in questo caso) è recente, datato 3 aprile 2016. Come nel primo (e in molti altri) non c’è storia: il finale recita 4-1 per la Roma, grazie alle firme di El Shaarawy, Dzeko, Florenzi e Perotti. Gloria a loro e a tutti i romanisti di buona volontà, che sia pure in terra hanno rese divine giornate simili.
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