Stadio della Roma, a metà febbraio il progetto definitivo
Il 2025 sarà, senza paura questa volta di ulteriori rinvii, l’anno cruciale per il nuovo impianto del club giallorosso a Pietralata
Il 2025 sarà, senza paura questa volta di ulteriori rinvii, l’anno cruciale per il nuovo stadio della Roma a Pietralata. Già nelle prime settimane (si parla insistentemente di metà febbraio, anche se i più ottimisti azzardano già la seconda metà di gennaio) del nuovo anno il progetto definitivo del nuovo impianto verrà presentato in Campidoglio, permettendo così l’avvio delle ultime fasi dell’iter che ha visto impegnati Roma e Comune negli ultimi due anni. Del resto ormai del nuovo stadio si sa già molto dopo la presentazione del render del design, ed ancor di più alla luce della corposa documentazione prodotta già in fase di conferenza preliminare. Nel corso degli ultimi mesi sono andate via via chiarendosi tutte (o quasi) quelle problematiche evidenziatesi in fase di analisi e che hanno prodotto le prescrizione contenute nella delibera di pubblico interesse approvata dall’Assemblea di Roma Capitale.
Il progetto definitivo dovrà chiarire e risolvere proprio quelle problematiche. Come noto il lavoro più grande è quello sulla mobilità e viabilità. Se per la soluzione del primo problema si è puntato molto, se non tutto, sul trasporto pubblico, per la viabilità le soluzioni ancora non sono note. Parliamo dei parcheggi, dei ponti pedonali, delle vie d’uscita dall’area, delle corsie preferenziali verso l’Ospedale Pertini, insomma di tutto quanto necessario a non congestionare un quartiere che il Campidoglio intende riqualificare e non mortificare. Su questi temi i tavoli tecnici sono proseguiti senza sosta, ed ora sembra finalmente si sia arrivati alla quadra.
Resta aperto il tema degli scavi archeologici, molti dei quali ancora non sono stati realizzati, e che a questo punto probabilmente verranno rinviati ad una seconda fase, presumibilmente nel corso della Conferenza Decisoria che dovrà essere convocata dalla Regione. Una prassi non nuova e che, anche alla luce delle nuove tecniche di conservazione di beni artistici ed archeologici (l’esempio di Piazza Pia ne è prova lampante), non dovrebbe costituire un rischio. Il tutto mentre anche sull’altra sponda del Tevere si comincia a parlare insistentemente di stadio. In questo caso però non parliamo ancora nemmeno di progetto preliminare.
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