Mourinho: "Lasciare la Roma è stato difficile. Tornerei a lavorare in Italia"
Il tecnico portoghese: "Bove è come me, abbiamo principi simili. Nessuno gli ha regalato niente. Nel futuro vedo una nazionale, voglio giocare un Europeo o un Mondiale"
José Mourinho si racconta al Corriere dello Sport e torna a parlare anche della Roma. Tra i rimpianti dopo Budapest, l'esordio di Bove e il futuro. Di seguito l'intervista del tecnico portoghese.
Si chiude un anno particolare per te: quali le cose da buttare e quali salvi?
"A livello personale scelgo il matrimonio di mia figlia, è stato un momento magnitico e sono felicissimo per loro... L'uscita dalla Roma è stata dura, però non butto nemmeno quella".
E quale il rimpianto?
"Se parliamo di partite, tanti perché quando perdi pensi sempre che avresti potuto fare diversamente, e di partite ne ho perse parecchie. Se invece ti riferisci alle scelte professionali, il no a Florentino. Mi disse "Mou, non andare via adesso, il difficile l'hai fatto e viene il bello... Sapevo che sarebbe stato così, però volevo tornare al Chelsea dopo tre anni in Spagna di grandi lotte... E dopo Budapest. Non per il casino combinato da Taylor, ma per il fatto di non essermene andato subito. Avrei dovuto lasciare la Roma, non l'ho fatto e ho sbagliato".
Torneresti a lavorare in Italia?
"Certo".
È vero che prima di lasciare Roma acquistasti un biglietto per andare a salutare i tifosi all'Olimpico?
"Non uno, quattro. Ero in hotel con i miei assistenti che mi dissero: "Mister, meriti di salutare i tifosi e i tifosi meritano di salutare te. Andiamo". Ci ho pensato qualche ora, poi ho temuto che mi avrebbero accusato di voler disturbare e io non faccio queste cose, mai".
Segui ancora Roma e Inter?
«Non ho più visto giocare la Roma. l'Inter, si».
Quando l'Atalanta ha vinto l'Europa League cos'hai pensato?
"Ottimo, il premio alla competenza e a un progetto serio, tanti anni di lavoro fatto bene con lo stesso allenatore e la stessa filosofia di gioco. Ero triste per Xabi, tifavo Bayer, però l'Atalanta l'ha ultrameritato. Un buon arbitro, un buon Var, degni di una finale europea".
Il padre di Bove un giorno disse: "Ho capito che mio figlio avrebbe potuto fare il calciatore solo quando a farlo esordire è stato Mourinho".
"Bove è come me. Nessuno gli ha regalato niente. Ha esordito con me perché abbiamo principi simili, anche se uno ha vent'anni e l'altro sessanta".
La qualità che ti riconosci?
"L'umiltà, la lealtà e l’educazione... Adesso tanti rideranno. Anch'io sorrido pensando alla gente che ride di questa affermazione, però è così... E il difetto, non essere paraculo".
Nel futuro c'è una nazionale?
"Sì. Voglio giocare un Europeo o un Mondiale, unire un Paese intorno alla sua nazionale nello stesso modo in cui sono riuscito tante volte con i club e i tifosi. Voglio farlo per il calcio, per quello che questo sport rappresenta. Sarà incredibile".
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