La storia di Nura: il piccolo Gervinho che lascia il calcio per problemi cardiaci
Arrivò con Sadiq dallo Spezia per 6 milioni complessivi: dopo 5 gare in Primavera Garcia lo chiamò in prima squadra. Al terzino nigeriano è stata ritirata l’idoneità
La corsa del più veloce è finita troppo presto. Abdullahi Nura aveva l'accelerazione del miglior Gervinho, che segnò due gol il giorno della sua prima apparizione in panchina, Palermo-Roma 2-4, 4 ottobre 2015. Aveva 18 anni, era arrivato da tre mesi, ma già si era capito che tenerlo in Primavera, con quella velocità e quella potenza, era davvero uno spreco. Ne aveva venti un anno fa, quando un comunicato della Roma lo fece rientrare nel baratro: «Abdullahi Nura, è stato sottoposto a controlli cardiologici programmati dai quali sono emersi reperti che hanno reso necessario un periodo di riposo dall'attività sportiva di trenta giorni, successivamente al quale verranno ripetuti gli accertamenti del caso. Il calciatore nigeriano si trova attualmente in prestito al Perugia». Era il 28 febbraio 2018, al club umbro era andato in prestito appena un mese prima, il 31 gennaio, dopo un semestre a Trigoria, in cui se chiedevi di lui alla Primavera ti dicevano di sentire la prima squadra, e se chiedevi alla prima squadra ti facevano capire che era poco più che un Primavera. Quei 28 giorni a Perugia, di fatto, sono stati gli unici che ha fatto da calciatore, quei trenta giorni di riposo non sono mai finiti: gli accertamenti del caso hanno dato lo stesso esito di quelli che lo avevano costretto a sospendere l'attività agonistica. E l'unica notizia che lo ha riguardato è stata quella, inevitabile, dell'accordo tra Roma e Perugia per la risoluzione con un anno di anticipo del prestito, che sarebbe dovuto concludersi il 30 giugno 2019. Doveva fermarsi in Umbria un anno e mezzo il terzino nigeriano, perché lo stop era stato talmente lungo che sei mesi non sarebbero bastati per trasformarlo nel calciatore di serie A che sembrava destinato a diventare, senza quei due anni tra infermeria, riabilitazione, rientri estemporanei e l'inattività completa imposta a chi soffre di aritmie cardiache.
Un fiero avversario
Il giorno chiave, per la sua carriera, fu il 9 giugno 2015: lo Spezia, per la prima volta nella sua storia, debuttò nelle fasi finali del campionato Primavera, giocando in casa il quarto di finale, visto che il Comune si era messo a disposizione della Lega Calcio per organizzare la rassegna. Uscì subito, contro la Roma, ma il 2-0 finale (rigore di Verde e raddoppio al 93' di Ndoj, ora al Brescia) non rende giustizia alla gran prestazione dei ragazzi di Fabio Gallo, otto onesti mestieranti, un buon giocatore (Vignali, quest'anno 25 presenze in B, col club che lo ha cresciuto) e due autentici fenomeni, almeno a livello giovanile. C'erano sette giocatori che hanno debuttato in A, tra cui Lorenzo Pellegrini, nell'undici di quella Roma, vennero messi in crisi da Abdullahi Nura e Sadiq Umar, un terzino destro che spingeva come un'ala, e un centravanti velocissimo, pur essendo alto come un lampione. Cresciuti entrambi nell'Abuja Football Academy (di proprietà del presidente dello Spezia), e passati insieme per la Lavagnese in serie D, prima di approdare nel campionato Primavera, Sabatini non se li fece scappare, garantendo al club ligure un milione per il doppio prestito, altri 5 per il riscatto, esercitato pochi mesi dopo. «Un ragazzo magnifico e un calciatore eccezionale - ha dichiarato ieri l'ex ds giallorosso a Il Paese Sera - sarebbe stato un titolare della Roma già quattro anni fa».
Quattro anni fa ci mise 5 partite a meritarsi la prima squadra: esordì in Primavera il 12 settembre contro l'Empoli (5-0, segnò il primo gol del campionato con un gran sinistro al volo da fuori, lui che è un destro naturale), il 4 ottobre era già in panchina coi grandi. L'8 novembre 2015, quando la Roma vinse 2-0 il derby con la Lazio, era di nuovo in panchina, il 21, quando dopo la sosta pareggiò 2-2 a Bologna, non aveva più l'idoneità: per la prima volta si erano accorti che il suo cuore aveva un battito anomalo. Quel giorno Rudi Garcia, nei minuti finali, aveva bisogno di un esterno alto a destra: avrebbe potuto adattarci lui, invece l'esordio in A toccò all'amico Sadiq, che rilevò Iturbe e si piazzò all'ala. Due mesi prima di fermarsi, Nura aveva giocato talmente bene una partita di Youth League contro il Barcellona, che si disse che Ariedo Braida, presente a Trigoria, fosse intenzionato a fare un'offerta per portarlo in blaugrana. Stette fermo da novembre a febbraio, il 30 aprile giocò 18' col Latina, col ginocchio che gli faceva male: aveva una lesione al crociato posteriore, infortunio molto più raro e complesso di quello all'anteriore. Venne operato il 31 maggio 2016, tornò a febbraio 2017, si fermò di nuovo un mese dopo, rientrò a dicembre. Dopo il primo stop non ha più fatto vedere la velocità supersonica dei primi mesi, non ha mai giocato un minuto in gare ufficiali della prima squadra, nell'ultimo anno e mezzo con la Roma Primavera ha giocato solamente 4 partite.
L'ultima fu l'unica intera, la giocò a Formello, un derby che la Roma perdeva 2-0: Riccardi accorciò le distanze, Nura caricò due volte il destro da fuori, colpì due volte la traversa, ma la seconda ribalzò in rete, e valse il 2-2. C'è il filmato su Youtube, sul canale ufficiale della Lazio: da 3'14" c'è un telecronista prima preoccupato, poi rammaricato, e un ragazzo che esulta, senza poter immaginare che sarà l'ultimo gol della sua carriera. Era il 23 dicembre 2017: il 3 febbraio Breda, lo stesso tecnico che aveva fatto esordire Zaniolo, gli regalò la prima presenza da calciatore professionista, mettendolo in campo al 32' del primo tempo della gara col Cittadella, per l'infortunio di Volta. Poco fiato, verrà sostituito nel finale, rimanendo in campo solamente 42'. Altri 13' col Palermo, uno solo col Frosinone, il 24 febbraio, ultima gara da professionista.
Un nuovo ruolo
Cinque mesi prima la Roma gli aveva rinnovato il contratto fino al 2021: avrebbe potuto risolverlo già la scorsa estate - bastano 6 mesi di inattività - ma lo farà solo ora, e in pieno accordo col ragazzo, perché chi è costretto a smettere di giocare incassa un risarcimento dall'assicurazione. Poi non lo lascerà solo, anzi gli troverà un posto di lavoro: da valutare quale, perché è ancora troppo giovane e inesperto per un ruolo di campo, o nel settore giovanile. Quando, per motivi analoghi, lasciò il calcio il 21enne Natalino, uno che giocava nelle nazionali giovanili con El Shaarawy, l'Inter gli trovò un posto nel settore scouting: facile che per Nura - che parla un ottimo inglese - la Roma pensi a una soluzione del genere.
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