Ranieri ora ha la squadra: con la Lazio non si cambia
Anche nel derby saranno schierati gli stessi titolari con il solito dubbio: un trequartista vero o uno che lo interpreta alla Pisilli
Partiamo dalle cose più importanti: il percorso di ricostruzione della Roma procede bene e in questo senso il pareggio di San Siro non può che incidere positivamente sul resto della stagione. Certo, a vederla negativa la Roma ha rischiato di perdere, ha concesso troppi tiri agli avversari e un numero di occasioni in controtendenza rispetto alle ultime prestazioni. In più continua il digiuno in trasferta e speriamo a questo punto che la clamorosa statistica negativa si fermi con il 2024, annus horribilis. A vederla positiva, però, la Roma è andata sotto per aver concesso un gol in contropiede, ha avuto la forza di pareggiare con una splendida azione corale e ha avuto nel finale nitide occasioni addirittura per vincerla, dimostrando quantomeno una condizione fisica che fa ben sperare in vista del derby di domenica, contro una Lazio che fa dell’intensità il suo timbro più evidente. Tatticamente Ranieri ha ormai la sua formula che può variare un poco come accaduto a San Siro, quando il tecnico ha preferito mettere un centrocampista in più (Pisilli) al posto di un trequartista puro (El Shaarawy o Pellegrini, entrambi tenuti inizialmente in panchina) per non perdere la parità numerica nei duelli in mezzo al campo avendo comunque la possibilità di sfruttare gli inserimenti offensivi del ragazzino che a San Siro è stato protagonista di una buona prova (e ha avuto anche la palla per diventare assoluto protagonista, ma si è fatto ingolosire e ha ignorato Saelemaekers e Dovbyk che aspettavano il pallone da posizioni invidiabili). Ranieri ha preferito dunque uno schieramento sulla carta più prudente ma senza variare il sistema di gioco sapendo comunque di avere a disposizione due esterni di centrocampo con scarsi attitudini difensive. In più ha tenuto negli spogliatoi all’intervallo due dei protagonisti assoluti della sua Roma, Hummels e Koné. I due, gravati da ammonizioni nel primo tempo sventagliate un po’ a caso dall’incerto Fabbri, erano a rischio rosso e Ranieri non se l’è sentita di correrlo. Scelta giusta? A vedere come il Milan ha cominciato la ripresa, e soprattutto gli imbarazzi in mezzo al campo conseguiti all’ingresso di Pellegrini al posto del francese, c’è da pensare che il cambio non sia stato così illuminato. Ma il punto di vista dell’allenatore è stato chiaro e questa rubrica nasce proprio nel tentativo di spiegare ciò che fanno i tecnici che allenano la Roma, per poi ragionare eventualmente, sull’impatto che tali scelte hanno sulle gare. Nel primo tempo la Roma aveva solo commesso l’errore di scoprirsi un po’ troppo con una manovra generosa, ma sempre con tanti (troppi?) uomini oltre la linea del pallone, soprattutto gli esterni, mai allineati con i tre centrali. Così sono nate le azioni che hanno portato al vantaggio del Milan (grazie allo strappo di Fofana, capace di lasciarsi dietro Paredes e Koné) e al possibile raddoppio, sventato per fortuna dall’irreprensibile Svilar (azione di pura transizione). Nel secondo tempo l’assenza di Koné sul piano dinamico si è fatta sentire, la Roma ha sbandato perché Pellegrini non riusciva a trovare gli spazi per il suo ruolo, in teoria trequartista nel ritrovato 3421, in pratica mezzala di un centrocampo a tre con Pisilli spostato sul centro destra del campo. Pellegrini ha poi avuto anche l’occasione per realizzare personalmente il gol che avrebbe significato tre punti per la Roma e per lui una svolta a questo periodo così negativo della carriera romanista, ma la provvidenziale per il Milan spallata di Bennacer ha inquinato la dinamica del tiro tanto da spostare il pallone dai pali della porta di Maignan. Niente rappresenta più la stagione di Pellegrini con la Roma di quel tiro sbilenco ancorché influenzato da una scorrettezza comunque ai limiti del regolamento.
Il gran finale della Roma
Fonseca, al canto del cigno, aveva mostrato la solita squadra generosa nella proposta offensiva e però fragile di fronte all’iniziativa avversaria. È bastata l’uscita di Chukwueze, il migliore in campo dei rossoneri tanto da non far dimenticare Leão, per sconvolgere i piani offensivi di una squadra che a quel punto si è quasi naturalmente schierata con il 352, con Fofana play, Reijnders e Bennacer mediani e sugli esterni da una parte Jiménez e dall’altra Theo Hernández, con Abraham ad affiancare Morata in attacco. Ma dopo una serie di potenziali occasioni un po’ sprecate con conclusioni lontane dai pali, un po’ salvate da Svilar, la Roma ha preso piano piano il sopravvento anche se non è riuscita a concretizzare le numerose occasioni create nelle transizioni guidate quasi sempre da uno spettacolare Paulo Dybala. La vittoria sarebbe stato l’ideale trampolino di lancio per un 2025 che si spera possa far segnare il riscatto delle ambizioni della Roma dopo un’annata tanto turbolenta. Il pareggio, però, va preso positivamente perché comunque muove la classifica e consente a Ranieri di preparare il derby con relativa serenità.
Il derby va giocato con coraggio
La sfida è in programma domenica sera. Lo schieramento biancoceleste è piuttosto simile a quello del Milan, con quattro difensori, tre centrocampisti di cui spesso uno offensivo che va a giocare sotto la punta (e a volte è un altro attaccante), più 2 esterni che puntano continuamente l’avversario, con rientri sul piede forte che fanno da preludio a conclusioni velenose o a tagli per gli attaccanti ormai piuttosto rodati. Baroni ha fatto sicuramente un ottimo lavoro sulla panchina della Lazio. E oggi il pronostico è inevitabilmente aperto, con la Roma che sembra riavvicinarsi alla condizioni migliore e la Lazio che sembra aver smaltito la sbornia della pesantissima sconfitta casalinga con l’Inter pareggiando con l’Atalanta, dopo un primo tempo dominato e un secondo tempo più sofferto. Come potrà giocare Ranieri contro i biancocelesti? Difficilmente lo schieramento, salvo cataclismi, sarà diverso da quello che abbiamo ormai imparato a considerare come l’11 titolare. Nessuna discussione su portiere e tre difensori, a centrocampo Koné e Paredes non si toccano così come Saelemaekers e Angeliño sulla fascia, davanti Dybala e Dovbyk hanno il posto assicurato: manca solo di capire chi sarà stavolta il collegamento tra il centrocampo e l’attacco, se Pisilli come a Milano, Pellegrini come nel secondo tempo con i rossoneri o El Shaarawy, un altro che, appena entrato, ha avuto l’occasione per determinare la vittoria della Roma (Maignan non si è lasciato sorprendere). Il baricentro non sarà tenuto basso, ormai abbiamo imparato a conoscere il nuovo Ranieri. Riuscirci contro questa Lazio facendo punti avrebbe il sapore dell’impresa.
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